XXIII
Domenica del Tempo Ordinario, “A”
Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore.
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Il brano evangelico che oggi la liturgia ci
propone fa parte del 4° discorso presente nel vangelo di Matteo e riguarda “la vita fraterna nella Chiesa”. In esso
Gesù parla dei rapporti di vita tra i discepoli.
Nella seconda parte del suo vangelo, quella che
segue la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo dal versetto 16,13
in poi, Matteo parla molto frequentemente della Chiesa e delle sue
caratteristiche. La descrive come la Comunità escatologica, cioè la comunità
che avrebbe continuato la missione di Gesù nella storia, in attesa del suo
ritorno. D’altra parte, più ci si avvicina a Gerusalemme, cioè ai giorni della
passione morte e risurrezione del Signore, più cresce la polemica tra la
Sinagoga, cioè il popolo d’Israele, e la Chiesa, la nuova Comunità di coloro
che hanno creduto in Gesù come Messia, fino alla loro definitiva separazione
che avverrà con il concilio di Gerusalemme di cui ci parlano gli Atti degli
Apostoli (cfr 15,1-29).
Il discorso (cfr Mt 18,1) inizia da una domanda
dei discepoli su chi fosse il più grande nel regno dei cieli. Dopo aver
indicato i bambini come modello e misura per far parte del regno di Dio, Gesù
parla dei “piccoli”, cioè i deboli
nella fede, che non devono essere scandalizzati, ma sostenuti, perché sono al
centro dell’attenzione di Dio Padre.
Anche il nostro brano, noto come “la correzione fraterna”, in cui Gesù dice
come comportarsi con un fratello che sbaglia, va letto nella stessa prospettiva
della sollecitudine del Padre per i piccoli, che non devono andare perduti.
Sono previsti tre gradi di intervento, il primo a tu per tu, un secondo alla
presenza di due o tre testimoni e quindi la cosa va resa nota “alla
comunità”, cioè alla Chiesa, a cui il Signore Gesù ha
trasmesso il suo stesso potere di “legare
e di sciogliere”.
Due riflessioni conclusive. Dalla fede comune
nel Signore Gesù, fondamento e ragione della comunione di vita tra i discepoli,
scaturiscono anche nuove relazioni umane, che superano i normali rapporti di
tipo affettivo, psicologico, sociologico, culturale, razziale fino a
trascendere gli stessi legami di sangue, oltre ogni forma di discriminazione.
Dalla comunione di fede nel Signore nasce la nuova
Famiglia umana dalle dimensioni universali, nella quale Dio è l’unico Padre e
tutti gli uomini diventano figli nel Figlio e fratelli fra di loro. Chiamarsi “fratello
e sorella” tra cristiani significa condividere questo mistero di
comunione e la prospettiva di questa assoluta novità relazionale tra tutti gli
uomini.
Questa comunione diventa anche la ragione per la
quale non si può rimanere indifferente davanti alla “colpa” dell’altro.
Non si tratta del moralismo bigotto di chi ama farsi gli affari altrui, ma è
Gesù stesso che mi chiede di fare tutto il possibile per “guadagnare il mio fratello”, prima
di considerarlo alla stregua di un “pagano o pubblicano”.
Uno dei significati fondamentali della missione
della Chiesa nel mondo è essere segno dell’unità di tutto il genere umano (cfr.
Lumen Gentium n.1).
La correzione fraterna esige tra i cristiani la
condizione spirituale e morale di un’adesione incondizionata alla Parola di
Gesù, senza la quale non è possibile la sua attuazione.
don Marco Belladelli.
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