Maria, Madre di misericordia, come è apparsa a Madre Speranza. |
LA DONNA VESTITA DI SOLE
Solennità dell’Assunzione della B. V. Maria,
S. Messa vespertina della vigilia
Beato il ventre che ti ha portato!
Dal
Vangelo secondo Luca (11,27-28)In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Parola del Signore.
S. Messa del giorno
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente.
Dal
Vangelo secondo Luca, 1, 39-56
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a
me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiame beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore.
--------------------------------------In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a
me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiame beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore.
A commento dei brani evangelici di questa solennità potete leggere quanto già pubblicato nei post degli anni precedenti:
http://clericusvagus.blogspot.it/2013/08/il-vangelo-della-salute-del-15082013.html; http://clericusvagus.blogspot.it/2012/08/il-vangelo-della-salute-del-15082012.html; http://clericusvagus.blogspot.it/2011/08/auguri-per-la-festa-dellassunta-tutti.html.
Quest'anno, per non ripetermi, ho ripreso il 3° capitolo della mia ultima pubblicazione, Immagini dall'Apocalisse, con il titolo seguente:
LA DONNA E IL DRAGONE
Mentre in Europa la Chiesa era alle prese con la
riforma protestante e le sue gravi e laceranti conseguenze, tra il 9 e il 12 Dicembre 1531 la Madonna
apparve più volte a un povero indio di nome Juan Diego, elevato da Giovanni
Paolo II alla gloria degli altari nel 2002. Vedovo e da poco convertitosi al
cristianesimo, Juan Diego fu inviato dalla Vergine al suo Vescovo per
chiedergli di costruire in quel luogo un tempio dal quale la Madre celeste
avrebbe riversato le sue grazie e le sue benedizioni sui popoli indigeni. Come
segno per convincere il Vescovo dell’autenticità del messaggio, Juan Diego portava
con sé delle rose fiorite fuori stagione sul luogo dell’apparizione. Nel
momento in cui srotolò la sua tilma, una specie di poncho di fibra vegetale, davanti
al Vescovo per mostrare il prodigio dei fiori, comparve impressa su di essa la
stupenda immagine, capace ancora oggi di suscitare la stessa emozione di allora
e famosa in tutto il mondo per la sua bellezza e per lo straordinario mistero
che l’avvolge.
La Madonna ha
mantenuto la sua promessa. Si deve a lei infatti la rinascita delle popolazioni
indigene dell’America latina, dopo la conquista spagnola, e la svolta decisiva dell’evangelizzazione
di tutto quel continente. Ancora oggi il santuario di Guadalupe è uno dei
centri spirituali più importanti di tutto il mondo, meta ogni anno di più di
dodici milioni di pellegrini.
Chi ha studiato a fondo l’immagine ha scoperto che
non si tratta di un dipinto, né di una fotografia, né è paragonabile a
qualsiasi altra tecnica rappresentativa umana conosciuta. La figura non
aderisce alla tilma di Juan Diego, su cui sembra essere fissata, ma è staccata
da essa per una distanza infinitesimale inferiore al millimetro, come se
fluttuasse nell’aria. La tilma è fatta di una fibra vegetale utilizzata a quel
tempo dai più poveri per confezionare capi di abbigliamento che solitamente non
duravano più di un anno. Quella di Juan Diego è ancora lì, intatta come nuova,
da quasi cinque secoli. L’immagine è pure inspiegabilmente rimasta
indenne anche dal gesto sacrilego di chi voleva danneggiarla, gettandogli
contro della vernice rossa.
Il mantello della Madonna è decorato di stelle, ma
non in modo casuale. Su di esso è riprodotta esattamente la mappa della volta
celeste di quel Dicembre 1531. La costellazione della Corona boreale adorna il capo della Madonna come un diadema regale.
Facendo l’ingrandimento degli occhi, si è scoperto che nella pupilla della
Madonna è visibile la scena di Juan Diego che srotola la tilma e lo stupore del
Vescovo e di tutti i presenti nell’ammirare l’immagine che vi compare impressa.
Le decorazioni apparentemente fantasiose sulla veste della Vergine riproducono
pari, pari le catene montuose del Messico. La Madonna poi porta una fascia nera
annodata sotto il petto per indicare il suo stato di gravidanza, secondo le
usanze delle donne indios del tempo, e ha la luna sotto i suoi piedi. Il
nome Guadalupe sarebbe stato dettato a Juan Diego da Maria stessa. Alcuni
ipotizzano che si tratti della trascrizione in spagnolo dell'espressione azteca
Coatlaxopeuh, che significa: “colei
che schiaccia il serpente”, secondo il protovangelo di Genesi 3,14-15.
Queste sono soltanto alcune delle curiosità e dei
misteri che accompagnano l’immagine messicana della Madonna di Guadalupe, le
cui caratteristiche richiamano quelle di un’altra Donna altrettanto misteriosa,
descritta al capitolo 12 dell'Apocalisse:
“Un segno
grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i
suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per
le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un
enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la
sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla
terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da
divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare
tutte le nazioni con scettro di ferro,
e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece
fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse
nutrita per milleduecentosessanta giorni. Scoppiò quindi una guerra nel cielo:
Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva
insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in
cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il
Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con
lui anche i suoi angeli. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
"Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
perché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
Ma essi lo hanno vinto
grazie al sangue dell'Agnello
e alla parola della loro testimonianza,
e non hanno amato la loro vita
fino a morire.
Esultate, dunque, o cieli
e voi che abitate in essi.
Ma guai a voi, terra e mare,
perché il diavolo è disceso sopra di voi
pieno di grande furore,
sapendo che gli resta poco tempo".
Quando il drago si vide precipitato sulla terra, si
mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della
grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio, dove viene
nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo, lontano dal serpente.
Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla
donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla
donna: aprì la sua bocca e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato dalla
propria bocca.
Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne
andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che
custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di
Gesù. E si appostò sulla spiaggia del mare.”.
La
pietà popolare ha sempre visto nel misterioso segno apocalittico della donna vestita di sole Maria, la Madre di
Gesù, rappresentandola nello stereotipo iconografico dell’Immacolata
Concezione. Ovviamente gli addetti ai lavori hanno una comprensione meno
semplicistica di questa immagine. Anche se in tutta la letteratura biblica non
c’è nulla di simile, alcuni particolari ci aiutano nella sua identificazione. Le grida per le doglie del parto fanno
pensare prima di tutto ad Israele, la fidanzata e la sposa di Jahwè, (Osea
2,21; Isaia 62,5) soprattutto a quel “resto”
di giusti (Isaia 10,21) che nella fedeltà all’alleanza e nella fatica e nel
dolore della perseveranza ha atteso il “Messia”.
Il Popolo di Dio ha sempre avuto la certezza che il Messia sarebbe uscito di mezzo a lui e che il suo avvento sarebbe stato anticipato dalle
“doglie”, cioè dal gemito della terra
per un frutto divino. A generare il Messia
però non è stato un intero popolo. E’ stata la Figlia di Sion (Michea 4,10; Sofonia 3,14), la donna (Gv 2,4 e
19,26) in cui Israele trova il suo vertice e il suo compimento per la fede, la
speranza e l’amore con cui ha preparato questo evento nel corso di tutta la sua
storia. Colei che partorisce oltrepassa la storia a cui appartiene, per entrare
a far parte del nuovo ordine che il
Figlio maschio, “destinato a governare tutte le nazioni con scettro di
ferro”, è venuto ad inaugurare e ad istaurare. Un ordine non
chiuso nei ristretti confini d’Israele, ma dalle dimensioni universali. Le doglie allora non sono soltanto quelle
del generare, ma evocano la sofferenza del Messia
a cui la Donna parteciperà per un parto ancora più doloroso, quello della
Croce. Per mezzo della Croce il mistero dell’incarnazione di Gesù raggiunge il
suo scopo, la redenzione del mondo, e Maria diventa la nuova Eva, la Madre di
tutti i viventi.
Nel
Figlio “rapito verso Dio e verso il suo trono” si vuole evocare
l’evento centrale di tutta la storia della salvezza, la vittoria di Cristo
sulla morte, la sua risurrezione, che trova il suo compimento nell’ascensione
al cielo e la glorificazione di Gesù seduto alla destra del Padre. La Croce di
Cristo ha vinto il mondo (Gv 16,33; Ap 5,5), cioè ha sconfitto il satana, che
pieno di furore viene precipitato sulla terra.
Ora
insieme a Giovanni guardiamo ai due protagonisti rimasti sulla scena, la donna,
che ha trovato rifugio “nel deserto … dove viene nutrita per un tempo, due
tempi e la metà di un tempo”, e il drago, o se si preferisce “il serpente
antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra
abitata”, che vuole a tutti i costi infierire contro di essa e farla
morire. Ma ai due non è possibile venire a contatto, perché sono divisi l’una
dall’altro. Allora il drago, non potendo insidiare la Donna, s’infuria ancora
di più e va ad accanirsi contro “il resto della sua discendenza, contro quelli che
custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di
Gesù”,
nei quali è facile riconoscere coloro che vivono con serietà e coerenza la loro
fede.
Maria
è la primizia della Chiesa, ma non è separata da essa, come se fosse un’altra
cosa. Ella vi fa parte insieme a tutti coloro che custodiscono la testimonianza di Gesù. Il Popolo
d’Israele, Maria e la Chiesa formano quindi un'unica realtà, che sviluppandosi
secondo un processo storico di fecondità della fede e dello spirito, trova il
suo compimento nella maternità della Chiesa, per la quale non si poteva trovare
immagine più lusinghiera della Donna
vestita di sole.
Nelle
lettere alle sette Comunità cristiane dell’Asia Minore (Ap capp. 2 e 3) la
Chiesa è presentata nel suo rapporto costitutivo e indissolubile con Gesù
Cristo. Egli la scruta nei minimi particolari come un osservato speciale. Nemmeno
nella sua auto-comprensione la Chiesa può raggiungere una consapevolezza di sé,
come quella che le viene dal suo Signore. Nessuno la conosce meglio di lui. La
natura di questo rapporto è l’amore: “Cristo
ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per
renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola, e
per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché
di simile, ma santa e immacolata.” (Ef 5,25-27). L’amore di Gesù è anche
un’azione purificatrice della Chiesa costante nel tempo, in ogni suo ambito,
senza nessuna riserva: “Tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo” (3,19). Nel caso in
cui per la sua tiepidezza (Ma poiché sei
tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu
dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di
essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ap 3,16-17) la
Chiesa diventasse infedele e si allontanasse da lui fino al limite
dell’apostasia, Gesù sarebbe pronto a combattere contro di lei: “Convèrtiti dunque; altrimenti verrò presto
da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.” (Ap
2,16). Se nell’immagine della donna
vestita di sole che trova rifugio nel deserto, la Chiesa appare invece sola
e in balia di se stessa nella lotta contro un nemico davanti al quale sembra
non aver scampo, parafrasando san Paolo, sappiamo bene che nel rapimento del
Figlio in Cielo la sua vittoria, anche se nascosta con Cristo in Dio, è sicura
oltre ogni ragionevole dubbio (Col 3,3).
Le
immagini dell’Apocalisse, nel loro orizzonte celeste, ci aprono ad una
comprensione nuova e sorprendente delle realtà umane e di ciò che accade sulla
terra. Questo criterio vale anche per la donna
vestita di sole, per il drago che
la insidia, per lo scontro che li vede protagonisti e per tutto ciò che questi
simboli rappresentano. Dalle visioni rivelatrici (apocalittiche) di Giovanni impariamo che il destino dell’umanità è
indissolubilmente legato a quello della Chiesa. Al di là quindi del maggiore o
minore senso di appartenenza con cui ci rapportiamo ad essa, della fede, della
pratica religiosa, della coerenza di vita di ciascuno, tutto ciò che succede
alla Chiesa e nella Chiesa alla fine, bene o male, interessa tutti. Già il
Concilio Vaticano II ha dato risalto a questo stretto rapporto della Chiesa con
tutta l’umanità, quando ha affermato che essa è “il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di
tutto il genere umano” (Lumen Gentium
n. 1).
Mi
rendo conto di proporre un punto di vista diametralmente opposto a quello
affermato oggi dalla cultura e dalle società laiche, a volte anche con
arroganza ideologica, che pretendono di mettere al bando non solo il
Cristianesimo, ma tutte le religioni e qualsiasi loro segno e manifestazione
esterna, come già succede in Canada e sta accadendo anche in Francia, o
comunque ridurle ad un fatto marginale, esclusivamente soggettivo di nessuna
rilevanza pubblica.
Gli
articoli che seguono sono un tentativo di mostrare la natura paradossale della
Chiesa, secondo la prospettiva dell’Apocalisse: una realtà soprannaturale e
umana insieme, vista nella sua condizione storica e in tutte le sue criticità
nel rapporto con il mondo di oggi. Il calarsi nell’attualità non sempre
facilita la comprensione dei fatti, dei loro significati e l’interpretazione
dei segni dei tempi, con tutte le loro implicanze di vario genere e natura, per
l’oggi e per il domani. Anche nella Chiesa nessuno ha la chiave che apre tutte
le porte. Dal confronto con l’Apocalisse di Giovanni affiorano comunque realtà
non eludibili per nessuno, quali il mistero di Cristo, che naturalmente rimanda
al mistero di Dio, il mistero del male e il mistero della salvezza della
Chiesa, da cui dipendono anche le sorti di tutta l’umanità.
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