sabato 16 marzo 2013

LA VOCE DI MANTOVA/85


Papa Francesco, quasi alla fine del mondo

Eravamo rimasti a Benedetto XVI che mercoledì 27 Febbraio scorso nella sua ultima udienza in piazza San Pietro gridava: “La Chiesa è viva”. Ne abbiamo avuto la prova a quindici giorni di distanza, quando su quella stessa piazza, non più baciata dal sole, ma sempre comunque gremita all’inverosimile, si è affacciato il nuovo Papa per la sua prima benedizione Urbi et Orbi.
Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui”. Con queste parole mercoledì 13/03 alle 20,22 si è presentato alla città e al mondo intero il neo eletto, Cardinal Giorgio Mario Bergoglio, d’ora in poi Papa Francesco. Visibilmente emozionato, con le braccia abbandonate lungo i fianchi, completamente indifeso, gli sono bastati pochi passi, quelli necessari per mostrarsi dalla loggia principale della basilica vaticana, e poche parole per conquistare il cuore di tutti. Dice di sé che i Cardinali sono andati a prenderlo “quasi alla fine del mondo”. Questa sua immagine non ha soltanto un valore geografico. La sua elezione segna, a mio modesto parere, la fine di un mondo ecclesiale fatto di ambiguità e compromessi  e ne inaugura un altro dove il vivere da fratelli nel nome di Gesù Cristo sarà il vero segno distintivo. E’ quello che ha detto giovedì sera a coloro che lo hanno eletto nella celebrazione della S. Messa “pro Ecclesia” nella cappella sistina: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”. Ha poi aggiunto: “Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.” Non per vantarmi, ma lo avevamo scritto a chiare lettere su queste colonne, nelle quali troviamo ospitalità, il 28/02 scorso che non c’era altra via percorribile per la Chiesa se non quella di seguire Gesù Cristo e il suo Vangelo, con trasparenza, senza falsità ed ipocrisie. Ciò che in questi primi giorni di pontificato tanto sorprende i media, che in ogni istante inseguono Papa Francesco, è questo suo essere segno sorprendente di Gesù Cristo con la sua semplicità, umiltà e forza. In questo modo egli sta già riformando la Chiesa, invitando tutti ad essere cristiani seri, e non cristiani politicamente corretti, come troppo spesso si è preferito fare negli ultimi anni in certi particolari ambienti ecclesiali. Papa Francesco viene quindi a segnare questo passaggio, inaugurando la novità annunciata da Benedetto XVI, a cui sono mancate le forze per intraprendere questo cammino. Durante le congregazioni precedenti il conclave, al cardinal Bergoglio sono bastati meno di cinque minuti per scaldare i cuori dei confratelli Cardinali, e perché essi intravedessero in lui colui sul quale il Signore Gesù aveva posato il suo sguardo per pascere il suo gregge, in barba a tutte le previsioni e gli schieramenti più o meno contrapposti che gli analisti lasciavano intravedere. Circa poi il ritorno di quell’elicottero bianco di cui ho parlato nel mio ultimo articolo e del quale qualcuno mi ha chiesto ragione, si dice che Bergoglio e Ratzinger furono i più votati nel conclave del 2005. Oggi i loro cammini si sono di nuovo intrecciati, non per contrapporsi, ma per integrarsi per il bene della Chiesa e del mondo. Benedetto Francesco!
don Marco Belladelli
pubblicato su LA VOCE DI MANTOVA   il   24/03/2013.

 


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