![]() |
Tiziano, Cristo e l'adultera, Glasgow. |
V
Domenica di Quaresima “C”.
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (8,1-11). In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in
mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Parola del Signore.
---------------------------------------
L’approssimarsi
delle feste pasquali richiede di raggiungere quel rinnovamento di vita che ci
siamo proposti all’inizio della Quaresima. Bisogna intensificare la penitenza
della preghiera, delle opere di carità e delle rinunce, per liberarci dai
legami e dai compromessi con il male e disporci con il cuore aperto ad
accogliere i doni di vita e di amore che Gesù ci offre con la sua passione,
morte e risurrezione. D’altro canto spero abbiamo più chiaro in che cosa
consista questo mistero di salvezza a cui siamo chiamati a partecipare.
L’episodio
dell’adultera ci mostra come può cambiare la nostra vita, quando incontriamo Gesù,
che non è venuto per condannare nessuno, ma per liberarci dal peccato.
Gli
scribi e i farisei stanno cercando provocatoriamente argomenti di accusa nei
confronti di Gesù. Siamo nel tempio di Gerusalemme, il luogo più sacro del
mondo, scelto da Dio come sua abitazione in mezzo al suo Popolo e a tutti gli
uomini, e dove Dio ha promesso che chiunque avesse invocato il nome del
Signore, sarebbe stato ascoltato ed perdonato: “Ascolta la
supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo
luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona”. (1Re, 8,30). I suoi interlocutori invece
pretendono che proprio qui Gesù si trasformi in giudice di morte, perché “Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne
come questa”.
Gesù
si mette a scrivere con il dito per terra. Come intendere questo suo strano
comportamento? Gesù pare contrariato dall’ossessione con cui viene
continuamente attaccato dai suoi avversari, evidente anche nell’insistenza con
cui pretendono che si pronunci sul caso in questione. Allora dice: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la
pietra contro di lei”.
Una frase diventata proverbiale per ricordare che tutti siamo peccatori e che
nessuno può farsi giudice di un altro uomo.
E’
curioso questo ritirarsi dei presenti, uno dopo l’altro, a cominciare dai più
grandi, fino ai più giovani. Quando Gesù
rimane solo con l’adultera, si meraviglia che tutti se ne siano andati. Che sia
riuscito a convincerli del loro essere peccatori? Del resto lui è l’unico senza
peccato e per questo sarebbe in diritto di condannarla. Invece la sentenza di Gesù
è: “Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non
peccare più”.
La salvezza consiste nel perdono dei peccati e l’unico che ce lo può ottenere è
Gesù.
Che esperienza abbiamo del perdono dei peccati e
più in genere del sacramento della penitenza? Papa Francesco I, nel suo primo
giorno di pontificato, ai sacerdoti confessori di Santa Maria Maggiore ha
ripetuto: “Siate misericordiosi!”
L’incontro con Gesù, soprattutto lo stare
davanti alla sua croce, ci rende consapevoli dei nostri peccati e della condizione
di perdizione e di morte in cui cadiamo per causa loro, come abbiamo ascoltato Domenica
scorsa nella parabola: “Questo tuo fratello era morto ed è tornato in
vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
C’è chi prova a vanificare il peccato con degli
artifici culturali e psicologici. Altri invece, manipolando la nostra coscienza, si persuadono
che non esista. Ciascuno poi a modo suo è maestro nel soffocarla. Soltanto il
sacramento ci dona la grazia necessaria per tornare ad essere uomini e donne
veramente liberi, come figli di Dio.
Dobbiamo imparare a confessarci bene e tornare a
confessarci più frequentemente, almeno una volta al mese. Allora capiremo e sperimenteremo su noi stessi
che cosa significano le parole di Gesù: “Neanch'io ti
condanno; và e d'ora in poi non peccare più”.
Buona fine Quaresima!
don Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento