Le feste di Prima Comunione
Per una particolare circostanza, quest’anno mi è capitato di partecipare a tre S. Messe di Prima Comunione, di tre bambini che ho battezzato dieci anni fa e che, per l’amicizia che mi lega alle loro famiglie, ho visto crescere. Tre celebrazioni molto diverse l’una dall’altra. Passiamo dal modello promozionale di una Chiesa formalmente aperta e impeccabile, al basso profilo di chi si vede fa le cose più per convenzione sociale che per convinzione personale. Una
caratteristica comune a tutte e tre le celebrazioni è invece la distanza dei tre parroci dai bambini e di conseguenza anche dalle famiglie. A mala pena si conoscevano reciprocamente, e comunque non traspariva la benché minima complicità su un interesse comune, neppure per l’educazione degli stessi bambini. Lo spazio lasciato vuoto dai preti viene occupato dai catechisti, i quali con tutta la loro buona volontà, danno quello che hanno e quello che possono. Per ben che vada riescono a trasmettere l’entusiasmo di una fede sinceramente vissuta ogni giorno sul campo. Altrimenti assumono il ruolo di uno dei tanti pseudo-educatori con i quali hanno a che fare i nostri bambini nel loro tempo libero (le maestre e i maestri di ballo, nuoto, calcio, musica, e chi più ne ha più ne metta). Se non riescono a investirsi di nessun ruolo, il catechista diventa meno di una baby sitter di circostanza. Abbiamo trasformato la Prima Comunione in un passaggio sociale e non, come dice San Paolo, in un mistero di Comunione di vita con il Signore Gesù, nel quale ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunciamo la sua morte, in attesa della sua venuta (cfr. 1Cor 23-26). Se questa società ci condiziona al punto da imporci la logica della festa a scapito della logica della grazia, non è venuto il momento di cambiare qualcosa? Se neanche ai bambini non riusciamo più a trasmettere la gioia per i Doni di Dio che abbiamo ricevuto al prezzo della passione del Signore Gesù, che cosa trasmettiamo? Non dovrebbe essere questo un momento privilegiato di evangelizzazione, per tutti quelli che incontriamo lungo questo percorso di preparazione, che vede i preti in prima linea? Queste e tante altre domande sono sorte in me dopo tre S. Messe di prima comunione. E voi che ne dite?
In questi giorni anche una mia nipotina ha fatto la prima Comunione, non per un serio percorso di fede, ma perché tutte le amichette l'avrebbero fatta, tutte avrebbero indossato un bel vestito, avrebbero ricevuto regali e organizzato una bella festa. Per i genitori la bambina doveva adeguarsi al gruppo, altrimenti si sarebbe sentita diversa!
RispondiEliminaLa catechista, non il Sacerdote, bene o male, non so che tipo di preparazione possa avere dato, certo al meglio delle sue possibilità; ma i miei nipoti non credo che cureranno la piantina, se nascerà. Sapendo tutto ciò ho scelto di non partecipare alla farsa.
In questi casi la figura di un sacerdote educatore capace e vicino potrebbe seguire la vita spirituale dei bambini e dare ciò che i genitori non sono in grado di dare.
Sono tornata indietro con la memoria alla mia prima Comunione.
Una suora molto distaccata ci faceva imparare il catechismo a memoria, senza tante spiegazioni; non ricordo di avere percepito l'importanza del Sacramento che andavo a ricevere. Il pomeriggio stesso della Prima Comunione, se ben ricordo, ci fu la Cresima.
Il Parroco era una persona molto scostante il Vescovo invece lo ricordo con simpatia. L'abito, i doni, le foto e la festa furono i ricordi più belli.
Mia figlia ha avuto una esperienza simile alla mia per la prima Comunione; mentre per la Cresima fatta a 16 anni, per sua scelta, è stata seguita molto bene, e i frutti si sono visti.
E' triste che nel tempo le cose ristagnino e non si pensi che spesso è da bambini che si decide il destino spirituale di un uomo.