lunedì 16 maggio 2011

Il vangelo della salute del 15/05/2011

Il buon Pastore, mosaico del mausoleo di Galla Placidia.
IV Domenica di Pasqua “A”
Io sono la porta delle pecore.
 Dal Vangelo secondo Giovanni  (10, 11-18)In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Parola del Signore.
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La quarta Domenica di Pasqua segna un passaggio di prospettiva spirituale. Dopo il confronto con i racconti delle apparizioni del risorto per confermarci nella fede della risurrezione come evento reale e fondamentale del cristianesimo, d’ora in poi la liturgia ci proporrà brani di discorsi di Gesù riportati dall’evangelista Giovanni, per riflettere sul nostro rapporto con il Signore, a partire dalla novità rappresentata dalla sua risurrezione. Viene così progressivamente annunciata la presenza e l’opera dello Spirito Santo, il cui compito fondamentale è quello di guidarci a Gesù e di conformarci nella vita di discepoli ad immagine e somiglianza del nuovo Adamo, cioè a Cristo risorto. Il tempo pasquale infatti culminerà con l’effusione dello Spirito Santo sul mondo a Pentecoste.
Quella di oggi poi era ed è rimasta, anche dopo la riforma liturgica conciliare, la Domenica del Buon Pastore. Ascolteremo un brano del capitolo 10 di Giovanni, nel quale Gesù si propone come il “bravo” pastore, cioè colui che fa il bene delle pecore, diversamente  dai mercenari e dai ladri, che invece sfruttano il gregge, lo danneggiano e nel momento del pericolo lo abbandonano. Il nostro non è però un generico contesto bucolico. Il recinto a cui si fa riferimento non è un ovile qualsiasi, ma il tempio di Gerusalemme. Il guardiano che apre la porta è il custode del tempio stesso. Con questa parabola Gesù polemizza apertamente con i capi del popolo d’Israele, che spadroneggiano sul gregge come dei ladri e dei briganti. Non si tratta di un’accusa ideologica ed astratta. Gesù ha ben presente il comportamento nei confronti del cieco nato, da lui stesso guarito (cfr Gv 9). Di fronte al  segno, si sono arrogantemente chiusi nella loro presunzione, e forti del loro potere, hanno espulso dalla sinagoga l’uomo che ha ricuperato la vista. Per contrasto Gesù si rivela come l’unica e vera ragione di salvezza per l’umanità. Le pecore infatti riconoscono la sua voce, lo seguono e da lui ricevono la vita in abbondanza. Nelle immagini del linguaggio parabolico descrive in una sintesi semplificata la sostanza dell’esperienza cristiana. Come per i discepoli di Emmaus, la parola di Gesù suscita in noi la fede, in forza della quale lo seguiamo, perché soltanto da Lui riceviamo vita e salvezza. La realtà della risurrezione rende possibile, concreta e attuale per chiunque lo voglia questa esperienza, perché Dio non fa preferenze di persone. In occasione della GIORNATA MONDIALE DI PEGHIERA PER LE VOCAZIONI con tutta la Chiesa invochiamo da Dio Padre il dono abbondante di sante e generose vocazioni al ministero sacerdotale.  Senza i loro preti le nostre comunità parrocchiali sono facile preda di ladri e briganti che saccheggiano per poi abbandonare ciascuno al proprio destino. Chi ha orecchi per intendere, intenda!
DON MARCO BELLADELLI.

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