L'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Etiopia, santuario di Gorgorà Debre Sina. |
Domenica di Passione o delle Palme “A”
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del Parola del Signore.
profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
--------------------------------------------------
Con la Domenica delle Palme o di Passione, inizia la Settimana Santa. Nel corso dei secoli si sono sviluppate e sovrapposte diverse tradizioni liturgiche per dare risalto ai vari aspetti del mistero che ci apprestiamo a celebrare. L’ultima riforma ha coniugato insieme la tradizione di Gerusalemme, nella quale si rivivono passo, passo gli ultimi giorni della vita di Gesù; e quella di Roma, nella quale invece, con la lettura della passione ci si concentra maggiormente sull’evento doloroso e scandaloso della morte di Gesù. Così la nostra Domenica delle Palme inizia con la benedizione dei rami d’ulivo e la processione, che ricorda l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, salutato dalla folle come il figlio di Davide, il Messia atteso, e poi continua con la lettura del racconto della passione di uno dei tre sinottici. Sta per compiersi l’evento salvifico fondamentale. La Settimana santa è dominata dalla croce, come simbolo che riassume tutti i momenti e gli aspetti della sofferenza di Gesù, dal tradimento fino alla morte sul Calvario, e come significato per esprimere il “se tradidit” di Gesù, cioè il suo consegnarsi nelle mani degli uomini per essere ucciso, segno della sua fedeltà alla volontà del Padre e dell’amore che si sacrifica per salvare tutta l’umanità. Nella processione della Domenica delle palme, contrariamente a quanto accade abitualmente, il celebrante precede il popolo. Egli rappresenta Gesù consapevole di ciò che sta per accadere. L’esultanza della folla non lo distoglie dalla ragione per la quale è giunto fino a Gerusalemme: portare a compimento il disegno di salvezza voluto da Dio. Tutti noi lo seguiamo con i rami di ulivo in mano, perché sappiamo che in nessun altro c’è salvezza. Una partecipazione che comporta la condivisione della stessa sorte del Signore Gesù. La salvezza richiede che anche noi, ciascuno a modo e tempo proprio, dobbiamo portare la croce. A nessuno viene risparmiata. Quest’anno ascolteremo il racconto della passione secondo Matteo. Al termine dell’ultima cena, prima di uscire per andare all’orto degli Ulivi, Gesù dice agli apostoli: “Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea.”. (26,31-32). Lo scandalo riguarda prima di tutto la nostra fede, messa a dura prova dalla fine ingloriosa di Gesù, in una sofferenza assurda, gratuita, sproporzionata e ingiustificata, prova che si ripresenta ogni volta che un qualsiasi altro uomo vive una condizione fisica e morale simile alla sua. Come si fa a sopportare? Come si fa a non ribellarsi? Come si fa a non accusare Dio e a non inveire per la sua assenza e la sua impassibilità? La sofferenza, comunque si presenti, è la causa prima della disperazione e dello smarrimento umani e alla fine della separazione da Dio. Come ha potuto Gesù subire tutto questo sempre in obbedienza a Dio e continuando ad amare tutti noi, che per il nostro peccato siamo la ragione della sua sofferenza? Qui sta il mistero: in tutto ciò che Gesù ha sofferto non si è mai staccato da Dio, anzi ha rafforzato la sua fedeltà al Padre. E molto di più: ha offerto tutto questo per amore nostro. E dopo questo, ci precede in Galilea. Attorno a lui si riuniranno, giorno per giorno e uno dopo l’altro, tutti i membri della famiglia umana, per testimoniare una realtà che li ha sopraffatti: la libertà dal peccato e la novità di vita.
Buona Settimana Santa!
Don Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento