YUOCAT, OVVERO IL CATECHISMO PER I GIOVANI E IL PROBLEMA DELLA SUA TRADUZIONE
A quarantatre anni di distanza dalla pubblicazione dell' Humanae Vitae di Paolo VI (25/07/1968), che dichiarava la contraccezione attraverso metodi non naturali intrinsecamente cattiva, perché impedisce la fecondità dell’atto coniugale e rende meno autentica la comunione dei coniugi (cfr HV n. 14), registriamo l’ennesimo scivolone della
Chiesa su questo problema. Il primo a doversi ricredere fu il cardinal Albino Luciani, futuro Papa col nome di Giovanni Paolo I, che prima della pubblicazione dell’enciclica si era pronunciato a favore dell’uso della pillola. Oggi questa divergenza di opinione ha fatto di nuovo capolino nella traduzione in italiano dello YOUCAT, un catechismo per i giovani che si sta divulgando in tutto il mondo in preparazione della prossima GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTù che si svolgerà l’estate prossima a Madrid. Nella traduzione italiana, nelle librerie prima ancora della presentazione ufficiale di questa mattina e immediatamente ritirata, alla domanda n. 420: "Può una copia cristiana fare ricorso ai metodi anticoncezionali?", corrisponde la risposta: "Sì, una copia cristiana può e deve essere responsabile nella sua facoltà di poter donare la vita". Evidente l’ambiguità a riguardo di una responsabilità che sembra includere anche i cosiddetti metodi anticoncezionali non naturali. E’ scattato subito il gioco dello scarica barile: di chi è la colpa? Del testo originale in tedesco o dell’ignoranza dei traduttori in italiano? Guardando però i corrispettivi testi in inglese e in tedesco non c’è questo problema. Infatti la domanda suona così: "Può una copia cristiana regolare il numero dei figli da avere?". A questo punto la risposta risulta inequivocabilmente più congruente e logicamente conseguente con la domanda n. 421 che segue: "Perché non tutti i mezzi per evitare il concepimento di un figlio sono ugualmente buoni? Tra i metodi per la regolazione consapevole del concepimento, la Chiesa fa riferimento alle pratiche più evolute della auto-osservazione e alla pianificazione naturale della famiglia; queste rispettano le leggi interne del corpo femminile; richiedono tenerezza e attenzione reciproca e sono quindi una scuola d’amore.”. Si tratta soltanto di un problema letterale o dietro le parole si nasconde altro, forse per esempio l'istintivo rifiuto di una norma morale, oggi largamente disattesa?
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