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Jacopo di Chimenti da Empoli, Incredulità di S. Tommaso, 1602 - Empoli |
II Domenica di Pasqua e
della DIVINA MISERICORDIA – “C”
Otto giorni dopo venne Gesù.
Dal vangelo secondo
Giovanni (20, 19-31)
La sera di quel giorno, il
primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano
i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro:
«Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli
gioirono al vedere il Signore.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore.
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Buona Pasqua! Sì, perché è ancora Pasqua, una festa così importante si prolunga per otto giorni, fino alla Domenica successiva, la Domenica in albis, così chiamata perché era il giorno in cui anticamente i catecumeni battezzati nella notte della veglia pasquale deponevano la veste bianca, indossata in occasione del Battesimo, segno della loro nuova dignità di figli di Dio. Che sia ancora Pasqua lo si capisce anche dal testo del Vangelo, dove dopo otto giorni gli Apostoli sono ancora lì, nel cenacolo, dove Gesù ha condiviso con loro l’ultima cena. In quello stesso luogo il Signore risorto è apparso loro la sera stessa di Pasqua, per fugare i dubbi che ancora ingombravano i cuori e le menti di chi non aveva creduto alla testimonianza delle donne.
La II Domenica di Pasqua è la domenica
dell’apostolo Tommaso, passato alla storia come colui che per credere vuole
toccare con mano e verificare di persona come stanno le cose, un’immagine da
ateo irriducibile figlia della cultura moderna, che affonda le radici nel
dubbio metodico di cartesiana memoria, ma che non ha niente a che vedere con il
racconto evangelico. Secondo gli Atti degli Apostoli un Apostolo poteva dirsi tale,
se era stato con Gesù “per tutto il
tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto fra di noi, cominciando dal battesimo
di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo”. (Atti 1,21-22). Allora,
l’ostinata richiesta di Tommaso di vedere e di toccare il Risorto deriva dalla
vocazione e missione affidata dal Signore a tutti gli Apostoli, di essere cioè testimoni
della sua risurrezione, Tommaso non avrebbe potuto annunciare la risurrezione
senza averne fatto l’esperienza. Per questo Gesù non si è sottratto alla sua richiesta:
“Venne, a porte chiuse, stette in mezzo e
disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le
mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo,
ma credente!».”. La risposta dell’Apostolo, “Mio Signore e mio Dio!”, è l’atto di fede esemplare con cui si accoglie
la testimonianza degli Apostoli e su cui si fonda una vita autenticamente
cristiana. La famosa beatitudine: “Beati
quelli che non hanno visto e hanno creduto!”, non è il premio di consolazione
per chi non ha avuto la grazia di vedere Gesù vivo e si deve accontentare della
testimonianza apostolica, ma è la via principale per un atto di fede che ci
permette di fare l’esperienza della risurrezione e di sostenere la novità di
vita, propria del battezzato. Duemila anni di cristianesimo e la nostra stessa fede
sono la prova provata della verità di questa beatitudine. Dal 1995, per volontà
di san Giovanni Paolo II, la seconda Domenica di Pasqua è diventata anche la
festa della Divina Misericordia,
come chiesto da Gesù alla santa mistica Faustina Kowalska. L’immagine universalmente
conosciuta del Gesù Misericordioso, con la tunica bianca, con la mano destra
benedicente alzata e con la sinistra che indica il petto squarciato, da dove
fuoriescono due raggi luminosi, uno bianco e uno rosso, a significare l’acqua e
il sangue, è l’icona di questa festa. L’acqua ed il sangue richiamano i
sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia e il cuore di Gesù è la fonte
inesauribile della divina Misericordia divina. Tutte le volte che facciamo il
segno di croce con l’acqua santa o che ci comunichiamo all’Eucaristia, anche noi
come Tommaso tocchiamo quel costato, fonte inesauribile di grazia. Facciamo
nostro l’atto di fede dell’Apostolo, ripetendo: “Mio Signore e mio Dio!” per disporci ad incontrare il Signore Gesù
risorto. Ancora BUONA PASQUA a tutti!
don Marco Belladelli.
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