sabato 19 aprile 2025

Il Vangelo della salute del 20/04/2025

Domenica di Pasqua di Risurrezione “C”

Egli doveva risuscitare dai morti.

Dal vangelo secondo Giovanni  (20, 1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo
– non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore.

------------------------------------------------

Cari amici, buona Pasqua! Diversamente dal Natale, quando anche il più insensibile degli uomini si intenerisce davanti al mistero della vita nascente, l’annuncio e l’esperienza della risurrezione del Signore non è per tutti. Fare Pasqua significa incontrare il Signore Gesù, di nuovo vivo e presente in mezzo a noi dopo la sua passione e morte, ed esserne profondamente segnati in una trasformazione tanto radicale di tutta la nostra vita, prima nello spirito e poi nelle altre dimensioni del nostro essere, fin nei minimi particolari. Un esperienza che comincia con l’inquietudine di un sepolcro vuoto, sì, perché un sepolcro vuoto è più inquietante di un sepolcro pieno. La morte è la realtà più avvilente che esista per l’uomo, violarne la sacralità con la profanazione del sepolcro è ancora più sconcertante. Perché un uomo può risultare tanto scomodo, da non essere lasciato in pace nemmeno dopo la sua morte, tanto da trafugarne il cadavere? Questi, più o meno, dovevano essere i pensieri di Pietro, mentre correva al sepolcro per rendersi conto di persona di che cosa fosse successo, dopo che le donne avevano riferito di averlo trovato aperto e vuoto, e affermato che Gesù era risorto. 

Costatato di persona che le cose stavano realmente così, Pietro rimane ancora più perplesso. A Giovanni invece è bastato vedere le bende non manomesse, cioè intatte come le avevano lasciate al momento della sepoltura, ma sgonfie, perché private del cadavere, per credere: “e vide e credette”. Pietro ha bisogno di prove molto di più solide e concrete, nemmeno poteva immaginare che cosa significasse “risuscitare dai morti”. Già il ritorno alla vita mortale sarebbe stato inquietante. Qualche anno dopo, come leggiamo oggi negli ‘Atti degli Apostoli’ (cfr At 10,34ss), Pietro racconterà al centurione Cornelio  tutto il bene che Gesù ha fatto, come è stato ucciso e come Dio lo ha risuscitato dai morti, perché: “noi siamo testimoni di tutte le cose”. Come è avvenuto questo passaggio, dall’inquietudine del sepolcro vuoto, a diventare testimone autorevole del risorto? Attraverso l’esperienza dell’incontro con “il Risorto”, se Gesù è vivo, come oggi ci testimoniano gli Apostoli, lo è perché tutti possiamo prima o poi incontrarlo. Abbiamo bisogno di un cuore aperto come Giovanni per accogliere un evento tanto grande e straordinario come la risurrezione dai morti, rispetto alla logica umana delle cose terrene. Abbiamo bisogno di lasciarci guidare dalle Scritture, per approdare ad orizzonti per noi altrimenti imperscrutabili e sconosciuti, come il pensare, il sentire e l’agire di Dio.  

Lo incontreremo prima di tutto come amore infinito di misericordia, che dalla croce di Gesù scende nel nostro cuore per aprirci ad una nuova dimensione di vita. Lo incontreremo nella preghiera comune, come gli Apostoli nel cenacolo, oppure sulla nostra strada come i discepoli di Emmaus, e impareremo a riconoscere come tutto ci parli della sua viva presenza accanto a noi, anche il più piccolo segno. Non sappiamo quando, ma siamo certi che avverrà e quando ci arrenderemo al suo amore misericordioso, impareremo a vedere ciò che c’è realmente da vedere, a credere come ha creduto Giovanni, il discepolo che Lui amava, e ad essere testimoni autorevoli del Signore risorto come Pietro.

Buona Pasqua!

don Marco Belladelli.

 

Nessun commento:

Posta un commento