venerdì 28 marzo 2025

Il Vangelo della salute del 30/03/2025.

Marc Chagal, Il figliol prodigo - (1975-76).

IV Domenica di Quaresima “C”

Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.

Dal Vangelo secondo Luca  (15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si

nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». 

Parola del Signore.

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Luca descrive Gesù circondato da “tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo”, una concentrazione di categorie di persone di dubbia reputazione davvero sorprendente, fortemente attratti da lui e dalla sua Parola. Gesù tra l’altro non si limita ad incontrarli, ma “mangia con loro”, la condivisione del pasto è segno di comunione umana più intensa rispetto ad una frequentazione occasionale. Gli scribi e i farisei, che pretendevano di non essere peccatori, infatti si mantengono a distanza, e paradossalmente fanno di questo comportamento di Gesù la ragione della loro accusa e ostilità nei suoi confronti. Questa premessa, che introduce la parabola del Figliol prodigo o del Padre misericordioso, dove al centro c’è l’annuncio dell’amore di Dio per tutta l’umanità, diventa anche una chiave interpretativa di tutto il racconto. E’ facile riconoscere nella figura dei figli, i due gruppi sopra descritti, accomunati dalla assoluta non conoscenza del mistero del Padre e della sua misericordia, che alla fine sorprenderà entrambi. Prima di tutto il figlio minore che al suo ritorno si vede accolto e riabilitato ben oltre qualsiasi umana attesa di giustizia e compassionevole comprensione; e il figlio maggiore che, chiuso nel suo rancoroso risentimento nei confronti del Padre e del fratello per una festa sproporzionata e ingiustificata in ragione del suo ritorno, non si era mai accorto di chi fosse realmente il Padre e quale dono di grazia rappresentasse la sua prossimità: “tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo”. 

Nella parabola riconosciamo l’immagine e la realtà della Chiesa. Tutte le volte che ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia si ripropone lo stesso contesto umano, un insieme di peccatori, più o meno consapevoli della loro condizione di miseria spirituale, e di benpensanti, che invece fanno più affidamento sulla loro buona coscienza. Gli uni e gli altri si incontrano e mangiano insieme con Gesù, vivo e presente in mezzo a noi, anzi condividono Gesù, che si fa nostro cibo e bevanda di vita eterna. Tutti abbiamo bisogno in ugual misura dell’amore di Dio e della sua onnipotente misericordia, sia chi per fragilità o per volontà trasgredisce ai comandamenti divini, sia coloro che invece vivono nell’orgogliosa presunzione di una inappuntabile moralità. Tutti abbiamo peccato contro il Cielo e non siamo più degni di essere figli di Dio. Il peccato è paragonato alla condizione di “morte e perdizione”, il perdono e l’accoglienza misericordiosa del Padre è invece “un ritorno alla vita, … un essere ritrovato”. Soltanto con la potenza della misericordia di Dio la Chiesa sarà capace di smuovere chi incallito nei propri peccati ha un cuore duro come una pietra, come pure chi ha sempre vissuto nella presunzione di essere a posto davanti a Dio e agli uomini, senza minimamente preoccuparsi del proprio egoismo e delle sue conseguenze. Allora chiediamoci: quando sarà la grande festa per la nostra conversione? … per il nostro ritorno alla casa del Padre? … Mi auguro e vi auguro che accada quanto prima.

Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

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