Sebastiano Filippi Senior, La Visitazione, 1525, chiesa di S. Biagio, Lendinara (RO). |
IV Domenica d’Avvento, “C”
A che devo che la madre del mio Signore venga a me?
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-48a).
In quei giorni Maria si alzò
e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito
il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata
di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto
il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da
me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha
sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore.
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Silenziosamente e con la
semplicità dei ‘poveri in spirito’ del Vangelo (cfr. Mt 5,3), lasciamoci
coinvolgere in tutti gli eventi che realizzano il mistero dell’incarnazione del
Figlio di Dio nella nostra umanità: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv
1,14). L’episodio della visita di Maria a Elisabetta è il punto d’incontro
della storia del Battista con quella di Gesù. Come abbiamo già visto nelle domeniche
precedenti, il primo è il ‘Precursore’
che prepara il popolo alla venuta del Messia; il secondo è ‘l’Inviato’ di Dio, colui che “è
più forte di me”, che battezzerà “in Spirito Santo e fuoco”,
il Messia atteso, il Salvatore dell’umanità. Maria, nelle sue condizioni,
affronta questo lungo e disagevole viaggio dalla lontana Nazareth, in Galilea,
fino ad Aim Karim, piccolo villaggio della Giudea, a sud di Gerusalemme, per verificare
di persona il segno che l’arcangelo Gabriele le aveva indicato: “Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella
sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che
tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,36). Per Maria la
maternità di Elisabetta è la conferma che Dio sta operando in lei, la prova
provata di essere stata scelta tra tutte le donne per diventare la Madre del
Salvatore.
Oltre alla conferma di
quanto ella aveva già accolto per fede: “Ecco
la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38), si
tratta di un avanzamento del disegno divino per la salvezza del mondo. Abbiamo
davanti a noi una ‘Pentecoste ante litteram’. E’ infatti lo Spirito Santo il protagonista di questo
incontro, che con il saluto di Maria viene partecipato prima a Giovanni, che “esulta
di gioia” nel grembo materno, e poi ad Elisabetta che profetizza: “A
che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Tocca a lei
infatti, sotto l’azione dello Spirito, rivelarci il vero e autentico
significato di tutto quello che dall’annunciazione in poi si sta
silenziosamente realizzando. Maria è la “Benedetta fra le donne” e “il
frutto del suo grembo” è il “mio Signore”. Il primo ad esultare
è Giovanni, è lui che partecipa alla madre il suo carisma di profeta
precursore. Alla fine lo Spirito in una circolarità virtuosa ritorna a Maria,
che magnifica Dio come ‘suo Salvatore’,
che “ha guardato l'umiltà della sua serva”, e per quello che questo
sguardo significherà per tutto il mondo: “di generazione in generazione la sua
misericordia per quelli che lo temono.” (Lc 1,50).
Oggi Maria viene a noi,
non più in cerca di conferme, ma per coinvolgerci nella sua attesa del
Salvatore, che porta in grembo, con lo stupore di Elisabetta: “A
che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Uno stupore che
raggiungerà il suo apice alla grotta di Betlemme, quando Maria ci metterà in
braccio suo Figlio, il Figlio di Dio fatto uomo, perché lo adoriamo come i
pastori, come i Magi, e ci sottomettiamo a lui, nostro Salvatore. Uno stupore
che nasce dall’accoglienza della ‘Parola di Dio’, uno stupore che ci rende
capaci di vedere ciò che Dio sta operando anche oggi nel mondo, allora si
concluderà il nostro cammino di Avvento. Per essere pronti ad accogliere il
Salvatore, dobbiamo lasciarci conquistare dal cuore materno e immacolato di
Maria, e contagiati anche noi dal dono dello Spirito Santo, come il Battista ed
Elisabetta, ci lasceremo prendere per mano dall’umile “serva” di Dio per essere
condotti da Colui che viene come ‘luce
delle genti e gloria di tutti i popoli’ (Lc 2,32). Buona Domenica!
don Marco Belladelli
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