venerdì 13 dicembre 2024

Il Vangelo della salute del 15/12/2024

Libro d'Ore, Lombardia sec XV - Getty Museum

III Domenica di Avvento, “C”

E noi che cosa dobbiamo fare?

Dal Vangelo secondo Luca   (3,10-18).
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.  Parola del Signore.

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 In molte chiese questa Domenica vedrete il celebrante vestito di rosa, non per un cedimento ecclesiastico alla vanità, ma come segno liturgico dell’avvicinarsi del Natale. Il colore rosaceo evoca le sfumature dell’alba che precede la luce del giorno. La gioiosa esultanza per la prossimità del Signore della prima e della seconda lettura contrasta con la severità delle parole di Giovanni Battista. Per tre volte, gruppi diversi di persone gli chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”, e la sua risposta è sempre un fermo invito alla vera conversione, fatta di rottura con il passato, di scelte di vita coraggiose e di comportamenti morali secondo i comandamenti. In sintonia con i grandi profeti dell’Antico Testamento ci ricorda che la vera religione consiste in una vita retta, onesta e misericordiosa verso i poveri. Nessuno è escluso dal suo ammonimento, perché nessuno è senza peccato e tutti abbiamo ancora molto da cambiare nella nostra vita.

Tra la folla che va dal Battista ci sono categorie sociali solitamente refrattarie alla religione, come i pubblicani e i soldati, persone molto pragmatiche e senza scrupoli morali, segno della potenza dello Spirito Santo che opera in lui. Anche noi ogni Domenica intorno all’altare del Signore ci chiediamo che cosa dobbiamo fare per la nostra salvezza, perché l’incontro settimanale con il Signore Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi, rappresenti una tappa significativa della nostra elevazione spirituale. Senza dilungarci in analisi psico-sociologico e culturali, molto spesso inutili all’individuazione di vere prospettive di speranza e novità di vita, la risposta del Battista è la stessa da duemila anni, egli chiede a tutti giustizia e misericordia verso i poveri e i bisognosi, integrità morale e sobrietà di vita, un paradigma tutto sommato semplice e chiaro, ancora oggi valido e coniugabile in qualsiasi contesto. Non ci è richiesto di diventare tutti eremiti come il Battista, ciascuno rimanga quello che è, al suo posto, continuando a fare quello che ha sempre fatto, ma lo faccia con rettitudine e misericordia.  Finché continueremo a negare le nostre responsabilità di fronte all’emergenza morale e spirituale dei nostri giorni, dove i criteri che regolano le relazioni umane sono l’interesse economico e il tornaconto personale, dove non c’è spazio per la misericordia, perché il povero è una minaccia alla mia sicurezza e mi limito ad incontrarlo sui cartelloni della Caritas, liquidandolo con una elemosina, che a me non sconvolge la vita e a lui non risolve i problemi, vuol dire che il monito di Giovanni Battista non ci ha nemmeno sfiorato. Qualche anno fa, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, Papa Francesco ci ricordava: “Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia … È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli”.

Nonostante la folla fosse tentata di pensare il contrario, il Battista è ben consapevole di non essere il Messia, per s. Luca lui appartiene ancora all’antico ordine di salvezza, che sarà superato dal Vangelo. Questo però non rende meno importante la sua missione di precursore, che ci prepara ad accogliere il Messia, e soprattutto mi fa pensare ai tanti carismatici, inviati dal Signore in soccorso della Chiesa nel corso dei secoli, ed ancora oggi presenti tra noi, che con la stessa potenza dello Spirito del Battista, aprono i cuori degli uomini alla conversione e alla misericordia divina. La gioia liturgica di oggi è per coloro che attraverso il Battista di turno si sono convertiti, hanno riconosciuto i segni della presenza del Signore e sono pronti ad accoglierlo come “un salvatore potente” (Sof 3,17). Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

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