sabato 24 agosto 2024

Il Vangelo della salute del 25/08/2024

Annibale Carracci, Quo vadis?, 1583. 

XXI Domenica  del Tempo Ordinario, “B”

Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.

Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 60-69).
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».

Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore.

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Siamo all’epilogo del discorso su ‘il pane di vita’ e il risultato non è quello che definiremmo un successo. Da quel momento tanti discepoli “si tirarono indietro e non andavano più con lui”. Tutto era cominciato in un crescendo entusiasmante, con Gesù attorniato da migliaia di persone, venute da tutte le regioni circostanti per ascoltarlo, tanto da non sentire nemmeno lo stimolo della fame. Ed ecco il segno ancor più sorprendente: Gesù stesso dà loro da mangiare pane e pesce in abbondanza. Il giorno seguente la folla lo cerca per farlo re, ma a questo punto segue un lungo confronto nella sinagoga di Cafarnao sul segno del pane di vita, al termine del quale Gesù si ritrova solo con i Dodici e poco più, anch’essi frastornati per tutto quello che è successo ed è stato detto.

La “durezza” della Parola di Gesù consiste nell’aver rivelato la propria origine divina e nell’invito a mangiare la sua carne e a bere il suo sangue per avere in eredità la vita eterna. Nel segno del pane di vita, il pane eucaristico, si perpetua una vera e profonda comunione di vita con Dio per l’eternità. Per gli Ebrei però il sangue era la sede della vita e versare sangue umano era punito con la morte, perché la vita dell’uomo, creato ad immagine di Dio, è sacra e indisponibile. Si potevano uccidere e mangiare gli animali a condizione di non consumarne il sangue, che doveva essere versato per terra e ricoperto di polvere. Quanto proposto da Gesù è perciò inaccettabile e la mormorazione si è trasformata in uno “scandalo”, un ostacolo insormontabile che comporta una chiusura totale, fino all’abbandono del Maestro. Per la prima volta Giovanni fa riferimento addirittura al futuro tradimento di Giuda: “colui che lo avrebbe tradito”. Davanti ad una situazione tanto lacerante, chiunque sarebbe stato indotto ad un ripensamento, alla ricerca di una mediazione, Gesù invece continua per la sua strada. Nessuna incertezza, nessun compromesso, perché “le parole che vi ho dette sono spirito e vita”, cioè il discorso è stato l’occasione per una rivelazione dello Spirito di Dio, che dà la vita. E purtroppo “vi sono alcuni tra voi che non credono”, questo è il bivio fondamentale davanti al quale ieri come oggi siamo chiamati a deciderci: o crediamo a Gesù datore di vita e ci affidiamo totalmente a Dio, alla sua viva presenza in mezzo a noi, alla sua volontà e opera di salvezza, che consiste nella vita di comunione, oppure non crediamo e anche noi ci separiamo da Gesù e dai suoi doni di grazia, per abbandonarci a significati di vita illusori in cui mascherare delusioni, frustrazioni e fallimenti che andiamo inanellando nel nostro cammino, come ineluttabili condizioni del nostro vivere, il massimo e il meglio possibile a nostra disposizione, visto che dalla vita non possiamo trarre nient’altro. La ragione che deve determinare la nostra scelta in un senso o nell’altro è l’accoglienza o il rifiuto dello Spirito Santo, sintetizzata nelle parole di Gesù stesso, quando dice: “E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla”. Per capire che cosa significhi questa alternativa tra la vita secondo lo Spirito e la vita secondo la carne, è utile meditare un passaggio della lettera ai Romani in cui san Paolo mette ben in evidenza la diversità dei due modi di vivere: “Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. (…) E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!".”. (Rom 8,5-17). Si tratta di capire, e quindi scegliere, quale sia la dimensione veramente fondamentale della nostra vita, se quella della carne che ci rende schiavi di noi stessi, oppure quella divina ed eterna dello Spirito che ci rende partecipi della risurrezione di Cristo e ci orienta a Dio. In questo cammino siamo frenati dai desideri della carne e dalla tentazione di vivere soltanto di quel pane che porta alla morte (cfr. Gv 6,58). Per questo abbiamo ricevuto lo Spirito di figli di Dio, per essere eredi insieme con Cristo della pienezza della vita. Vale per tutti noi la professione di fede di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” che riconosce in Gesù la presenza stessa di Dio. La sua fede sia anche la nostra fede. 

Buona Domenica!

 don Marco Belladelli.

 

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