sabato 3 agosto 2024

Il Vangelo della salute del 04/08/2024

Tiziano Vecellio, Ultima cena, 1542-44, Urbino 

XVIII Domenica del Tempo Ordinario, “B”

Chi viene a me non avrà fame, chi crede in me non avrà sete, mai!

Dal Vangelo secondo Giovanni  (6, 24-35)
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore.

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Continua la lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni con la prima parte del discorso su “il pane della vita”. Ricordo ancora i due particolari messi in evidenza nel racconto della moltiplicazione dei pani, e cioè la prossimità temporale alla festa di Pasqua (cfr. v. 4) e la consapevolezza di Gesù per ciò che stava per fare. La liturgia tralascia l’episodio della traversata del lago e di Gesù che cammina sulle acque.  Il nostro brano comincia con la folla, che non avendo visto Gesù salire sulla barca con i discepoli, lo trova misteriosamente a Cafarnao e gli chiedono: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. La risposta a questa domanda diventa l’incipit di un lungo discorso di Gesù nella sinagoga di questo villaggio (v. 59), interrotto soltanto da alcune domande dei Giudei, i quali per assicurasi per sempre l’abbondanza di pane gratuita di cui avevano goduto, sono pronti a proclamarlo loro re (cfr. v.15). Gesù, sapendo la ragione per cui lo cercano, non soddisfa la loro curiosità, ma li coinvolge in una riflessione sul segno del pane e del suo significato.  

Per l’evangelista Giovanni, i miracoli sono principalmente “segni” che rimandano al mistero della persona di Gesù e della sua missione, in quanto Cristo, inviato da Dio per la salvezza dell’umanità. Il pane moltiplicato in abbondanza, prima ancora di un semplice alimento, è uno di questi “segni”. Gesù sposta l’attenzione su questo aspetto e introduce il “discorso del pane di vita”, invitando i suoi interlocutori a cercare non il cibo che perisce, ma “il cibo che rimane per la vita eterna”. Accettato l’ammonimento, i Giudei chiedono a Gesù quale opera devono compiere per essere in sintonia con l’agire divino? Gesù risponde ai suoi interlocutori che l’opera chiesta da Dio è di credere a colui che egli ha inviato. Ma i Giudei, diffidenti come sono, prima di aderire all’invito di Gesù, ricordando che Mosè nel deserto aveva dato come cibo la manna ai loro padri, gli chiedono un segno del suo essere inviato dal Padre, una prova provata su cui fondare il loro atto di fede, non rendendosi conto di averlo già ricevuto nel segno del pane. Di fronte al riproporsi della ricerca di un cibo materiale, gratuito ed abbondante, Gesù replica loro di guardare al presente e non al passato: “Non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero” (v. 32). A scanso di altri possibili fraintendimenti, davanti ad una apparente apertura di credito, Gesù afferma con chiarezza: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (v. 35). Nel segno del pane, Gesù rivela la sua vera identità e missione di salvatore inviato da Dio per sfamare e dissetare l’uomo per sempre. Fuori dalla metafora Gesù afferma che lui solo è in grado di dar compimento al desiderio di vita dell’uomo, che arriva fino all’aspirazione dell’eternità. Per mezzo della fede e della comunione di vita con Gesù, che ci è offerta nel sacramento dell’Eucaristia, possiamo godere di questi beni. Accostarci all’Eucaristia significa quindi credere in lui e vivere della sua viva presenza. Due domande conclusive: la nostra esperienza eucaristica è veramente un atto di fede incondizionato in Gesù, Figlio di Dio e nostro Salvatore? Questo cibo celeste è per noi ragione di sazietà da tutto e per sempre?

Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

 

1 commento:

  1. Grazie a non finire, prezioso Don Marco. Ricambio

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