venerdì 26 luglio 2024

Il Vangelo della salute del 28/07/2024

Giovanni Lanfranco, Moltiplicazione dei pani e dei pesci, 1624-25, Dublino (Irlanda).

XVII Domenica del Tempo Ordinario, “B”.

Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano.

Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 1-15)
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».

Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore.

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Lasciamo per alcune Domeniche il vangelo di Marco per quello di Giovanni, di cui verranno proclamati alcuni brani tratti dal capitolo 6 che inizia con il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci e continua con il discorso sul “Pane di vita” tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao. Il contesto ambientale è molto simile a quello evocato da Marco la scorsa domenica, cioè con “una grande folla” che “veniva da lui” da ogni parte, anche fuori dai confini della Palestina, e lo inseguiva da una sponda all’altra del lago di Tiberiade per ascoltarlo e per esser guarita e che non immagina neppure lontanamente di poter essere anche sfamata. Nel racconto della moltiplicazione dei pani dei pesci Giovanni evidenzia due particolari importanti che illuminano tutto l’episodio, prima di tutto l’indicazione temporale: “Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei”, e poi la nota sulla determinazione di Gesù, che “sapeva bene quello che stava per fare”, sottolineature che evocano il contesto dell’ultima cena, quando con la stessa consapevolezza Gesù dona se stesso al Padre nel sacrificio della croce per la salvezza del mondo: “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.” (Gv 13,1), gesto significato e anticipato nell’istituzione dell’Eucaristia.

Dopo aver provocato i discepoli su come dare da mangiare a tanta gente, Gesù prende l’iniziativa e, fatta la preghiera di ringraziamento a Dio, cominciò a distribuire pani e pesci in gran quantità ai cinquemila e più presenti: “finché ne vollero”, tanto che alla fine furono riempiti dodici canestri “con i pezzi avanzati”. Lo straordinario prodigio risveglia nei presenti le speranze messianiche, mai sopite nel cuore del popolo d’Israele, e Gesù, intuendo le loro intenzioni di farlo re, si sottrae in solitudine su un non meglio precisato monte.

La moltitudine di uomini e donne seduti sull’erba e abbondantemente saziati, evoca una condizione di beatitudine paradisiaca, nella quale Dio provvedeva a tutte le necessità dell’uomo. Dopo il peccato originale, l’uomo è stato condannato alla fatica del procurarsi il cibo quotidiano e all’umiliazione della morte (cfr. Gen 3,17-19) e soltanto Dio poteva risollevarlo da queste condizioni miserevoli. Gesù, dopo aver mostrato in più occasione di potersi prendere cura di tutte le infermità dell’uomo, ora si rivela capace anche di provvedere alla necessità materiali, come il pane quotidiano.

Quando Dio creò l’universo, sapeva bene ciò che stava per fare e si compiacque della sua opera come di una “cosa molto buona.” (Gen 1,31). Anche Gesù sa molto bene perché si è fatto uomo e che cosa è venuto a fare sulla terra, non è un caso infatti che questo segno avvenga in prossimità della Pasqua. La moltiplicazione dei pani e dei pesci rivela la sua messianicità e la volontà di Dio di salvare l’uomo e il mondo attraverso la passione, morte e risurrezione di Gesù, nella quale, oltre alla provvidente bontà di Dio, che già abbiamo sperimentato nell’atto creativo, riconosciamo l’incommensurabile dimensione della misericordia divina, che viene in soccorso a tutte le nostre debolezze e fragilità. Misericordia e Provvidenza sono inseparabili e vengono a noi insieme, la Provvidenza divina ci ha messo a disposizione una tale abbondanza di risorse, di cui nella stragrande maggioranza dei casi non conosciamo ancora le dimensioni e le potenzialità, perché nessuno sia nel bisogno. Così ci affanniamo ad accumulare beni e ricchezze, incuranti degli squilibri, delle disuguaglianze e delle ingiustizie che causiamo. Il tanto benessere di questi ultimi tempi ci ha resi ancora più egoisti, fino a sentirci minacciati dal pericolo di perdere improvvisamente tutto e di ritrovarci nella miseria più nera e la recente pandemia ha accentuato gli egoismi.

La divina Provvidenza ci indica esattamente la direzione opposta: soltanto nella generosità e nel soccorso agli ultimi si crea nuova e abbondante ricchezza per tutti. Ma per realizzare questo equilibrio paradisiaco è necessario un cuore pieno di misericordia, come quello che ci dona Gesù ogni volta che ci accostiamo all’Eucaristia, segno sacramentale annunciato nel prodigio della moltiplicazione, e mistero da cui ha origine la stessa Chiesa, chiamata oggi ad imitare il Maestro nello sfamare l’uomo di oggi e il mondo intero.

Buona Domenica!

 don Marco Belladelli.

 

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