Anonimo spagnolo, Gesù buon pastore, prima metà del XVII. |
XVI Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Erano come pecore che non hanno pastore
Dal Vangelo secondo Marco (6, 30-34)
In quel tempo, gli apostoli
si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e
quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi
soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che
andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola
del Signore.
--------------------------------------
Tra l’invio in missione degli Apostoli e il loro
ritorno, san Marco inserisce il racconto del martirio di Giovanni Battista per
mano di Erode, evento lontano nel tempo, per riprendere poi la narrazione
descrivendoci un Gesù desideroso di stare solo con gli Apostoli, per ascoltarli
su come è andata la loro missione appena conclusa. Ma questo non è possibile,
perché sono continuamente interrotti da molte persone che “andavano e venivano”, tanto da non esserci nemmeno il tempo per
mangiare, situazione non nuova. Vuol dire che per molte persone c’era anche la
possibilità di incontrare personalmente Gesù, come abbiamo visto nel caso di
Giàiro, il capo della sinagoga di Cafarnao, e probabilmente molti andavano a
chiedere aiuto, consiglio, una parola di conforto, una preghiera di
intercessione per sé, un familiare o un amico, o per qualsiasi altra necessità.
E’ molto bella questa immagine di Gesù che non
si nega a nessuno, né si spazientisce, ma accoglie tutti e ci fa pensare a
quello che oggi è il nostro rapporto personale con lui, nel quale ascolta le
nostre preghiere per esaudirle, secondo la volontà del Padre. Gesù, però è pure
deciso a creare le condizioni favorevoli per ascoltare gli Apostoli e tutti
insieme prendono la barca per cercare un luogo isolato. Tentativo andato a
vuoto, perché anche lì trovano gente che li precedono, mentre altri li
raggiungono a piedi. Preso da un sentimento di profonda compassione per la
miseria spirituale della folla, alla fine Gesù sceglie di dedicarsi ad essa. Ai
suoi occhi e al suo cuore tutti quegli uomini e quelle donne sono come un
gregge senza pastore: “ebbe compassione
di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore”. La compassione di
Gesù è il segno della condiscendenza di Dio per tutti gli uomini, in essa si
manifesta quel legame originale e profondo, esistente tra l’uomo e Dio, che
nell’esperienza umana ha come riferimento la tenerezza del grembo materno,
luogo simbolo dell’atto generativo, ma soprattutto di quel rapporto
madre-figlio, modulato sullo scambio della muta e reciproca tenerezza, che si
risolve nell’amore oblativo della madre per il figlio. Quante volte nell’antico
testamento per mezzo dei profeti (cfr. Ger 23,1ss; Ez 34,1ss; e parr.) Dio si è
lamentato dei pastori a cui aveva affidato il proprio gregge, perché incuranti
del bene delle pecore, ma preoccupati soltanto del proprio tornaconto. Ora in
Gesù è Dio stesso che ha assunto in prima persona il compito del “Buon
Pastore”, lo vediamo sia nell’attenzione per gli Apostoli, anch’essi
associati al suo ministero, sia nella sollecitudine per la folla, alla quale si
dedica senza risparmiarsi: “insegnando loro molte cose”. Una
folla che lo cerca continuamente, anzi lo precede dovunque, una folla che non è
mai sazia della sua parola, come un assetato di acqua. Davvero uno strano
rapporto quello di Gesù con la folla, da una parte la sua profonda compassione
per essa, dall’altra l’insaziabile bisogno della folla di ascoltare il suo
insegnamento. Subito dopo il peccato originale l’uomo ha cominciato a fuggire
da Dio: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho
avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto.” (Gen 3,10). Con Gesù vivo e presente in
mezzo a noi l’uomo ha smesso di nascondersi, è finito il tempo della sua fuga
da Dio e sono tornati i giorni dell’incontro, del dialogo e della comunione di
vita e d’amore. Ma da quando l’uomo ha cominciato di nuovo a sottrarsi a questo
incontro con Dio, come accade ai nostri giorni, di questa nuova rivolta vediamo
i tristi risultati e ne paghiamo le amare conseguenze. L’immagine della folla
che insegue Gesù dappertutto si rinnova nelle folle oceaniche che in ogni parte
del mondo si accalcano attratte dal carisma del Santo Padre, chiunque esso sia.
Un segno che la folla sa riconoscere i veri pastori, mentre rimane indifferente
nei confronti di coloro che non hanno la stessa compassione di Gesù. Il
cristianesimo è sempre stato e sempre sarà religione di popolo, il popolo di
Dio sa riconoscere la sua voce, chiunque ne sia l’interprete.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento