venerdì 9 agosto 2024

Il Vangelo della salute dell' 11/08/2024

Salvador Dalì, Cristo di San Giovanni della Croce, 1951, Glasgow, Scozia.

XIX Domenica del Tempo Ordinario, “B”.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

Dal Vangelo secondo Giovanni  (6, 41-51)
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore.

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La parte del ‘discorso del pane di vita che oggi ascoltiamo è un’inclusione tra due affermazioni di Gesù molto simili, entro la quale si sviluppa la rivelazione della sua identità e missione, con al centro il mistero dell’Eucaristia. La prima è quella del v.35: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”, con cui si è concluso il brano liturgico di Domenica scorsa, e l’altra è quella del v.51: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” che chiude il brano di oggi, nella quale con il riferimento esplicito alla “mia carne” si evoca il sacrifico della croce e la perenne offerta del Signore Gesù al Padre “per la vita del mondo”, cioè per la sua salvezza.

La liturgia però comincia dalle obiezioni dei Giudei che contestano Gesù, perché afferma di essere disceso dal cielo. I loro argomenti, considerati da Gesù delle ‘mormorazioni’, sono di natura personale: chi si crede di essere costui?, e sono molto simili a quelli usati dagli abitanti di Nazareth contro di lui nell’episodio che abbiamo commentato poco più di un mese fa (cfr. Mc 6,2-3 - XIV Domenica del T.O.).

I suoi interlocutori non sono più disposti ad ascoltarlo e le loro mormorazione metto in luce la loro incredulità, soprattutto riguardo alla sua origine divina. Gesù risponde che per la fede c’è una sola via ed è quella di essere ‘attratti’ da Dio e di ‘lasciarsi ammaestrare’ da lui. Questo significa che l’esperienza della fede è sempre preceduta dall’impulso della grazia divina, che non si presenta come una costrizione, ma come un aiuto alla libertà umana.  La citazione di Isaia: “E tutti saranno istruiti da Dio” (Is. 54,13), ci fa capire che per superare le difficoltà sorte di fronte alla rivelazione del Figlio di Dio, dobbiamo lasciar perdere i nostri criteri di valutazione e giudizi umani, per lasciarci illuminare dalla Parola di Dio, perché soltanto attraverso di essa ‘ascoltiamo Dio Padre e impariamo da lui’. Come Adamo ed Eva sentivano i passi di Dio nel giardino dell’Eden (Gen 3,8) e vivevano in piena comunione con lui, attraverso la Parola accogliamo Gesù come “colui che è disceso dal cielo” (v. 38) e ritroviamo quella stessa presenza divina, paterna e provvidente (v.45) che ci accompagna nella nostra vita quotidiana. La fede è ciò che ti fa vedere i segni di Dio, ti apre alla loro vera comprensione e ti guida a “tutta la verità” (Gv 16,13), realtà sempre nuova e straordinariamente sorprendente, nella quale Dio si concede a noi, senza che ci sentiamo degli estranei, né dei privilegiati e tanto meno delle persone fuori dal mondo. L’incontro con Gesù, “colui che viene da Dio” (v. 46), attraverso la fede, è la via che ci conduce a Dio, perché il Figlio è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini.

Dopo aver indicato come superare le obiezioni dei Giudei, Gesù  riprende a parlare del segno del pane. Pur ripetendo quanto aveva già detto sopra (vv. 31-35), introduce un argomento nuovo nel confronto con il miracolo della manna, che ha accompagnato gli Ebrei nella loro permanenza di quarant’anni nel deserto. Nonostante la sua straordinarietà,  la manna rimane un nutrimento terreno e coloro che ne mangiarono sono morti, mentre chi mangia il pane del cielo vive in eterno. Ora Gesù per ben due volte si identifica con “il pane della vita” (vv. 48; 51), ma in quest’ultimo verso introduce un elemento di novità, facendo riferimento alla sua carne: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Legando il pane alla sua carne evoca il suo sacrificio sulla croce e coloro che mangeranno questo ‘pane/carne’ nel banchetto eucaristico avranno la vita eterna, che sarà non soltanto per loro, ma per il mondo intero.

Tutti noi conosciamo l’importanza del cibo materiale, ma siamo altrettanto consapevoli che: “Non di solo pane vive l'uomo” (cfr. Mt 4,4). Se siamo convinti che la vita è dono di Dio, che da Lui veniamo e a Lui torniamo, non possiamo fare a meno di questo ‘pane vivo disceso dal cielo’ per nutrire la nostra anima, unica realtà divina ed eterna della nostra persona. Non si tratta di fuggire da questo mondo per pensare soltanto all’eternità, ma di dare priorità a ciò che è più importante, rispetto a ciò che è secondario. Quando Gesù dice che ha offerto se stesso (la sua carne) per la vita del mondo, vuol dire che sull’esempio del profeta Elia (cfr. 1RE 19,8) con la forza di questo cibo cammineremo in questo mondo per cambiarlo ad immagine e somiglianza del regno di Dio descritto nel Vangelo, fino al raggiungimento dell’eternità. L’Eucaristia è la nostra vita, la nostra carità, la nostra Speranza, la nostra misericordia, la nostra eternità.

Buona Domenica!

 don Marco Belladelli. 

 

1 commento:

  1. Don Marco, è sempre con immenso piacere leggere le Sante parole che scrive. GRAZZZIE e buonissima Santa Domenica .

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