Juan De Flandes, La tentazione di Gesù, 1496-99; Washington |
I
Domenica di Quaresima “B”
Gesù,
tentato da satana, è servito dagli angeli.
Dal Vangelo secondo
Marco (1,12-15).
In quel tempo, lo Spirito
sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da
Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
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E’
tradizione cominciare il cammino quaresimale insieme a Gesù che sospinto dallo
Spirito Santo va nel deserto dove alla fine dei quaranta giorni sarà tentato da
Satana. Se è vero, come ci insegna il libro dell’Esodo, che il deserto è il luogo dove l’uomo si incontra con Dio, secondo la
Genesi è anche l’ambiente più ostico per la vita dell’uomo (cfr. Gen 2,4b-5), uno
dei tanti paradossi presenti nella bibbia.
Marco
sottolinea che Gesù va nel deserto non per scelta propria, ma perché ‘costretto’
dallo Spirito Santo, sceso su di lui in forma corporea durante il battesimo del
Battista al Giordano. Una ‘forzatura’ evidenziata dal verbo usato, lo stesso
con cui abitualmente viene descritta la cacciata dei demoni negli esorcismi
operati da Gesù, ma che nello stesso tempo ci rivela la qualità del legame fortemente
vincolante che unisce Gesù allo Spirito Santo, il quale, anche quando non è
nominato esplicitamente, è sempre presente, operante e partecipe di tutto
quello che Gesù è, fa e dice.
Che
cosa fa Gesù in tutto questo tempo? Sotto la guida dello Spirito Santo,
raccolto in preghiera e fortificato dal digiuno, Gesù si prepara a dire “SÌ” a Dio. Durante questi quaranta
giorni Gesù passa in rassegna tutta la storia dell’umanità, quella passata,
presente e futura, facendo propria nella preghiera la vicenda umana di ciascuno
uomo, di ogni tempo e luogo. Quindi si confronta con quella che sarà la fine
della sua vita terrena, e cioè i giorni della passione, morte e risurrezione. Egli
si prepara ad offrire se stesso per la salvezza del mondo, secondo il volere
del Padre attraverso il suo ministero pubblico di predicazione ed inaugurazione
del regno di Dio per mezzo dei segni da lui compiuti, e soprattutto nel
sacrifico della croce al quale si rende disponibile per mezzo della forza che
gli viene dallo Spirito Santo.
Marco
non descrive le tre scene classiche della tentazione. La presenza degli Angeli
che lo servono e il contorno delle bestie selvatiche inoffensive evocano un
contesto edenico, proprio del Paradiso terrestre, nel quale non poteva mancare
la presenza insidiosa del nemico per eccellenza, che lo insidia, come insidiò
Adamo ed Eva, per vanificare di nuovo il disegno di salvezza divino. Del resto
proprio Marco nel suo Vangelo, più di ogni altro evangelista, interpreta
l’azione di Gesù come un continuo esorcismo per disinfestare il mondo dalla
presenza del demonio e strappare l’uomo dalle mani di satana, fino a renderlo
inoffensivo incatenandolo nell’inferno.
Il
cammino di salvezza dell’umanità ricomincia là dove si era interrotta con il
peccato originale dei nostri progenitori. Forte della sapienza,
dell’intelligenza e della potenza dello Spirito Santo, Gesù supera la
tentazione e inizia la sua missione annunciando il Vangelo e inaugura il regno di
Dio, cioè mette in atto il disegno divino di salvezza per tutti gli uomini, per
il quale è necessario ‘convertirsi’,
cioè cambiare mentalità, e credere a colui che il Padre ha mandato, cioè Gesù
Cristo, il Figlio di Dio.
Questa
volta satana esce sconfitto e la vittoria di Gesù è annuncio della nostra
vittoria nella nuova ed eterna alleanza sancita con il sangue di Cristo. Come
dopo il diluvio Dio si è alleato con l’uomo, promettendo di non distruggere mai
più il mondo (1° lettura), così con il sacrifico della croce e la risurrezione
di Gesù nasce la nuova umanità.
Come
dice S. Pietro nella seconda lettura, evocando la grazia del battesimo che
nella sua attualità continua ad essere “invocazione
di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione
di Gesù Cristo”, il nostro cammino penitenziale
della Quaresima deve essere quello che ci ‘riconduce
a Dio’. Questa è l’unica vera conversione del cuore, per la quale lottiamo contro
il peccato e contro tutto ciò che ci distoglie dal desiderio di amare Dio sopra
ogni cosa e di vivere come veri figli di Dio. Arrivare al termine dei quaranta
giorni quaresimali più consapevoli e partecipi della nostra identità e dignità
di figli di Dio sarebbe già un ottimo risultato. Con l’augurio di una santa
Quaresima a tutti coloro che mi leggono.
don Marco Belladelli.
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