Michelangelo, Crocifissione di S. Pietro, Cappella Paolina - Città del Vaticano |
XXII Domenica del Tempo Ordinario,
“A”.
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (16,
21-27).
In
quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a
Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e
degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia,
Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’
dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma
secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la
propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la
troverà.
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni». Parola del Signore.
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Dopo la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo, Gesù comincia
a parlare apertamente della sua passione. Siamo ad una svolta importante della sua
missione, d’ora in poi il racconto evangelico si sviluppa fino a portarci dalle
parole ai fatti, quando a Gerusalemme gli avvenimenti annunciati si
realizzeranno. La morte del Battista è stata per Gesù una anticipazione che lo
ha reso più consapevole di ciò che l’attende: “Gesù cominciò a spiegare
ai suoi discepoli che doveva … venire ucciso”. La sua morte e tutti gli
avvenimenti che l’accompagneranno metteranno in evidenza la sua totale fedeltà
alla volontà di Dio per la salvezza del mondo “tamquam cadaver”, cioè
come un cadavere. Intanto continua l’impegno per l’edificazione del regno di
Dio sulla terra con la predicazione del Vangelo, accompagnata dai segni
Dopo il tempo dedicato esclusivamente alla loro formazione, lontano
dalle folle di Galilea, e soprattutto dopo la professione di fede di Pietro,
Gesù riteneva che i discepoli fossero ormai pronti ad accettare questo annuncio.
Ed invece, proprio colui che aveva accolto nel suo cuore la luce divina della
rivelazione e aveva proclamato solennemente: “Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente”, è il primo ad opporsi. Addirittura tenta di
prevaricare Gesù, fino a mettersi davanti al Signore per guidare e dominare gli
eventi a modo suo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma viene prontamente
ridimensionato da Gesù, con parole mai tanto dure, diventate popolarmente
proverbiali: “Va’ de retro, satana! - Va’ dietro a me, Satana!”.
E’ stato sufficiente parlare di sofferenza, croce e morte per far
venire a galla tutte le resistenze e le difficoltà presenti nell’animo di
Pietro e dei discepoli. Il dilemma consiste nel pensare “secondo Dio” o nel pensare “secondo gli uomini”. Su questa
contrapposizione inconciliabile si sviluppa la conseguente riflessione di Gesù
sul rinnegare se stessi, sul perdere la propria vita per guadagnarla e sul
giudizio finale. E’ Benedetto XVI, con le sue omelie alla Giornata Mondiale dei
Giovani di Colonia ad aiutarci a comprendere la diversità di questi due modi di
pensare:
Pensare secondo Dio: “(Dio) contrappone al potere
rumoroso e prepotente di questo mondo il potere inerme dell’amore, che sulla
Croce – e poi sempre di nuovo nel corso della storia – soccombe, e tuttavia
costituisce la cosa nuova, divina che poi si oppone all’ingiustizia e instaura
il Regno di Dio”.
Pensare secondo gli uomini: “(l’uomo oggi pretende di)
prendere
totalmente nelle proprie mani il destino del mondo ... L’assolutizzazione di
ciò che non è assoluto ma relativo si chiama totalitarismo. Non libera l’uomo,
ma gli toglie la sua dignità e lo schiavizza”.
Fin dal suo primo discorso ai Cardinali elettori, Papa Francesco ha
messo in guardia dal pericolo della mondanità: “Quando non si confessa
Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.”. Nella Evangelii Gaudium ha approfondito questa
riflessione che consiglio di leggere e meditare attentamente per non cadere
nello stesso errore di San Pietro: “La mondanità spirituale, che si nasconde dietro
apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare,
al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. È
quello che il Signore rimproverava ai Farisei: «E come potete credere, voi che
ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene
dall’unico Dio?» (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri
interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda
del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua. Dal momento che
è legata alla ricerca dell’apparenza, non sempre si accompagna con peccati
pubblici, e all’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa,
«sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità
semplicemente morale».(n.93).
Oltre a professare la fede di Pietro, è necessario imparare anche a
rinnegare se stessi per salvare la propria vita e cambiare il mondo nel segno
dell’amore. Per questo andiamo a Messa tutte le Domeniche e ci nutriamo il più
spesso possibile dell’Eucaristia. A scanso di equivoci, è fuori dubbio che alla
fine ciascuno raccoglierà ciò che avrà seminato.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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