venerdì 1 settembre 2023

Il Vangelo della salute del 03/09/2023

Michelangelo, Crocifissione di S. Pietro, Cappella Paolina - Città del Vaticano

XXII Domenica del Tempo Ordinario, “A”.

Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso

DAL VANGELO SECONDO MATTEO (16, 21-27).
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni». Parola del Signore.

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Dopo la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo, Gesù comincia a parlare apertamente della sua passione. Siamo ad una svolta importante della sua missione, d’ora in poi il racconto evangelico si sviluppa fino a portarci dalle parole ai fatti, quando a Gerusalemme gli avvenimenti annunciati si realizzeranno. La morte del Battista è stata per Gesù una anticipazione che lo ha reso più consapevole di ciò che l’attende: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva … venire ucciso”. La sua morte e tutti gli avvenimenti che l’accompagneranno metteranno in evidenza la sua totale fedeltà alla volontà di Dio per la salvezza del mondo tamquam cadaver”, cioè come un cadavere. Intanto continua l’impegno per l’edificazione del regno di Dio sulla terra con la predicazione del Vangelo, accompagnata dai segni

Dopo il tempo dedicato esclusivamente alla loro formazione, lontano dalle folle di Galilea, e soprattutto dopo la professione di fede di Pietro, Gesù riteneva che i discepoli fossero ormai pronti ad accettare questo annuncio. Ed invece, proprio colui che aveva accolto nel suo cuore la luce divina della rivelazione e aveva proclamato solennemente: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, è il primo ad opporsi. Addirittura tenta di prevaricare Gesù, fino a mettersi davanti al Signore per guidare e dominare gli eventi a modo suo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma viene prontamente ridimensionato da Gesù, con parole mai tanto dure, diventate popolarmente proverbiali: “Va’ de retro, satana! - Va’ dietro a me, Satana!”.

E’ stato sufficiente parlare di sofferenza, croce e morte per far venire a galla tutte le resistenze e le difficoltà presenti nell’animo di Pietro e dei discepoli. Il dilemma consiste nel pensare secondo Dio o nel pensare  secondo gli uomini”. Su questa contrapposizione inconciliabile si sviluppa la conseguente riflessione di Gesù sul rinnegare se stessi, sul perdere la propria vita per guadagnarla e sul giudizio finale. E’ Benedetto XVI, con le sue omelie alla Giornata Mondiale dei Giovani di Colonia ad aiutarci a comprendere la diversità di questi due modi di pensare:  

Pensare secondo Dio: “(Dio) contrappone al potere rumoroso e prepotente di questo mondo il potere inerme dell’amore, che sulla Croce – e poi sempre di nuovo nel corso della storia – soccombe, e tuttavia costituisce la cosa nuova, divina che poi si oppone all’ingiustizia e instaura il Regno di Dio.

Pensare secondo gli uomini: “(l’uomo oggi pretende di) prendere totalmente nelle proprie mani il destino del mondo ... L’assolutizzazione di ciò che non è assoluto ma relativo si chiama totalitarismo. Non libera l’uomo, ma gli toglie la sua dignità e lo schiavizza”.

Fin dal suo primo discorso ai Cardinali elettori, Papa Francesco ha messo in guardia dal pericolo della mondanità: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.”. Nella Evangelii Gaudium ha approfondito questa riflessione che consiglio di leggere e meditare attentamente per non cadere nello stesso errore di San Pietro: “La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. È quello che il Signore rimproverava ai Farisei: «E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?» (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua. Dal momento che è legata alla ricerca dell’apparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici, e all’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, «sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale».(n.93).

Oltre a professare la fede di Pietro, è necessario imparare anche a rinnegare se stessi per salvare la propria vita e cambiare il mondo nel segno dell’amore. Per questo andiamo a Messa tutte le Domeniche e ci nutriamo il più spesso possibile dell’Eucaristia. A scanso di equivoci, è fuori dubbio che alla fine ciascuno raccoglierà ciò che avrà seminato.

Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

 

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