Rutilio Manetti, Cristo e l’adultera, XVII secolo, Siena, collezione Monte dei Paschi. |
XXIII Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Se
ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello.
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (18, 15-20).
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te
e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non
ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta
sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla
comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e
il pubblicano.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore.
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Il brano odierno fa parte del quarto discorso inserito da san Matteo
nel suo vangelo riguardante “La vita della Comunità”, nel quale l’Evangelista
ha raccolto alcuni insegnamenti di Gesù relativi ai rapporti tra discepoli, che
devono essere improntati alla carità fraterna per superare difficoltà, disagi e
conflitti che insorgono nella vita in comune, come lui stesso ci ha insegnato.
Nella seconda parte del suo vangelo Matteo parla spesso della Chiesa e
delle sue caratteristiche e la descrive come la Comunità escatologica, cioè la
comunità raccolta attorno a Gesù risorto, che continua la sua missione nella
storia e vive in costante attesa del suo ritorno. D’altra parte, più ci si
avvicina a Gerusalemme, cioè ai giorni della sua passione morte e risurrezione,
più si acuisce la polemica tra la Sinagoga, cioè il popolo d’Israele, e la
Chiesa, la nuova Comunità di coloro che hanno creduto in Gesù, fino alla loro
definitiva separazione che avverrà con il Concilio di Gerusalemme (vedi Atti
15,1-29).
Il discorso (cfr. Mt 18,1) inizia da una domanda dei discepoli su chi
fosse il più grande nel regno dei cieli. Dopo aver indicato i bambini come
modello e misura per far parte del regno di Dio, Gesù parla dei “piccoli”, cioè i deboli nella
fede, che non devono essere scandalizzati, ma sostenuti, perché sono al centro
dell’attenzione di Dio Padre.
Anche il nostro brano, noto come “la correzione fraterna”, in cui Gesù dice come
comportarsi con un fratello che commette una colpa verso un altro fratello, va
letto nella stessa prospettiva della sollecitudine del Padre per i piccoli, che
non devono andare perduti. Sono previsti tre gradi di intervento, il primo a tu
per tu, per evitare lo scandalo pubblico; un secondo alla presenza di due o tre
testimoni, per accrescere l’autorità dei censori; e quindi la cosa va resa nota
“alla
comunità”,
cioè alla Chiesa, a cui il Signore Gesù ha
trasmesso il suo stesso potere di “legare e di sciogliere” (cfr. Mt 16,19).
Due riflessioni conclusive. Dalla fede comune nel Signore Gesù,
fondamento e ragione della comunione di vita tra i discepoli, scaturiscono
anche nuove relazioni umane, che superano i normali rapporti di tipo affettivo,
psicologico, sociologico, culturale, razziale fino a trascendere gli stessi
legami di sangue, oltre ogni forma di discriminazione.
Dalla comunione di fede nel Signore nasce la nuova Famiglia umana dalle
dimensioni universali, nella quale Dio è l’unico Padre e tutti gli uomini
diventano figli nel Figlio e fratelli fra di loro. Chiamarsi “fratello e sorella” tra cristiani significa
condividere questo mistero di comunione e la prospettiva di questa assoluta
novità relazionale tra tutti gli uomini.
Questa comunione diventa anche la ragione per la quale non si può
rimanere indifferente davanti alla “colpa” dell’altro. Non si tratta del moralismo bigotto di
chi ama farsi gli affari altrui, ma è Gesù stesso che mi chiede di fare tutto
il possibile per “guadagnare il mio fratello”, prima di considerarlo
alla stregua di un “pagano o pubblicano”.
Una delle finalità fondamentali della missione della Chiesa nel mondo è
essere segno dell’unità di tutto il genere umano (cfr. Lumen Gentium n.1). La correzione fraterna
esige tra i cristiani la condizione spirituale e morale di un’adesione
incondizionata alla Parola di Gesù, senza la quale non è possibile la sua
attuazione.
don Marco Belladelli.
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