venerdì 26 maggio 2023

Il Vangelo della salute del 28/05/2023

 

Giovanni Belbello da Pavia (miniatore), Pentecoste, 1442,
Messale della marchesa Barbara di Brandeburgo (Museo Diocesano - Mantova)

Solennità di Pentecoste “A”

S. Messa della vigilia

Sgorgheranno fiumi di acqua viva.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (7,37-39).
 Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: "Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva". Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato. Parola del Signore.

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S. Messa del giorno

Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi:

ricevete lo Spirito Santo.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI  (20, 19-23).
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Parola del Signore.

La solennità di Pentecoste meriterebbe ben altro risalto pastorale e liturgico. Penso per esempio al clima di attesa che si crea con la novena del Natale, all’intensità spirituale con cui ci si prepara a vivere la Pasqua. Purtroppo la riforma liturgica ha privato questa festa anche dell’ottava, cioè di solennizzarne la celebrazione negli otto giorni successivi, come avviene per la Pasqua e per il Natale. Di fatto molti

cattolici la confondono con una qualsiasi Domenica dell’anno liturgico e lo Spirito Santo rimane per gran parte dei cristiani il Dio sconosciuto, come lo definiva uno dei più grandi teologi del XX secolo, Hans Urs Von Balthasar, elevato alla dignità cardinalizia da san Giovanni Paolo II pochi giorni prima di morire.  Quando parliamo dello Spirito Santo, parliamo del mistero stesso di Dio: lo Spirito Santo è la terza Persona della SS. Trinità e non una delle tante devozioni della spiritualità cristiana. La genericità del titolo (nel senso che ‘Spirito Santo’ lo si può dire anche del Padre e del Figlio), non giustifica la poca considerazione per la sua realtà e per l’importanza del suo intervento nella storia della salvezza, assolutamente fondamentali per la redenzione universale e la nostra esperienza di fede. Per  ovviare a questa situazione si dovrebbe cominciare con il dare molto più rilievo alla celebrazione della veglia che precede il giorno di Pentecoste e magari reintrodurre pure l’ottava, come per la Pasqua e il Natale.

Cominciamo la nostra riflessione dal testo della S. Messa della vigilia. Al capitolo 7 di Giovanni Gesù paragona lo Spirito Santo all’acqua che disseta. Siamo a Gerusalemme, nel giorno solenne della festa delle Capanne, quando il Sommo Sacerdote processionalmente andava ad attingere l’acqua alla piscina di Siloe per poi versarla oltre le mura della città, gesto che voleva significare l’abbondanza d’Israele di cui avrebbero goduto anche tutte le nazioni del mondo. Per la folla era quella l’occasione per lasciarsi prendere da un entusiasmo messianico, che spesso sconfinava nel fanatismo. In quel preciso momento Gesù, ritto in piedi in mezzo alla folla, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me” (Gv 7,37-38) riferendosi al dono dello Spirito che sarebbe stato effuso sul mondo dopo la sua risurrezione. Lui stesso ne è la sorgente e colui che ne beve sarà a sua volta dispensatore dello Spirito presso tutti gli uomini.

Il simbolo dell’acqua fa riferimento alla vita, senza di essa infatti non c’è vita (cfr. Gen 2,4bss). L’acqua viva di Gesù però non è semplicemente l’elemento naturale necessario alla vita vegetativa umana e infraumana. L’acqua viva di Gesù è lo Spirito Santo, la cui azione è finalizzata a rendere la nostra vita divina ed eterna, liberandola dai limiti della caducità e dalla corruzione a cui è sottoposta nell’ordine della natura.

La Pentecoste, in quanto compimento di quella salvezza che Gesù ci ha acquistato a prezzo del suo sangue, è in strettissima relazione con la Pasqua e l’annuncio profetico di Gv 7 si realizza il giorno di Pasqua nel cenacolo, quando Gesù risorto soffia sugli apostoli e dice loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Il dono dello Spirito è dato per continuare la stessa missione di salvezza iniziata da Gesù e culminata nella risurrezione.  

All’inizio della creazione Dio Padre aveva soffiato l’alito di vita nelle narici dell’uomo (Gen 2,7), ora il Cristo risorto, il nuovo Adamo, alita su gli Apostoli e dona lo Spirito Santo per dare inizio alla nuova creazione, libera dal peccato e da tutte le sue conseguenze, che consiste nel rendere l’uomo partecipe della sua stessa vita di risorto. “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”: la Chiesa ritiene queste parole fondative del sacramento della penitenza, attraverso di esse Gesù conferisce ai discepoli il potere di perdonare i peccati, potere divino (cfr. Mc 2,5) che lui stesso aveva esercitato nel suo ministero. Lo Spirito Santo ci è donato perché ogni uomo creda che Gesù è il Figlio di Dio, venuto nel mondo, e perché credendo tutti “abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

Non c’è niente che possa arrestare l’azione dello Spirito. La sua opera la si riconosce quando il semplicemente umano si trasforma in qualcosa di “eroico”, assumendo le caratteristiche della carità divina, cioè di un amore e un’offerta di vita in tutto e per tutto simili a quelli di Gesù per ciascuno di noi. Penso ai tanti fratelli e sorelle che quotidianamente in ogni parte del mondo fanno dell’amore di Gesù il paradigma della loro vita, umilmente, in silenzio. Del resto, come disse Gesù a Nicodemo: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8) ieri, oggi e per sempre. Invochiamo insieme il dono della Spirito su noi, le nostre Famiglie, la Chiesa e il mondo intero: Veni, creator Spiritus, mentes tuorum visita, imple superna gratia quae tu creasti pectora. Vieni, Spirito creatore, visita le menti dei tuoi fedeli e riempi delle tua grazia divina i cuori che tu hai plasmato!

Buona Pentecoste a tutti, oggi e sempre!

don Marco Belladelli.


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