Giovanni Belbello da Pavia (miniatore), Pentecoste, 1442, Messale della marchesa Barbara di Brandeburgo (Museo Diocesano - Mantova) |
Solennità di Pentecoste “A”
S. Messa della vigilia
Sgorgheranno fiumi di acqua viva.
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (7,37-39).
Nell'ultimo giorno, il grande giorno
della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: "Se qualcuno ha sete, venga a
me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno
fiumi di acqua viva". Questo egli disse dello Spirito che avrebbero
ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù
non era ancora stato glorificato. Parola del Signore.
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S. Messa del giorno
Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi:
ricevete lo Spirito Santo.
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (20, 19-23).
La
sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del
luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette
in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il
fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io
mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A
coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati». Parola del Signore.
La solennità di Pentecoste meriterebbe ben altro risalto pastorale e liturgico. Penso per esempio al clima di attesa che si crea con la novena del Natale, all’intensità spirituale con cui ci si prepara a vivere la Pasqua. Purtroppo la riforma liturgica ha privato questa festa anche dell’ottava, cioè di solennizzarne la celebrazione negli otto giorni successivi, come avviene per la Pasqua e per il Natale. Di fatto molti
cattolici la confondono con una qualsiasi Domenica dell’anno liturgico e lo Spirito Santo rimane per gran parte dei cristiani “il Dio sconosciuto”, come lo definiva uno dei più grandi teologi del XX secolo, Hans Urs Von Balthasar, elevato alla dignità cardinalizia da san Giovanni Paolo II pochi giorni prima di morire. Quando parliamo dello Spirito Santo, parliamo del mistero stesso di Dio: lo Spirito Santo è la terza Persona della SS. Trinità e non una delle tante devozioni della spiritualità cristiana. La genericità del titolo (nel senso che ‘Spirito Santo’ lo si può dire anche del Padre e del Figlio), non giustifica la poca considerazione per la sua realtà e per l’importanza del suo intervento nella storia della salvezza, assolutamente fondamentali per la redenzione universale e la nostra esperienza di fede. Per ovviare a questa situazione si dovrebbe cominciare con il dare molto più rilievo alla celebrazione della veglia che precede il giorno di Pentecoste e magari reintrodurre pure l’ottava, come per la Pasqua e il Natale.Cominciamo la nostra riflessione dal testo della S. Messa della
vigilia. Al capitolo 7 di Giovanni Gesù paragona lo Spirito Santo all’acqua che
disseta. Siamo a Gerusalemme, nel giorno solenne della festa delle Capanne, quando il Sommo Sacerdote
processionalmente andava ad attingere l’acqua alla piscina di Siloe per poi
versarla oltre le mura della città, gesto che voleva significare l’abbondanza
d’Israele di cui avrebbero goduto anche tutte le nazioni del mondo. Per la
folla era quella l’occasione per lasciarsi prendere da un entusiasmo
messianico, che spesso sconfinava nel fanatismo. In quel preciso momento Gesù,
ritto in piedi in mezzo alla folla, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga
a me, e beva chi crede in me” (Gv 7,37-38) riferendosi al dono dello Spirito che
sarebbe stato effuso sul mondo dopo la sua risurrezione. Lui stesso ne è la
sorgente e colui che ne beve sarà a sua volta dispensatore dello Spirito presso
tutti gli uomini.
Il simbolo dell’acqua fa riferimento alla vita, senza di essa infatti
non c’è vita (cfr. Gen 2,4bss). L’acqua viva di Gesù però non è semplicemente
l’elemento naturale necessario alla vita vegetativa umana e infraumana. L’acqua
viva di Gesù è lo Spirito Santo, la cui azione è finalizzata a rendere la
nostra vita divina ed eterna, liberandola dai limiti della caducità e dalla
corruzione a cui è sottoposta nell’ordine della natura.
La Pentecoste, in quanto compimento di quella salvezza che Gesù ci ha
acquistato a prezzo del suo sangue, è in strettissima relazione con la Pasqua e
l’annuncio profetico di Gv 7 si realizza il giorno di Pasqua nel cenacolo,
quando Gesù risorto soffia sugli apostoli e dice loro: “Ricevete lo Spirito Santo.
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati”. Il dono dello Spirito è dato per continuare la stessa
missione di salvezza iniziata da Gesù e culminata nella risurrezione.
All’inizio della creazione Dio Padre aveva soffiato
l’alito di vita nelle narici dell’uomo (Gen 2,7), ora il Cristo risorto, il
nuovo Adamo, alita su gli Apostoli e dona lo Spirito Santo per dare inizio alla
nuova creazione, libera dal peccato e da tutte le sue conseguenze, che consiste
nel rendere l’uomo partecipe della sua stessa vita di risorto. “A
coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati”: la Chiesa ritiene queste
parole fondative del sacramento della penitenza, attraverso di esse Gesù
conferisce ai discepoli il potere di perdonare i peccati, potere divino (cfr.
Mc 2,5) che lui stesso aveva esercitato nel suo ministero. Lo Spirito Santo ci
è donato perché ogni uomo creda che Gesù è il Figlio di Dio, venuto nel mondo,
e perché credendo tutti “abbiano la vita e l'abbiano in
abbondanza” (Gv 10,10).
Non c’è niente che possa arrestare l’azione dello
Spirito. La sua opera la si riconosce quando il semplicemente umano si
trasforma in qualcosa di “eroico”, assumendo le caratteristiche della carità
divina, cioè di un amore e un’offerta di vita in tutto e per tutto simili a
quelli di Gesù per ciascuno di noi. Penso ai tanti fratelli e sorelle che
quotidianamente in ogni parte del mondo fanno dell’amore di Gesù il paradigma
della loro vita, umilmente, in silenzio. Del resto, come disse Gesù a Nicodemo:
“Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai
da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv
3,8) ieri, oggi e per sempre. Invochiamo insieme il dono della Spirito su noi,
le nostre Famiglie, la Chiesa e il mondo intero: Veni, creator Spiritus, mentes tuorum visita, imple
superna gratia quae tu creasti pectora. Vieni, Spirito creatore, visita le menti dei tuoi fedeli
e riempi delle tua grazia divina i cuori che tu hai plasmato!
Buona Pentecoste a tutti, oggi e sempre!
don Marco Belladelli.
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