Giulio Cesare Procaccini, “Ultima Cena”, Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, 1616-1618. |
VI Domenica di Pasqua “A”
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI
(14, 15-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete
i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non
può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli
rimane presso di voi e sarà in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Parola del Signore.
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Oggi Gesù annuncia il dono dello Spirito Santo,
compimento della Pasqua ed un evento altrettanto sorprendente e importante per
la salvezza dell’umanità. In cambio chiede ai discepoli di amare come lui ci ha
amato, fino alla fine. L’esperienza cristiana è essenzialmente carismatica, nel
senso che è tutta segnata dalla presenza e dall’opera dello Spirito Santo,
senza del quale si ridurrebbe a mera e vuota formalità. Con il dono dello
Spirito Santo l’umanità, come il figliol prodigo, ritrova la via del ritorno
alla casa del Padre, fino al riconoscimento di Dio come creatore e salvatore.
Senza lo Spirito, dopo la Pasqua i discepoli con le loro paure sarebbero
tornati ciascuno a casa propria, come stavano per fare i discepoli di Emmaus
(cfr Lc 24,13ss), e la Chiesa non avrebbe visto la luce. Con il dono dello
Spirito Santo si realizza invece la profezia di Gesù: “quando
sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv
12,32).
L’annuncio del distacco di Gesù provoca nei discepoli uno
scoramento, come se tutto dovesse finire. Attraverso l’osservanza dei
comandamenti, Gesù li invita ad avere
fede e ad amare come lui ci ha insegnato, per mezzo del dono dello Spirito
Santo da parte del Padre, quale unica e concreta via di salvezza per tutti.
L’effusione dello Spirito Santo porta a compimento il piano di salvezza di Dio,
iniziato con la creazione e la redenzione. Il brano odierno è la prima delle
cinque volte in cui Gesù durante
l’ultima cena parla dello Spirito Santo per
annunciarne la venuta e descriverne l’azione specifica. Gesù stesso
prega il Padre perché mandi lo Spirito. Paràclito
significa Consolatore, letteralmente
avvocato difensore, non
tanto nel senso giuridico del termine, ma di colui che ci assiste e ci aiuta,
l’esatto opposto di satana, l’avversario.
Mentre satana, dopo averci tentato e fatto
cadere nel peccato, ci accusa davanti a Dio della nostra infedeltà, il Paràclito si
comporta esattamente al contrario, prende le nostre difese, secondo la logica
della divina misericordia, e viene “per rimanere con voi per sempre”.
Oltre a soccorrerci nelle difficoltà e a sostenerci nelle debolezze e
nell’infermità, facendosi garante della nostra fedeltà davanti a Dio, nel “rimanere
con voi per sempre” diventa il tramite per la
comunione con Gesù e con il Padre. Ecco che cosa significa il “non
vi lascerò orfani, verrò da voi” del v. 18. Più avanti Gesù lo
chiamerà: “lo Spirito della verità”, sempre in opposizione
al diavolo, la cui peculiarità è di essere il
principe della menzogna, colui che inganna, manipola e
stravolge il valore e il significato della realtà. Questa è anche la ragione
per cui il mondo non può ricevere e nemmeno vedere e riconoscere lo Spirito di
Dio. Soltanto chi crede potrà riconoscerlo nell’esperienza viva della presenza
di Gesù ed essere guidato alla verità tutta intera. Oltre a dimorare in noi e a
non farci sentire orfani, lo Spirito ci introduce alla vita di comunione piena
con il Figlio e con il Padre, che concretamente significa imparare ad amare
come Gesù ci ha amato. Mi spiego con un esempio: quando lavoravo in Ospedale ho
incontrato un ragazzo che non dimenticherò mai, non aveva ancora trent’anni e
per lui non c’era più niente da fare. Come tanti altri ragazzi della sua età,
nell’adolescenza aveva abbandonato la Chiesa per vivere a pieni polmoni tutto
quello che la vita gli offriva. Ora è lui a cercarmi, mi accoglie con una gioia
che mi imbarazza, come se fossi Gesù in persona. La grave patologia di cui
soffre gli impedisce di parlare. Scrive con frenesia su qualsiasi pezzo di carta
gli capiti in mano. Mi chiede di aiutarlo ad incontrare Dio e nient’altro,
perché ha capito che soltanto Lui può dargli pace e senso a quanto sta vivendo.
L’ultima volta che lo vidi era ricoverato in un hospice e lo riconobbi a mala
pena, tanto il suo volto era sfigurato dalla malattia. Un calice amaro bevuto
fino all’ultima goccia. Da dove gli è venuto quel desiderio di Dio? Chi gli ha
aperto il cuore? Chi gli ha dato la forza di non ribellarsi, ma di offrire la
sua vita come un atto di amore per la sua famiglia, per chi l’aveva amato, per
gli amici … ?
“O Santo Spirito,
vieni nel mio cuore, con la tua potenza attiralo a te, o Dio e concedimi carità
con timore …” (S. Caterina da
Siena). Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
Grazie Don Marco .Buona domenica a tutti ❤️🙏
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