sabato 20 maggio 2023

Il Vangelo della salute del 21/05/2023

Andrea Mantegna, Ascensione, 1464-65, Galleria degli Uffizi (FI)

Solennità dell’Ascensione “A”

Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.

DAL VANGELO SECONDO MATTEO  (28, 16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore.

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La solennità dell’Ascensione è il vertice della glorificazione di Gesù, processo iniziato con la passione, secondo l’evangelista Giovanni. Dopo quaranta giorni dalla sua risurrezione, a Gesù viene di nuovo attribuita la gloria di Figlio unigenito che gli era propria fin dalla fondazione del mondo, con una novità non certo secondaria e accessoria:  alla gloria divina viene associata per sempre anche la natura umana, cioè quel corpo che egli ha assunto per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria, con il quale ha vissuto in mezzo a noi, camminando per le strade del mondo, sopportando il caldo e il freddo, la fame e la sete, e condividendo le gioie e le tristezze, le speranze e le angosce della nostra vita terrena. Con quel corpo ha patito le sofferenze della passione, fino alla morte di croce. Attraverso la comunione a quel corpo, di cui ci nutriamo nel convito eucaristico, anche noi entriamo a far parte del mistero della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Quel corpo diventa il cardine della salvezza (caro, cardo salutis).

Davanti  al mistero dell’Ascensione non lasciamoci prendere dalla sindrome dell’abbandono, spesso evidenziata da tanti predicatori nelle loro omelie. Gesù salendo al cielo non allontana l’uomo da Dio, ma lo avvicina in un modo molto più stretto di quanto lo fosse nel paradiso terrestre, quando prima del peccato Adamo ed Eva sentivano i passi di Dio nel giardino e parlavano direttamente con Lui. Matteo infatti conclude il suo vangelo, dando risalto a questa presenza di Gesù accanto a noi ogni giorno, fino alla fine dei tempi: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Questa prossimità è per la missione della Chiesa, e cioè riunire tutti gli uomini nell’unica famiglia di Dio. Ogni momento è quindi quello favorevole per la conversione (cfr. 2Cor 6,2). La promessa di Gesù che una volta innalzato da terra avrebbe attirato tutti a sé (cfr. Gv 12,32),  non si esaurisce nell’evento della croce, ma trova il suo pieno compimento nell’ascensione al cielo. Come il figliol prodigo, attratto dall’amore misericordioso di Gesù, la Chiesa e tutta la storia umana hanno imboccato la via del ritorno a Dio. Ogni momento è propizio per rientrare in sé stessi, per riconoscere il proprio peccato e per incamminarsi sulla strada che conduce verso la casa del Padre misericordioso. Gesù ha inaugurato questa via e per primo l’ha percorsa fino in fondo, portando al Padre il dono prezioso dell’umanità redenta per mezzo delle sue sante piaghe: “dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt 2,24).

Che cosa significa allora: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Di quale potere si tratta? Gesù dice “ogni” potere, cioè tutti, nessuno escluso, per dire che il corso degli eventi personali e più in generale pure quelli della storia umana sono nella sua piena e totale disponibilità, anche se apparentemente, secondo certe logiche della cultura del nostro tempo, questa affermazione sembra del tutto assurda. La sconfitta del principe di questo mondo, che nonostante tutto continua a far credere il contrario (cfr. Mt 4,8ss),  è una certezza. A noi il compito di collaborare con la potenza di Gesù per orientare tutto verso l’edificazione del regno di Dio, secondo il mandato ricevuto dagli apostoli di evangelizzare (predicare il Vangelo) e battezzare (dispensare la grazia dei sacramenti), cioè di rendere presente il Cristo che salva, perché ogni uomo possa conoscerlo, amarlo e servirlo. Ogni realtà e ogni situazione è buona per annunciare il Vangelo e contribuire alla salvezza di chicchessia. Si tratta di impegnarsi per quello che San Paolo VI chiamava “la costruzione della civiltà dell’amore” (17/05/1970). Nella festa dell’Ascensione è annunciato anche il senso della storia, riassunto in una paziente opera, per mezzo della quale Dio attira tutti a sé. E’ la missione dello Spirito Santo, che in questi giorni che precedono la solennità di Pentecoste, invocheremo con forza per essere partecipi dei suoi doni.

Buona Ascensione a tutti!

don Marco Belladelli.

 

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