![]() |
Andrea Mantegna, Ascensione, 1464-65, Galleria degli Uffizi (FI) |
Solennità dell’Ascensione “A”
Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (28, 16-20)
In
quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva
loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e
disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate
dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho
comandato. Ed ecco, io Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
------------------------------------------------------------------------------------------------
La
solennità dell’Ascensione è il vertice della glorificazione di Gesù, processo
iniziato con la passione, secondo l’evangelista Giovanni. Dopo quaranta giorni
dalla sua risurrezione, a Gesù viene di nuovo attribuita la gloria di Figlio
unigenito che gli era propria fin dalla fondazione del mondo, con una novità
non certo secondaria e accessoria: alla
gloria divina viene associata per sempre anche la natura umana, cioè quel corpo
che egli ha assunto per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di
Maria, con il quale ha vissuto in mezzo a noi, camminando per le strade del
mondo, sopportando il caldo e il freddo, la fame e la sete, e condividendo le
gioie e le tristezze, le speranze e le angosce della nostra vita terrena.
Con quel corpo ha patito le sofferenze della passione, fino alla morte di
croce. Attraverso la comunione a quel corpo, di cui ci nutriamo nel convito
eucaristico, anche noi entriamo a far parte del mistero della Santissima
Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Quel corpo diventa il cardine della
salvezza (caro, cardo salutis).
Davanti al mistero
dell’Ascensione non lasciamoci prendere dalla sindrome dell’abbandono, spesso
evidenziata da tanti predicatori nelle loro omelie. Gesù salendo al cielo non
allontana l’uomo da Dio, ma lo avvicina in un modo molto più stretto di quanto
lo fosse nel paradiso terrestre, quando prima del peccato Adamo ed Eva
sentivano i passi di Dio nel giardino e parlavano direttamente con Lui. Matteo
infatti conclude il suo vangelo, dando risalto a questa presenza di Gesù
accanto a noi ogni giorno, fino alla fine dei tempi: “Ed ecco, io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Questa prossimità è
per la missione della Chiesa, e cioè riunire tutti gli uomini nell’unica
famiglia di Dio. Ogni momento è quindi quello favorevole per la conversione
(cfr. 2Cor 6,2). La promessa di Gesù che una volta innalzato da terra avrebbe attirato tutti a
sé (cfr. Gv 12,32), non si esaurisce
nell’evento della croce, ma trova il suo pieno compimento nell’ascensione al
cielo. Come il figliol prodigo, attratto dall’amore misericordioso di Gesù, la
Chiesa e tutta la storia umana hanno imboccato la via del ritorno a Dio. Ogni
momento è propizio per rientrare in sé stessi, per riconoscere il proprio
peccato e per incamminarsi sulla strada che conduce verso la casa del Padre
misericordioso. Gesù ha inaugurato questa via e per primo l’ha percorsa fino in
fondo, portando al Padre il dono prezioso dell’umanità redenta per mezzo delle
sue sante piaghe: “dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt 2,24).
Che cosa significa allora:
“Mi è
stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Di quale potere si tratta? Gesù
dice “ogni” potere, cioè tutti,
nessuno escluso, per dire che il corso degli eventi personali e più in generale
pure quelli della storia umana sono nella sua piena e totale disponibilità,
anche se apparentemente, secondo certe logiche della cultura del nostro tempo,
questa affermazione sembra del tutto assurda. La sconfitta del principe di questo mondo, che nonostante tutto
continua a far credere il contrario (cfr. Mt 4,8ss), è una certezza. A noi il compito di
collaborare con la potenza di Gesù per orientare tutto verso l’edificazione del
regno di Dio, secondo il mandato ricevuto dagli apostoli di
evangelizzare (predicare il Vangelo) e battezzare (dispensare la grazia dei
sacramenti), cioè di rendere presente il Cristo che salva, perché ogni
uomo possa conoscerlo, amarlo e servirlo. Ogni realtà e ogni situazione è buona
per annunciare il Vangelo e contribuire alla salvezza di chicchessia. Si
tratta di impegnarsi per quello che San Paolo VI chiamava “la costruzione della civiltà dell’amore” (17/05/1970). Nella festa
dell’Ascensione è annunciato anche il senso della storia, riassunto in una
paziente opera, per mezzo della quale Dio attira tutti a sé. E’ la missione
dello Spirito Santo, che in questi giorni che precedono la solennità di
Pentecoste, invocheremo con forza per essere partecipi dei suoi doni.
Buona Ascensione a tutti!
don Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento