sabato 6 maggio 2023

Il Vangelo della salute del 07/05/2023

Cosimo Rosselli - Biagio d'Antonio, Ultima cena, 1481 - Cappella Sistina (Vaticano). 

V Domenica di Pasqua “A”

Io sono la via , la verità, la vita

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI  (14, 1-12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre». Parola del Signore.

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Il brano di oggi è tratto dai discorsi di Gesù durante l’ultima cena. Dopo la rivelazione del traditore, Giuda ha abbandonato il cenacolo, a Pietro viene annunciato il suo prossimo  rinnegamento e Gesù parla agli Apostoli della sua dipartita: “Dove vado io, tu per ora non puoi seguirmi”(13,26). Contrapposizioni, sconfessioni, incomprensioni e abbandoni, tutte circostanze che turbano l’animo dei presenti e mettono in evidenza il punto debole dell’opera di Gesù: gli Apostoli. Coloro che egli aveva scelto, perché stessero con lui e per continuare la sua missione (cfr. Mc 3,14), rivelano tutta la loro umana fragilità. Sono pieni di paure, chiusi in se stessi e soprattutto continuano a non capire il disegno di Dio che Gesù è venuto a realizzare. E poi c’è da fare i conti con il tradimento di Giuda che proietta un’ombra di morte sul cenacolo, era infatti nota a tutti l’intenzione dei capi del popolo di uccidere Gesù (cfr. Gv 11,47ss).

Pur essendo prossimo alla morte, Gesù non pensa a se stesso, ma si prende cura degli Apostoli, del loro smarrimento dopo la rivelazione del traditore e soprattutto per l’annuncio della sua prossima dipartita: “Non sia turbato il vostro cuore”. Il termine greco che traduce “turbamento” trae origine dal moto perpetuo delle acque del mare, che anche quando sembrano una tavola, sotto la superficie sono sempre in movimento, immagine che ben rappresenta la condizione dell’animo umano di fronte alle difficoltà, soprattutto quando si tratta della morte. Trascinati nell’abisso della perdizione insieme a coloro che abbiamo perso e incapaci di opporre una qualsiasi resistenza, sembra non esserci nessuna possibilità di scampo. Di fronte al turbamento degli apostoli, Gesù li rassicura che non saranno né dimenticati, né abbandonati: “Abbiate fede in Dio e in me …, Vado a prepararvi un posto …, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via”. Ma l’inquietudine degli Apostoli,  non aiuta certo l’ascolto e la comprensione. Una situazione che ben rappresenta i momenti della vita in cui non intendiamo il senso dell’agire di Dio e ci scontriamo con la paradossale assurdità dell’umana esistenza, fino a considerare Dio un nemico da cui difendersi. Per due volte Gesù viene interrotto dall’incontenibile inquietudine dei suoi interlocutori. Prima Tommaso chiede: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”. E poi Filippo ribatte: “Mostraci il Padre e ci basta”. La risposta al primo è: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Tradotto in una forma più immediata: “Avete me e non vi basta? Con me c’è anche il Padre. Credetelo per le opere che compio”.  Nella risposta a Filippo insiste su questa perfetta unione d’intenti e di azione con il Padre. E’ la sintesi dell’esperienza pasquale, e cioè vivere con Gesù, in Gesù, per Gesù è anche vivere in piena comunione con il Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Una esperienza di fede e di vita che trova conferma nelle opere compiute: “Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste”. Interroghiamoci sinceramente: ci basta Gesù, o abbiamo bisogno di altro? Ci basta quanto egli ha fatto per noi, oppure vogliamo di più? Di che cosa andiamo in cerca? Forse non è ancora il momento per un confronto tanto serrato … Forse pensiamo di avere ancora tante cartucce da sparare, prima di arrenderci al Signore ed imboccare la sua “via” benedetta, di accogliere la santa “verità” che ci ha rivelato, di immergerci anima e corpo in questa novità di “vita” che ha come fondamento la sua risurrezione … Quello che Gesù dice riguardo ai discepoli, che compiranno opere ancora più grandi delle sue, lo abbiamo toccato con mano in duemila anni di storia della Chiesa, nella vita di tanti uomini e donne che hanno fatto di Gesù la ragione della loro vita, i Santi, e tutti ne siamo testimoni. La Pasqua, per dirla con san Giovanni Paolo II, è il momento del: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Buona Domenica! 

don Marco Belladelli.

 

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