Ludovico Carracci, La Trasfigurazione, 1595/6, Pinacoteca Nazionale di Bologna. |
II Domenica di Quaresima “A”
Il
suo volto brillò come il sole.
dal
vangelo secondo matteo (17, 1-9).
In
quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li
condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il
suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed
ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Parola del Signore.
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Anche la trasfigurazione è un classico della seconda domenica di
Quaresima, una tappa obbligata del percorso penitenziale della Quaresima, sacramento
della nostra conversione. Se le tentazioni di Gesù nel deserto rappresentano
l’inizio e la ragione della nostra fedeltà a Dio nel cammino di lotta
quotidiana contro il male, la trasfigurazione è il traguardo verso cui siamo
orientati e l’anticipazione del risultato finale, cioè la certezza della piena
e definitiva vittoria sul peccato e su tutte le sue conseguenze, a cui si
aggiunge la partecipazione alla vita divina. Tutto però ha inizio da una vera
conversione, esigenza prioritaria per il nostro rinnovamento spirituale.
Gesù condivide l’esperienza della trasfigurazione con
Pietro, Giacomo e Giovanni, gli stessi apostoli che saranno presenti anche alla
sua agonia nell’orto degli ulivi, dove avranno inizio le sue sofferenze che alla
fine renderanno il suo volto irriconoscibile: “tanto era sfigurato per essere d'uomo
il suo aspetto”(Is. 52,14) come aveva anticipato il profeta
Isaia. Ora invece Matteo dice che davanti a loro “il
suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Mentre
Gesù si mostra nella sua realtà di Figlio di Dio, riceve l’omaggio e il
conforto di tutto l’Antico testamento, rappresentati da Mosè ed Elia, la legge
e i profeti, che parlano con lui della sua prossima morte
e risurrezione, come ci ricorda Luca (cfr. 9,31). In quello stesso momento,
come in occasione del battesimo al Giordano, la voce del Padre dal cielo lo rivela
come “il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio
compiacimento” , a cui si aggiunge l’imperativo: “Ascoltatelo”.
Nella trasfigurazione, teofania (manifestazione sensibile di Dio) forse
molto più frequente di quanto possiamo immaginare, soprattutto durante la sua
abituale preghiera notturna in totale solitudine, si manifesta la persona del
Verbo di Dio incarnato, mistero normalmente adombrato dall’umanità di Gesù. Una
finestra aperta sulla Persona divina di Gesù, che ci rivela quanto fosse
fondamentale il suo rapporto con Dio Padre, egli vive e agisce sempre in piena
comunione con Lui. Al risplendere della gloria divina corrisponde la beatitudine
umana espressa ingenuamente da Pietro, quasi fosse una persona in stato di
innocenza.
L’annuncio della passione aveva generato sconforto negli apostoli, ora Gesù con la trasfigurazione li rassicura della
sua vittoria sulla morte.
L’antifona al “Benedictus” delle lodi di questa Domenica dice che: “per mezzo del Vangelo
risplende a noi la luce di una vita immortale”. Soprattutto nell’imperativo:
“Ascoltatelo!”, ci viene rivelata l’importanza
e la necessità di vivere in obbedienza al Vangelo. Per mezzo del Vangelo la
luce della trasfigurazione risplende anche nella nostra vita quotidiana.
Ascoltiamo Gesù, come ci ha ammonito il Padre dal cielo, seguiamolo senza
timore sulla via che ci ha tracciato nel Vangelo, fin quando risplenderà anche
in noi quella stessa luce di gloria e di vita immortale. Soprattutto in questo
momento storico, caratterizzato da tanti problemi, come pandemia, guerra,
devastanti terremoti e molte altre emergenze umane e sociali, circondati e ossessionati
da profeti di sventura che ci additano i loro idoli falsi e bugiardi, non
dobbiamo perdere di vista l’orizzonte della luce del Vangelo, perché la
salvezza dell’uomo non è mai semplicemente il risultato dei falsi miti sociali,
di strategie azzeccate e di avanzata tecnologia, ma viene sempre come dono dall’alto,
grazia che eleva e trasfigura l’umanità ad immagine e somiglianza del suo
Signore e Salvatore. Fare Quaresima significa allora mettersi in cammino verso
il traguardo di una vita luminosa, di cui già portiamo in noi la caparra del
Battesimo. Operiamo con umiltà e fiducia nel Signore, attendendo pazientemente
la nostra trasfigurazione, cioè la piena manifestazione della dimensione divina
della nostra vita. Ancora l’augurio di una santa Quaresima!
don Marco Belladelli.
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