Artemisia Gentileschi, Gesù e la Samaritana, 1637, Palermo. |
III Domenica di Quaresima “A”
Sorgente
di acqua che zampilla per la vita eterna.
dal vangelo secondo giovanni (4, 5-42)
In quel tempo, giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar,
vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un
pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il
pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua.
Le dice Gesù: "Dammi da bere". I suoi discepoli erano andati in città
a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli
dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una
donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". Gli dice la donna: "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?". Gesù le risponde: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna". "Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". Le dice: "Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui". Gli risponde la donna: "Io non ho marito". Le dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito". Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". Gli replica la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te". In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: "Che cosa cerchi?", o: "Di che cosa parli con lei?". La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?". Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". Ma egli
rispose loro: "Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". E i
discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno gli ha forse portato da
mangiare?". Gesù disse loro: "Il mio cibo è fare
la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite
forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"? Ecco, io vi
dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la
mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna,
perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra
vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò
per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella
loro fatica".
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della
donna, che testimoniava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". E
quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli
rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola e alla donna
dicevano: "Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi
stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del
mondo". Parola del Signore.
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Il catecumenato, l’iter formativo con cui nei primi secoli la Chiesa
preparava i candidati al Battesimo alla celebrazione del sacramento durante la
veglia pasquale, per la 3°, 4° e 5° domenica di Quaresima prevedeva gli
scrutini, niente a che vedere con le valutazioni scolastiche che questo termine
evoca nell’immaginario collettivo. Sono preghiere di esorcismo con le quali la
Chiesa chiede l’aiuto di Dio per sostenere i futuri cristiani nel loro impegno
di distaccarsi dal peccato e di adesione a Cristo. La fede è un dono di Dio e anche
la vita cristiana è prima di tutto esperienza di grazia, cioè dell’intervento
divino nella propria vita e tutto comincia con il Battesimo. Ecco un esempio di
scrutinio dal rito di “Iniziazione Cristiana degli Adulti” oggi in uso nella
Chiesa in Italia:
“Sostieni, Signore, nel loro cammino verso di te,
coloro che tu hai chiamato al battesimo.
Si avvicinino in festa al giorno in cui proclameranno la loro fede in
mezzo al tuo popolo;
perché, finalmente ricreati in Cristo, ritrovino in lui la loro dignità
di figli di Dio,
dalla quale li ha esclusi il peccato originale.”.
Agli scrutini sono associate le ‘traditio’, cioè la consegna dei fondamenti
della vita cristiana: il Credo, il Padre Nostro e il Vangelo. Questi riti erano accompagnati dalla lettura di
particolari testi del vangelo di Giovanni, che la riforma liturgica del Concilio
Vaticano II ha di nuovo inserito nel ciclo “A” della Quaresima. Il primo di
essi è l’incontro di Gesù con la Samaritana, al cap. 4 del Vangelo di Giovanni,
oggi proclamato dalla liturgia. Gli altri due, la guarigione del cieco
nato
(Gv 9) e la risurrezione di Lazzaro (Gv 11) li ascolteremo
nelle prossime Domeniche.
Il racconto dell’incontro con la Samaritana e i suoi concittadini si
presenta come un vero e proprio cammino di fede, guidato da Gesù stesso. Nonostante
il disprezzo dei Giudei, che li consideravano peggio dei pagani, per aver
contaminato la fede d’Israele con i culti pagani dei coloni assiri, dopo la
caduta del Regno del Nord (722 a. C.), Gesù cerca i Samaritani, va loro
incontro volontariamente e per primo rivolge la parola alla donna venuta ad
attingere acqua al pozzo di Giacobbe, ben al di là di qualsiasi forma di
discriminazione, razzismo e marginalità. Gesù è stanco per il viaggio, ha
bisogno di ristorarsi e sorprendentemente (cfr. 4,27) chiede alla samaritana: “Dammi da bere”. Nella persona di Gesù –
commenta S. Agostino - è Dio stesso che chiede da bere all’umanità. Di che cosa
può avere sete Dio, se non della fede dell’uomo, risponde il Santo, cioè della nostra
sete di Lui. Il racconto infatti si svolge attorno al particolare rapporto di
fede che viene a svilupparsi tra Gesù e la donna, tra Gesù e i Samaritani,
tanto che quello che doveva essere un fugace passaggio, si trasforma in una
sosta di due giorni. Paradossalmente, la sete di Dio genera in noi una sete di
Lui ancora più insaziabile, come dice la
Samaritana: “Signore, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete … ”. La sete di Dio è il desiderio
dell’acqua viva, cioè dello Spirito Santo, che genera il desiderio di salvezza nel
cuore di ogni uomo o donna che incontra il Signore Gesù, attraverso la sua
parola e la sua opera: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti
dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe
dato acqua viva”.
Giovanni, nel suo vangelo, ci riferisce di un altro momento in cui Gesù
chiede da bere, quando ormai crocifisso e prossimo alla morte, dice: “Ho sete” (Gv 19,28), richiesta
rivolta a Madre Teresa di Calcutta all’inizio della sua seconda vocazione e
missione.
Di fronte al possibile fraintendimento del segno dell’acqua, Gesù affronta
la donna in modo diretto, sulla sua vita personale: “Va'
a chiamare tuo marito e ritorna qui” (v.16), dandole prova della sua scienza
soprannaturale, con il carisma della lettura dei cuori e delle coscienze, di
fronte a cui la samaritana meravigliata esclama: “Signore,
vedo che tu sei un profeta!” (v.19), cioè un inviato da Dio, testimonianza confermata anche dai suoi concittadini, mossi essi stessi a
verificare direttamente quanto da essa affermato.
Il racconto continua con una riflessione sui “veri adoratori”, cioè del
vero culto reso a Dio per mezzo dello Spirito Santo, e con il dialogo tra Gesù
e gli apostoli, nel quale afferma di essersi ormai saziato della fede dei
samaritani.
Nel decimo anniversario del pontificato di Papa Francesco, ricordo
quello che ci disse nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, mettendoci in guardia dal
pericolo di una vita interiore chiusa in se stessa e nella quale: “non vi è più spazio per
gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si
gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il
bene. Anche i credenti corrono questo rischio … ” (n.2), mentre: “La gioia del Vangelo
riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.”.
Oggi, di fronte alla evidente indifferenza di molti nei confronti di Dio,
ci consola la sua grazia che sempre ci previene, suscitando in noi il nostro
desiderio di Lui, premessa fondamentale per poter incontrare il Signore Gesù e
riconoscerlo anche noi come l’inviato da Dio, il nostro salvatore. A noi che
siamo in ascolto della sua parola, Gesù chiede: “Dammi da bere”, per poi ricambiarci con l’acqua
viva che toglie la sete per sempre e trasformarci nei veri adoratori.
Che la gioia del Vangelo riempia il nostro cuore e tutta la nostra
vita. Buona domenica!
don Marco Belladelli.
Buona domenica Don e grazie
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