giovedì 9 febbraio 2023

Il Vangelo della salute del 12/02/2023

Antonello da Messina, Salvator mundi, 1465. 

VI Domenica del tempo Ordinario “A”

Così fu detto agli antichi: ma io dico a voi ...

dal vangelo secondo matteo  (5, 17-37).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno». Parola del Signore.

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Con le prime tre antitesi del discorso della montagna: “Avete inteso che fu detto agli antichi … ma io vi dico … ”, relative ai comandamenti: “non uccidere, non commettere adulterio, non dire il falso”, proposte oggi dal testo evangelico, Gesù illustra la novità del regno di Dio. Le tre affermazioni che le introducono mettono in guardia da un possibile fraintendimento degli insegnamenti del Signore, che è venuto non per abolire, ma “a dare pieno compimento” alla legge, che per la sua origine divina, continuerà ad avere una sua importanza anche nel regno dei cieli: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli”, regno in cui si dovrà tendere ad una vera giustizia interiore, contrapposta a quella formale e ipocrita degli scribi e dei farisei. Le tre affermazioni guardano allo sviluppo futuro della fede cristiana e al rapporto della nuova comunità dei discepoli di Gesù con l’antico testamento e con il popolo ebraico in generale, nella prospettiva del compimento e non dell’abolizione, una novità fondata sul “ma io vi dico …” espressione con cui Gesù attacca e supera la legge antica, in nome dell’autorità divina di cui è investito. Il compimento delle promesse antiche consiste nell’accogliere il Vangelo di Gesù e non nell’abrogazione di qualcosa che ha fatto il suo tempo. La storia del popolo d’Israele e il relativo patrimonio spirituale di fede e di vita che lo caratterizza rimangono una ricchezza anche per il nuovo popolo di Dio, fino alla fine dei tempi, con il valore che vi aggiunge Gesù, venuto non per annacquare il messaggio dei dieci comandamenti, ma per darci l’opportunità di viverlo in pienezza, rendendolo universale attraverso il comandamento nuovo dell’amore: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).

Per capire che cosa s’intende per ‘compimento’, vi consiglio di leggere  l’autobiografia di Eugenio Zolli (Prima dell’alba. Autobiografia autorizzata. Ed. San Paolo, 2004 MI), già rabbino capo della sinagoga di Roma, nella quale descrive il suo percorso spirituale, che lo ha portato ad abbracciare la fede cristiana (si è battezzato il 13/02/1945), non tanto come il ripudio dell’ebraismo, ma come il riconoscimento e l’accoglienza di Gesù come il Messia atteso, cioè colui che ha realizzato le promesse antiche. L’insegnamento di Gesù, che esige di non trasgredire neanche il minimo dei precetti delle legge, deriva dal superamento del ristretto ambito familiare ed etnico a cui faceva riferimento il pio israelita nel suo impegno morale, per un orizzonte universale, dove il tuo fratello (5,22) diventa chiunque incontri sul tuo cammino (cfr. Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, vol. 1°, pagg. 125-140). Anche la terza affermazione, sulla necessità di tendere ad una giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei, vuole andare oltre l’osservanza formalmente corretta e puntuale del comandamento, per dare la priorità all’atteggiamento interiore che lo ispira e lo anima. Se, come è stato detto, noi siamo  il sale della terra  e  la luce del mondo (Mt 5,13-14), lo siamo in forza del dono dello Spirito Santo, che ci rende capaci di una tale giustizia superiore.

Nel discorso della montagna Gesù tratteggia il profilo della nuova umanità, plasmata dallo Spirito Santo, a sua immagine e somiglianza e capace di fare proprie le esigenze del regno. Fuori da questa orizzonte inevitabilmente ricadiamo nell’errore commesso dagli scribi e dai farisei, per i quali era sufficiente sentirsi a posto in coscienza. Come dice San Paolo nella lettera ai Galati, la Legge non è servita alla salvezza, ma a mettere in evidenza la pochezza umana: “Se infatti fosse stata data una Legge capace di dare la vita, la giustizia verrebbe davvero dalla Legge; la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché la promessa venisse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo” (3,21-22).

Dopo aver accolto queste premesse, entrando nel merito dei tre comandamenti presi in esame dalle antitesi, possiamo chiaramente comprendere perché è sufficiente adirarsi con il proprio fratello per contravvenire al comandamento del “non uccidere”, perché sia sufficiente un cattivo desiderio per commettere adulterio, come pure non sia necessario nessun giuramento, quando si attesta la verità con assoluta sincerità di cuore. Lascio a ciascuno dei miei dieci lettori il compito di confrontarsi con i nuovi contenuti proposti da Gesù, per sviluppare una approfondita riflessione sulla propria moralità riguardo ai tre comandamenti presi in esame oggi dal testo evangelico. Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

 

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