Pietro Vannucci, detto il Perugino, Natività, 1505-1510, Città del Vaticano. |
Solennità del Natale di
Nostro Signore Gesù Cristo.
S. Messa della Notte
Oggi
è nato per voi il Salvatore.
DAL VANGELO SECONDO LUCA (2,1-14).
In
quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di
tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era
governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria
città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla
città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla
famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era
incinta.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto
dei cieli e
sulla terra pace agli
uomini, che egli ama».
Parola del Signore.
-----------------------------------------------------------
La liturgia del Natale si articola in quattro celebrazioni diverse:
della vigilia, della notte, dell’aurora e del giorno. Tralasciando quella della
vigilia, ogni anno ne commenteremo una soltanto, cominciando quest’anno dalla
S. Messa della notte.
La canzone di S. Alfonso Maria de’ Liguori: “Quanno nascette Ninno”, da cui fu tratta la più
popolare Tu
scendi dalle stelle, attesta l’antica la tradizione di recarsi in chiesa
nel cuore della notte per celebrare il mistero della nascita di Gesù. Quella
notte - dice S. Alfonso - era così
luminosa che “pareva miezo juorno”.
Anche noi questa notte usciamo di casa e sfidiamo le tenebre per
accogliere la luce del “mistero nascosto da secoli, ma ora manifestato ai suoi
santi”
(Col 1,26). Seguiamo Giuseppe nel suo peregrinare che, in ossequio al bando
imperiale del censimento secondo cui ognuno doveva farsi registrare nella sua
città di origine, “dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea
alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria
sua sposa, che era incinta”. Cesare Augusto, che con la sua decisone ha
determinato le condizioni del venire al mondo di Gesù, in tutta la sua
grandezza e potenza non si è accorto di nulla. Eppure in quell’oscuro e lontano
angolo dell’impero romano si è realizzato l’evento più importante e straordinario
che la storia abbia mai conosciuto. In quella nascita, apparentemente comune a
quella di tanti uomini, si realizza l’evento promesso dai Profeti e tanto
atteso dal popolo d’Israele. Cielo e terra si congiungono e Dio e l’uomo si
uniscono più di quanto non lo siano mai stati dall’inizio della creazione.
L’Evangelista Luca descrive la nascita di Gesù con una semplicità
sconvolgente: “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo
avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro
nell'alloggio.”. Tre semplici frasi di cronaca apparentemente insufficienti per
rivelare un mistero tanto grande.
Quanto inchiostro si spreca oggi, l’era della comunicazione per
eccellenza, per eventi di portata ben più modesta che lasciano il tempo che
trovano. Uffici stampa, fari accesi, microfoni infilati da tutte le parti,
frotte di cronisti con le domande più insulse, per comunicare poco più che il
nulla. Da parte di san Luca invece nessuna enfasi, né retorica di sorta, ma
semplicemente il mistero di Maria che ha partorito suo figlio. “Il primogenito” di ogni creatura, come
dirà S. Paolo, colui che era prima di me e che è più forte di me, come ci ha
detto il Battista nelle Domeniche di Avvento, colui che era fin dal principio,
come dice oggi l’evangelista Giovanni nel suo prologo. Insomma il Figlio di Dio che “svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini” (Fil 2,7).
Le fasce servono a proteggerlo, un neonato non può provvedere a se
stesso, nella sua fragilità ha bisogno di essere nutrito, lavato e
soprattutto amorevolmente custodito.
Anche il Figlio di Dio ha bisogno di tutto questo. Ma quelle fasce sono anche
l’annuncio della sua morte, quando verrà avvolto nel sudario e nelle altre
bende, dalle quali sarà liberato non per opera dell’uomo. Intanto dorme nella
mangiatoia, in un anfratto di quella grotta, dove suo Padre e sua Madre hanno
trovato rifugio per un evento tanto importante. Per terra avrebbe corso il
rischio di essere calpestato dagli animali. Però in quella mangiatoia il Figlio
di Dio sta sospeso a mezz’aria, tra cielo e terra, perché per lui, sua Madre e
suo Padre “non c’era posto nell’alloggio”. Avendo trovato a mala pena posto in un umile
caravanserraglio, quella mangiatoia è anche il segno di un rifiuto e di un’ostilità
con cui deve fare i conti fin da ora, senza soluzione di continuità, perché anche
oggi il Figlio di Dio ha davanti a sé ancora tanta indifferenza ed ostilità.
Gli Angeli indicano ai pastori come segni per riconoscere il “salvatore, il Cristo Signore” proprio le fasce e la
mangiatoia. Fragilità e ostilità restano anche per noi i segni attraverso i
quali riconoscere l’Emanuele, il Dio con noi. Affrettiamoci, cari amici, guardiamoci bene intorno,
là dove c’è fragilità umana e ostilità ingiustificata contro il Bene troveremo
il Dio fatto uomo, il nostro Salvatore. Allora il buio della notte e le tenebre
della nostra vita si trasformeranno anche per noi nella luce splendente di
mezzogiorno!
Buon Natale cari amici, con tutto il cuore !!!
don Marco Belladelli
Nessun commento:
Posta un commento