Caravaggio, Sette opere di misericordia, 1606/7 - Napoli, Pio Monte della Misericordia. |
III Domenica di Avvento - “A”
Sei
tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
dal vangelo secondo matteo (11, 2-11)
In
quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere
del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve
venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a
Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi
camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai
poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di
scandalo!».
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Parola del Signore.
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Una caratteristica propria di questa Domenica è
l’invito alla gioia che oggi troviamo in diversi testi liturgici, nella
colletta, nella prima lettura e in particolare nell’antifona d’ingresso, dove
sono riportate le parole dell’apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi:
“Rallegratevi sempre nel
Signore, ve lo ripeto, rallegratevi.” (4,4).
Sempre oggi, dove è possibile, il celebrante indossa
paramenti rosacei invece dei soliti violacei del tempo d’Avvento, non per un
cedimento alla vanità, ma per evocare le tonalità tenui dell’alba, quando il
buio della notte comincia a cedere il passo alla luce del giorno che avanza.
Due segni liturgici con cui la Chiesa vuole mettere in evidenza che “il Signore è vicino” (Fil 4,5), una prossimità
non soltanto cronologica per l’avvicinarsi del 25 Dicembre, ma soprattutto
rivelatrice di una presenza: il Signore è già in mezzo a noi!
Nel Vangelo ritroviamo San Giovanni Battista, già
incontrato la scorsa settimana. La sua condizione attuale però è diversa da
quando battezzava sulle rive del Giordano e predicava la conversione e la
penitenza per preparare il popolo d’Israele alla venuta del Signore. Ora si
trova in carcere per mano del re Erode Antipa che, pur affascinato e attratto dal suo carisma,
lo ha fatto arrestare, perché lo accusava pubblicamente di adulterio per
essersi unito ad Erodiade, la moglie di suo fratello.
In questo momento nell’animo del Battista, ai toni
sferzati e intransigenti della sua predicazione nel deserto di Giuda si è
sostituito il dubbio. Sentendo parlare di quello che Gesù fa e dice, manda
alcuni discepoli a chiedergli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un
altro?”.
Egli aveva annunciato un Messia diverso da come Gesù si è presentato, pensava
ad un giudice inflessibile, pronto nel nome di Dio a far piazza pulita di tutta
la sporcizia che c’era nel mondo, una volta per tutte. Attendeva un Messia “più forte” (Mt 3,11) di se stesso, da
tutti riconoscibile, incontrastato, dalla parola potente e altrettanto severo e
deciso nell’agire.
Gesù invece, pur
raccogliendo consensi tra il popolo, provoca anche tanta resistenza e
opposizione, soprattutto nei gruppi sociali e religiosi più influenti, come i
sadducei, i farisei e i capi del popolo. Le sue opere sono improntate alla
misericordia, più che ad una potente manifestazione di un Dio che mette fine alle
ingiustizie e contraddizioni di questo mondo.
Nella sua risposta agli inviati del Battista, Gesù fa riferimento
ai segni messianici annunciati dagli antichi profeti, profezie che Giovanni
conosceva molto bene. Attraverso quei segni, e cioè la guarigione dei ciechi,
dei sordi e degli zoppi, la risurrezione dei morti e l’annuncio del Vangelo ai
poveri, Gesù risponde affermativamente alla domanda del suo Precursore, senza
però dire apertamente: “Sì, sono io il
Messia”, lasciando così al Battista, e a noi, la via della fede come unica
possibilità per riconoscere la sua identità messianica.
Nello stesso tempo con i segni messianici, Gesù manifesta
che il regno dei cieli, annunciato dal Battista come “vicino”, è già presente e attuale nel suo agire misericordioso,
perché questa è l’ora della misericordia e non ancora del giudizio finale.
Se forse ci sembra di avere meno dubbi del Battista
sulla persona di Gesù, come Figlio di Dio e Salvatore del mondo, di fronte ai
turbamenti provocati da questo nostro tempo, segnato da guerra, pandemia e tanti
altri problemi siamo certamente più in difficoltà a riconoscere l’opera
misericordiosa di Dio e la sua volontà di salvare l’umanità, mai venuta meno,
nonostante tutto. Siamo
noi dunque oggi i ciechi, gli zoppi, i sordi da guarire, i morti da risuscitare
e i poveri da evangelizzare, che hanno bisogno di fare esperienza della
misericordia divina per risvegliare la nostra fede in questo tempo d’Avvento,
nel quale siamo chiamati a riscoprire prima di tutto la nostra relazione
personale con Dio, che viene a noi nel Signore Gesù. Dove c’è misericordia, qui c’è Dio!
Gesù conclude la sua risposta al Battista con una
particolare esclamazione:
“E beato è colui che non trova in me motivo di
scandalo! ”,
con la quale esalta la fede di chi crede in lui e ammonisce coloro che invece
trovano in lui motivo di scandalo.
Nonostante i dubbi e le perplessità nel momento della
prigionia, Gesù continua ad avere una grande considerazione del Battista, tanto
da affermare alla fine del brano evangelico di oggi che “fra i nati da
donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”. La beatitudine è quindi
prima di tutto per lui, celebrato come il più grande
uomo che sia mai comparso sulla terra per come ha vissuto la sua missione di
preparare la via del Signore.
La beatitudine di Gesù è anche per tutti coloro che
non si lasciano sviare nella loro fede da fatti, manifestazioni o prese di
posizioni che dentro e fuori la Chiesa possono essere motivo di scandalo. Emancipati
fin che si vuole, ma di fronte ad esistenze umane sempre più assurde e prive di
senso a causa delle proprie scelte, dobbiamo riconoscere che la salvezza per
l’uomo può venire soltanto da Dio, e come disse Papa Benedetto XVI nella sua
enciclica ‘Spe salvi’: “non un qualsiasi dio, ma
quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine” (31).
La nostra beatitudine
comincia dunque nel momento in cui impareremo a superare lo scandalo di un Dio
che ha scelto la via della fragilità umana, e soprattutto della croce, per
salvare tutta l’umanità; che si manifesta, e sempre si manifesterà, attraverso
le opere di misericordia. Allora il nostro cuore sarà pronto per la gioia della
fede, a cui ci invita oggi la liturgia, per il dono abbondante e gratuito della
bontà divina riversata nei nostri cuori dal Signore Gesù, sempre vivo e
presente in mezzo a noi, attraverso la santa Eucaristia, a cui tra poco ci
accosteremo, e attraverso i suoi gesti di infinita misericordia.
Quasi cinquant’anni fa, il Santo Papa Paolo
VI ci ricordava che: “La gioia di Dio bussa alla porta delle
sofferenze fisiche e morali, non certamente per deriderli, ma per compiervi la
sua paradossale opera di trasfigurazione” (Esortazione Apostolica Gaudete in Domino).
E così sia!
Ancora un buon Avvento a tutti! don Marco Belladelli.
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