venerdì 28 maggio 2021

Il Vangelo della salute del 30/05/2021

Masaccio, La Trinità, 1427. Affresco, particolare. Firenze, Basilica di Santa Maria Novella

 Solennità della SS. Trinità, “B”

Battezzate tutti i popoli

nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Matteo (28, 16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello

Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Parola del Signore.

----------------------------------------------

Dopo la solenne festa di Pentecoste nella quale si è rinnovata l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo, oggi celebriamo uno dei due misteri principali della fede cristiana: l’unità e la trinità di Dio.

Il mistero di Dio è al cuore della rivelazione di Gesù, venuto per farci conoscere Dio: “Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini” (Gv 17,3.6), e per renderci partecipi della sua stessa vita: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.”.  

Oggi, come ieri, restano aperte numerose domande sull’esistenza e la realtà di Dio. Quanti uomini continuano ad indagare attorno al suo mistero e al suo rapporto con l’uomo, il mondo e la storia. E poi c’è l’assurda realtà del male a rendere la questione ancora più problematica, come disse Benedetto XVI nella sua storica visita al campo di sterminio di Auschwitz: “Quante domande ci si impongono in questo luogo! Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?”. Domande, che evocano altre domande, all’infinito …

Nel libro della Genesi, subito dopo il peccato originale, è Dio invece a interrogare l’uomo: “Dove sei?”. Siamo ancora nel paradiso terrestre e l’uomo rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” (Gen 3,9-10). Una rappresentazione emblematica del tormentato e problematico rapporto tra l’uomo e Dio, che attraversa tutta la storia dell’umanità. Da una parte l’uomo che si nasconde a Dio, si sottrae al rapporto con lui, per vivere poi nella paura della propria autonomia e nella frustrazione per una sua impossibile totale signoria sull’universo; dall’altra la reiterata domanda accusatrice contro Dio, per la sua ingiustificata assenza o per il suo mancato intervento protettivo, ogni qual volta l’uomo diventa vittima dell’assurdità della storia.

In questo contesto, fatto di nascondimento e di polemiche accuse, in cui si riassume il difficile rapporto dell’uomo con Dio, arriva a noi la rivelazione cristiana del mistero di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, della sua Carità e della sua Misericordia infinite.

Come abbiamo sentito oggi nel brano evangelico proclamato, Matteo conclude la sua narrazione “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Nel comando del Signore risorto di fare discepoli tutte le genti, battezzandole nel nome della Santissima Trinità, viene anche definita una caratteristica importante della Chiesa, e cioè quella di “un popolo che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, come la definisce il Concilio Vaticano II (LG 4).    

La fede nel Dio cristiano orienta i discepoli a diventare una solo cosa, come lo sono il Padre con il Figlio e con lo Spirito Santo, secondo la logica della provvidenza e della misericordia. Il Dio cristiano infatti provvede a tutte le necessità dell’uomo, in ogni istante della sua vita. Anche nei momenti di sofferenza e di difficoltà, l’apostolo Paolo ci ricorda che “tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rm 8,28). Del resto Gesù, il Figlio Unigenito del Padre, è venuto a noi, perché “abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (cfr Gv 10,10). Lo Santo Spirito è stato effuso sulla Chiesa e sul mondo per continuare l’opera di salvezza compiuta dal Figlio, “perché Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15,28).  

Contrariamente a quanto hanno fatto Adamo ed Eva, il nostro compito di cristiani oggi nel mondo non è quello di sottrarci a Dio, ma di uscirgli incontro per radunare tutti gli uomini nell’unica famiglia di Dio. La fede è saper stare davanti a Dio, senza averne paura, senza entrare necessariamente in conflitto, senza l’orgogliosa superbia dell’autosufficienza, ma con l’amore di figli di Dio, che gridano “Abbà, Padre” (Rom 8,15), così come ci ha insegnato Gesù, perché tutto concorra al bene dell’umanità. Nel battesimo siamo stati immersi dentro a questo mistero, ne facciamo parte ormai per l’eternità, al di là della nostra maggior o minor consapevolezza personale. Nell’umiltà della fede ritroviamo non soltanto la naturale armonia perduta del paradiso terrestre, ma soprattutto il coraggio dell’amore e la forza della Speranza.

Possiamo, allora, liquidare Dio con un fugace segno di croce del mattino e della sera? O magari con qualche veloce preghiera biascicata strada facendo? Oppure ricorrere vigliaccamente a Lui soltanto nel momento del bisogno? No! Il cristiano è colui che sa stare con Dio, si compiace alla sua presenza e si riempie il cuore ogni giorno delle sue grazie. Perché “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4), e nella preghiera questa parola diventa la nostra vita. Buon incontro con Dio!

don Marco Belladelli.

Nessun commento:

Posta un commento