venerdì 14 maggio 2021

Il Vangelo della salute del 16/05/2021

Pietro Perugino, Ascensione del Signore, 1510 Duomo di Sanseplolcro (AR). 

Solennità dell’Ascensione al cielo 

di N.S. Gesù Cristo “B”

Gesù è elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Dal Vangelo secondo Marco (16, 15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano

serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore.

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Quaranta giorni dopo la Pasqua di risurrezione, Gesù è salito al cielo. L’Ascensione del Signore è l’evento salvifico al centro della nostra solenne celebrazione di oggi, narrato da san Luca nella 1° lettura (cfr. At 1,9ss). L’Evangelista parla di una nube, del cielo e dell’apparizione di uomini in bianche vesti, tutti elementi caratteristici di una teofania, cioè la forma letteraria con cui nella bibbia si descrive la manifestazione della realtà soprannaturale nella nostra dimensione storica terrena.

Marco invece nel brano del vangelo, in modo molto sintetico, riferisce della missione universale che il Signore affida agli apostoli e della sua salita al cielo: “fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”. Detto in altri termini, Gesù ritorna a quella condizione divina che gli era propria prima dell’incarnazione e ‘seduto alla destra’ del Padre, raggiunge il vertice della sua glorificazione come ‘Signore dell’universo’, percorso iniziato con la passione: “Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!".” (Gv 12,28).

Paradossalmente nel seguito del suo racconto Marco non evidenzia una separazione, ma una nuova complicità di Gesù nella missione degli apostoli: essi “partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. L’evento dell’Ascensione non va quindi interpretato come una separazione, un abbandono o una perdita, ma come una esperienza di comunione ancora più intensa e sostanziale per il coinvolgimento della natura umana nel processo di glorificazione e per la presenza e l’azione del Signore nella missione della Chiesa di annunciare il Vangelo e di portare la grazia della salvezza a tutti gli uomini. Infatti salendo al cielo, Gesù non si sbarazza del suo corpo, segno della sua totale solidarietà col genere umano: “svuotò se stesso, … diventando simile agli uomini ... fino alla morte ...” (Fil 2,7-8), come se si trattasse di una inutile zavorra, ma lo porta con sé nella sua forma gloriosa per renderlo partecipe della stessa vita di Dio. In questo modo traccia la strada per quello che sarà il traguardo del cammino di ogni uomo e di tutta umanità nel suo insieme verso la vita eterna nella casa del Padre. Il compimento della nostra vita consiste nella partecipazione alla vita intra-trinitaria in Paradiso.

La festa dell’Ascensione è una buona opportunità per riflettere e guardare al Paradiso. Ne hanno parlato molti mistici nel corso dei duemila anni di storia della Chiesa, descrivendolo come una condizione di luce, di pace, di gioia, una beatitudine nella piena comunione con Dio e con i fratelli. Al di là della suggestione dei vari racconti, il Paradiso è la meta e il premio dei giusti, che hanno vissuto come il Signore ci ha insegnato, credendo e sperando in Lui. Pensare al Paradiso, non significa fuggire dalla concreta realtà per inseguire una illusione, ma vuol dire mettersi nella condizione di libertà necessaria per vivere fino in fondo il comandamento dell’ “amore più grande”(Gv 15,13) a favore della giustizia, della fraternità e della pace tra gli uomini. Quante volte di fronte all’arroganza, alla prepotenza, alla presunzione, alla superbia, alla corruzione e alla violenza dilaganti  siamo stati tentati di lasciar perdere ogni sforzo per cambiare questo mondo nel segno del regno di Dio?

La realtà del Paradiso ci fa capire che anche il minimo gesto non è inutile, perché tutto troverà un suo compimento, come dice bene Gesù nella parabola del giudizio universale: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40). Guardare al Paradiso ci dà la forza necessaria per deciderci seriamente a seguire la via della santità. Senza questo orizzonte, la vita si riduce alla mera dimensione terrena e si trasforma in una lotta per la sopravvivenza ad ogni costo degli uni contro gli altri, non fosse altro per l’esasperato individualismo dei nostri giorni. Paradossalmente si può arrivare all’assurdo di una esperienza religiosa senza Dio, che sconfina nell’apostasia. Che Dio ci scampi da un simile abominio.

Intanto, con tutti gli Angeli e i Santi del Paradiso, glorifichiamo il Signore Gesù che è salito al cielo, ci ha aperto la via per il ritorno alla casa del Padre e ci accompagna e ci sostiene ogni momento nel nostro cammino terreno, fino al giorno in cui riceveremo anche noi in dono la beatitudine eterna. Buona Ascensione!

 don Marco Belladelli.

 

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