Pietro Perugino, Ascensione del Signore, 1510 Duomo di Sanseplolcro (AR). |
Solennità dell’Ascensione al cielo
di N.S. Gesù Cristo “B”
Gesù
è elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Dal Vangelo secondo Marco (16, 15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà
e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi
saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore.
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Quaranta
giorni dopo la Pasqua di risurrezione, Gesù è salito al cielo. L’Ascensione del
Signore è l’evento salvifico al centro della nostra solenne celebrazione di
oggi, narrato da san Luca nella 1° lettura (cfr. At 1,9ss). L’Evangelista parla
di una nube, del cielo e dell’apparizione di uomini in bianche vesti, tutti
elementi caratteristici di una teofania, cioè la forma letteraria con cui nella
bibbia si descrive la manifestazione della realtà soprannaturale nella nostra
dimensione storica terrena.
Marco
invece nel brano del vangelo, in modo molto sintetico, riferisce della missione
universale che il Signore affida agli apostoli e della sua salita al cielo: “fu elevato in cielo e sedette alla destra di
Dio”. Detto in altri termini, Gesù ritorna a quella condizione divina che
gli era propria prima dell’incarnazione e ‘seduto
alla destra’ del Padre, raggiunge il vertice della sua glorificazione come
‘Signore dell’universo’, percorso iniziato con la passione: “Padre, glorifica il tuo nome". Venne
allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e lo glorificherò
ancora!".” (Gv 12,28).
Paradossalmente
nel seguito del suo racconto Marco non evidenzia una separazione, ma una nuova
complicità di Gesù nella missione degli apostoli: essi “partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme con
loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. L’evento
dell’Ascensione non va quindi interpretato come una separazione, un abbandono o
una perdita, ma come una esperienza di comunione ancora più intensa e
sostanziale per il coinvolgimento della natura umana nel processo di glorificazione
e per la presenza e l’azione del Signore nella missione della Chiesa di
annunciare il Vangelo e di portare la grazia della salvezza a tutti gli uomini.
Infatti salendo al cielo, Gesù non si sbarazza del suo corpo, segno della sua
totale solidarietà col genere umano: “svuotò se stesso, …
diventando simile agli uomini ... fino alla morte ...” (Fil 2,7-8), come se
si trattasse di una inutile zavorra, ma lo porta con sé nella sua forma
gloriosa per renderlo partecipe della stessa vita di Dio. In questo modo traccia
la strada per quello che sarà il traguardo del cammino di ogni uomo e di tutta
umanità nel suo insieme verso la vita eterna nella casa del Padre. Il compimento
della nostra vita consiste nella partecipazione alla vita intra-trinitaria in
Paradiso.
La
festa dell’Ascensione è una buona opportunità per riflettere e guardare al
Paradiso. Ne hanno parlato molti mistici nel corso dei duemila anni di storia
della Chiesa, descrivendolo come una condizione di luce, di pace, di gioia, una
beatitudine nella piena comunione con Dio e con i fratelli. Al di là della
suggestione dei vari racconti, il Paradiso è la meta e il premio dei giusti,
che hanno vissuto come il Signore ci ha insegnato, credendo e sperando in Lui.
Pensare al Paradiso, non significa fuggire dalla concreta realtà per inseguire
una illusione, ma vuol dire mettersi nella condizione di libertà necessaria per
vivere fino in fondo il comandamento dell’ “amore
più grande”(Gv 15,13) a favore della giustizia, della fraternità e
della pace tra gli uomini. Quante volte di fronte all’arroganza, alla prepotenza,
alla presunzione, alla superbia, alla corruzione e alla violenza dilaganti siamo stati tentati di lasciar perdere ogni
sforzo per cambiare questo mondo nel segno del regno di Dio?
La
realtà del Paradiso ci fa capire che anche il minimo gesto non è inutile, perché
tutto troverà un suo compimento, come dice bene Gesù nella parabola del
giudizio universale: “tutto quello che
avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”
(Mt 25,40). Guardare al Paradiso ci dà la forza necessaria per deciderci
seriamente a seguire la via della santità. Senza questo orizzonte, la vita si
riduce alla mera dimensione terrena e si trasforma in una lotta per la
sopravvivenza ad ogni costo degli uni contro gli altri, non fosse altro per l’esasperato
individualismo dei nostri giorni. Paradossalmente si può arrivare all’assurdo
di una esperienza religiosa senza Dio, che sconfina nell’apostasia. Che Dio ci
scampi da un simile abominio.
Intanto,
con tutti gli Angeli e i Santi del Paradiso, glorifichiamo il Signore Gesù che
è salito al cielo, ci ha aperto la via per il ritorno alla casa del Padre e ci
accompagna e ci sostiene ogni momento nel nostro cammino terreno, fino al
giorno in cui riceveremo anche noi in dono la beatitudine eterna. Buona Ascensione!
don Marco Belladelli.
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