sabato 6 marzo 2021

Il Vangelo della salute del 07/03/2021

El Greco, Cacciata dei mercanti dal tempio, 1610-14, chiesa di S. Gines - Madrid. 

III Domenica di Quaresima “B”

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.

Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-25).
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo. Parola del Signore.

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Ritroviamo l’evangelista Giovanni che ci farà compagnia dal giorno di Pasqua fino a Pentecoste. Oggi descrive un Gesù collerico che grida, rovescia banchi e con una frusta caccia dal tempio di Gerusalemme i vari venditori di animali necessari per i sacrifici, i cambiavalute e tutto quel commercio introdotto dai sacerdoti che aveva trasformato la sacralità del tempio in “un mercato”.

Non dobbiamo scambiare Gesù per un contestatore ante litteram, con il gusto della rivoluzione fine a se stessa. La reazione dei Giudei del resto non va nel senso della tutela dell’ordine pubblico con l’arrivo di guardie o soldati per riportare la calma. Il gesto compiuto da Gesù evoca un contesto profetico ben preciso (vedi Malachia 3,1-4 in cui si parla della venuta dell’inviato di Dio nel suo tempio; e Zaccaria 14,21 dove si parla della fine di ogni mercanteggiamento nel tempio), con un chiaro senso messianico. I Giudei infatti lo interrogano: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Più che sul danno arrecato si concentrano sul quale autorità consenta a Gesù di comportarsi in quel modo. La risposta di Gesù non è il segno richiesto, perché la domanda nasconde un rifiuto pregiudiziale. Affermando:  “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”, Gesù annuncia la sua passione, morte e soprattutto la sua risurrezione, a cui corrisponderà la sostituzione del tempio con la sua persona, attorno a cui si riunirà il nuovo Israele, la Chiesa, per il nuovo culto (cfr. anche Gv 12,32: “E io, quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”). Ovviamente, dopo queste parole, i Giudei deridono Gesù, perché equivocando tra il segno del tempio di Gerusalemme e la realtà del “farlo risorgere” riferito al suo corpo nel momento della risurrezione, si rifiutano di riconoscerlo come Messia.

Per gli Ebrei il tempio era il luogo in cui Dio aveva stabilito la sua dimora sulla terra per ascoltare le preghiere di ogni uomo, a qualunque popolo appartenesse. Era l’unico luogo in cui essi potevano compiere i sacrifici a Dio. Insomma, era il Santuario per eccellenza, il luogo più sacro della terra, orgoglio del popolo.

Quando Giovanni afferma che “egli parlava del tempio del suo corpo”, vuole dirci che il tempio è superato, decaduto per sempre e non è riformabile come pensavano di fare quelli della comunità di Qumran.  Il corpo di Gesù è il nuovo tempio che sostituisce quello fatto di pietre e il suo sacrifico sulla croce è l’unico vero sacrifico gradito a Dio Padre, per mezzo del quale ogni uomo viene giustificato e salvato.

Nel segno del suo corpo risorto, Gesù annuncia il superamento del vecchio e inaugura la novità del nuovo culto per mezzo di lui. Come dice san Paolo nella seconda lettura di oggi: “noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio”. Lo scandalo e la stoltezza riassumono l’incapacità umana di comprendere l’amore di Dio che arriva a mandare “il Figlio amato” della trasfigurazione sulla croce per la nostra salvezza. Il Cristo crocifisso è la potenza e la sapienza con cui Dio salva il mondo. Come per il popolo ebraico (vedi la 1° lettura) l’osservanza della legge, i dieci comandamenti, era il segno concreto della liberta acquistata unicamente per la potenza e per l’amore di Dio, così anche per il nuovo popolo di Dio, non c’è altra possibilità di libertà e di salvezza se non nella croce di Gesù, affermazione che presuppone come fondamento una fede assoluta nella risurrezione.

Oggi siamo chiamati a riflettere su queste realtà, di cui siamo partecipi per mezzo della fede, soprattutto nel momento della celebrazione del mistero della salvezza.

La Quaresima ci aiuti a capire che non c’è altra via di salvezza che quella di raccoglierci attorno all’altare del Signore, dove si rende presente il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo, come facciamo ogni Domenica celebrando insieme l’Eucaristia.

Buona Domenica!

 don Marco Belladelli.

 

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