venerdì 5 febbraio 2021

Il Vangelo della salute del 07/02/2021

Guido Costantini, Gesù guarisce la suocera di Pietro, 1869 - Pinacoteca comunale di Cesena.

V Domenica del tempo Ordinario “B”.

Guarì molti che erano affetti da varie malattie.

Dal Vangelo secondo Marco (1, 29-39)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Parola del Signore.

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Dopo l’ “insegnamento nuovo, dato con autorità” e l’esorcismo nella sinagoga di Cafarnao, Marco ci racconta le prime guarigioni operate da Gesù. Comincia dalla febbricitante suocera di Pietro che, pienamente ristabilita, si mette a servirli, a cui segue un sommario: “Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni”.

Con i suoi gesti e le sue parole Gesù inaugura il regno di Dio nel mondo, per accogliere il quale resta valido per tutti l’invito iniziale alla conversione e alla fede. Questi segni insieme con la sua forte parola innescano infatti nel cuore degli uomini quel cambiamento e quel processo di novità di vita che li aprano all’incontro con Dio e alla fede nel Vangelo.

Dopo la guarigione della suocera di Pietro da una febbre, di cui non si conosce la causa, al calare delle prime ombre del sabato, quando finisce l’obbligo del riposo, tutta la città si riunisce davanti alla porta di casa, ciascuno per chiedere aiuto per le proprie necessità. Gesù dedica a tutti la sua attenzione, senza discriminare nessuno. L’unica cosa che viene sottolineata è che “non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano”. E’ in gioco la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la salvezza di tutta l’umanità. Il diavolo, da parte sua, cerca ostacolare l’apertura dei cuori degli uomini alla fede e di ridimensionare l’opera del Messia a qualcosa di puramente umano. Ma Gesù sa che lo aspetta il sacrificio della croce, parte integrante della sua missione e che segnerà la rovina del demonio. Da questo non vuole assolutamente discostarsi.

Attraverso la predicazione, l’attività terapeutica e gli esorcismi Gesù inaugura il regno di Dio in mezzo a noi. Una realtà eternamente presente, quindi ancora attuale e disponibile per ciascuno di noi. Il dono della salvezza riguarda tutto l’uomo, corpo e anima, segno della liberazione dal peccato e da tutte le sue conseguenze. Guai a noi se riducessimo la salvezza ad un fatto meramente spirituale. Gesù, investito della stessa potenza dello Spirito Santo, non solo ripara l’immagine dell’uomo deturpata dal peccato, ma la rigenera per una vita nuova, vita di comunione con Dio. Perché l’annuncio del Vangelo ritrovi anche oggi quella stessa incisività di quando fu annunciato per la prima volta, è necessario che sia accompagnato dai segni della divina presenza misericordiosa di Dio, per rivelare in modo efficace e inequivocabile la realtà e l’attualità del regno dei cieli in mezzo a noi. Non mi riferisco semplicemente alle opere di carità che da sempre caratterizzano la vita dei cristiani, ma a quei segni, razionalmente inspiegabili, che hanno sempre accompagnato la vita della Chiesa nella sua storia, comunemente intesi come “miracoli”, ma che oggi, in un contesto culturale fortemente razionalistico, vengono considerati anacronistici e appropriati soltanto per i creduloni e i sempliciotti. Senza però questa “potenza che viene dall’Alto” (Lc 24,49), nel nostro impegno pastorale non riusciremo ad essere più credibili e convincenti di uno spot pubblicitario.

Era abitudine di Gesù passare la notte in preghiera per rinfrancarsi nell’intimità con il Padre delle energie spese durante il ministero. Ai discepoli che lo cercano per trattenerlo, egli rivolge loro l’invito: “Andiamocene altrove” per ricordare loro le dimensioni universali della sua missione e per non essere scambiato per un semplice taumaturgo. “Per questo sono venuto”, il Figlio di Dio è venuto in mezzo a noi per annunciare il regno di Dio ed aprire i cuori degli uomini alla fede nel Vangelo, e non per altro. Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

 

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