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Le tentazioni di Cristo, miniatura 1411-16, Museo di Condé, Chantilly. |
Gesù,
tentato da satana, è servito dagli angeli.
Dal Vangelo secondo
Marco (1,12-15).
In quel tempo, lo Spirito
sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da
Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo
di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi
e credete nel Vangelo». Parola del
Signore.
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E’
tradizione cominciare il cammino quaresimale insieme a Gesù che sospinto dallo
Spirito Santo va nel deserto per essere tentato da Satana dopo quaranta giorni di
digiuno. Se è vero, come ci insegna il libro dell’Esodo, che il deserto è il luogo dove l’uomo s’incontra con Dio, secondo la
Genesi è anche l’ambiente più ostico per la vita dell’uomo (cfr. Gen 2,4b-5). Uno
dei tanti paradossi della bibbia.
Marco sottolinea che Gesù va nel deserto
non per scelta propria, ma perché ‘costretto’ dallo Spirito Santo, sceso su di
lui in ‘forma corporea’ in occasione
del battesimo del Battista al Giordano. Una ‘forzatura’ evidenziata dal verbo usato abitualmente negli esorcismi
operati da Gesù per descrivere la cacciata dei demoni. Questo particolare ci
rivela il legame vincolante tra Gesù e lo Spirito Santo, anche quando non è esplicitamente
nominato, è sempre presente e protagonista di tutto quello che Gesù è, fa e
dice. Nella sua vita tutto è determinato dallo Spirito Santo, a cominciare dal
suo concepimento (cfr. Lc 1, 35), fino alla sua morte in croce, come
evidenziato dalla liturgia nella preghiera che il sacerdote recita a bassa voce
mentre il popolo prega l’Agnello di Dio”:
“Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio
vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo
hai dato la vita al mondo, …” (riti
di comunione). Ora, sotto la sua ‘spinta’,
raccolto in preghiera e fortificato dal digiuno, Gesù si prepara a dire “SÌ” a Dio fino “alla morte, e alla morte di croce” (Fil 2,8). Durante questo tempo
Gesù passa in rassegna tutta la storia dell’umanità, quella passata e quella
futura, facendo propria la vicenda umana di ciascuno nella preghiera. Dopo
questa visione egli si confronta con quella che sarà la sua vita terrena fino
ai giorni della passione, morte e risurrezione. Egli si prepara ad offrire se
stesso per la salvezza del mondo, secondo il volere del Padre attraverso il suo
ministero pubblico di predicazione ed inaugurazione del regno di Dio per mezzo dei
segni da lui compiuti, e soprattutto nel sacrifico della croce al quale si rende
disponibile per mezzo della forza che gli viene dallo Spirito Santo.
Marco
non descrive le tre scene classiche della tentazione. La presenza degli Angeli
che lo servono e il contorno delle bestie selvatiche inoffensive evocano un
contesto edenico, proprio del Paradiso, nel quale non poteva mancare la
presenza insidiosa del nemico, il ‘Satana’,
l’avversario per antonomasia, che pur sapendosi sconfitto in partenza, colmo di
livore si prova a vanificare ancora una
volta il disegno di salvezza divino. Del resto proprio Marco nel suo Vangelo, più
di ogni altro evangelista, interpreta l’azione di Gesù come un continuo
esorcismo per strappare l’uomo dalle mani di Satana, fino a incatenarlo
nell’inferno.
Il
cammino di salvezza dell’umanità ricomincia là dove si era interrotta con il
peccato originale di Adamo ed Eva. Forte della potenza del Paraclito, Gesù
vince il tentatore e inizia la sua missione in piena sintonia con il Padre e lo
Spirito Santo, annunciando il Vangelo di Dio, cioè la sua volontà di salvezza
per tutti noi, per accogliere il quale è necessario ‘convertirsi’, cioè cambiare mentalità, e credere a colui che il
Padre ha mandato, Gesù Cristo, il Figlio di Dio. La vittoria di Gesù è annuncio
della nostra vittoria nella nuova ed eterna alleanza sancita con il sangue di
Cristo. Come dopo il diluvio Dio si è alleato con l’uomo, promettendo di non
distruggere mai più il mondo (1° lettura), così con il sacrifico della croce e
la risurrezione di Gesù nasce la nuova umanità.
Come
dice S. Pietro nella seconda lettura, evocando la grazia del battesimo che
nella sua attualità continua ad essere “invocazione
di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della
risurrezione di Gesù Cristo”, il
nostro cammino penitenziale della Quaresima deve ‘ricondurci a Dio’. Questa è la meta della vera conversione del
cuore, per la quale lottiamo contro il peccato e contro tutto ciò che ci
distoglie dal desiderio di amare Dio sopra ogni cosa e di vivere come veri
figli di Dio. Arrivare al termine dei quaranta giorni quaresimali più
consapevoli e partecipi della nostra identità e dignità di figli di Dio sarebbe
già un ottimo risultato. Con l’augurio di una santa Quaresima a tutti coloro
che con costanza mi leggono ogni settimana e anche a chi mi legge per la prima
volta.
don Marco Belladelli.
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