sabato 23 gennaio 2021

Il Vangelo della salute del 24/01/2021

L'annuncio del regno di Dio, misteri della luce - chiesa parrocchiale di Medjugorie 

III Domenica del tempo Ordinario “B 

Convertitevi e credete al vangelo.

Dal Vangelo secondo Marco  (1, 14-20) 

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi

farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.  
Parola del Signore.

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Oggi ritroviamo il vangelo di Marco, testo che ci accompagnerà nelle celebrazioni liturgiche per tutto quest’anno. È il momento per alcune note di introduzione. Marco é un discepolo della prima ora che ha conosciuto personalmente Gesú, con molta probabilità identificabile con il ‘giovane ricco’ (cfr. 10,17ss). Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che la prima comunitá cristiana di Gerusalemme si riuniva in casa sua (12,12). Fu compagno di Paolo nel suo primo viaggio (13,5). E’ di nuovo vicino all’apostolo nel periodo della prigionia (2Tim 4,11). La tradizione poi lo vuole discepolo di Pietro a Roma, la cui predicazione probabilmente è la fonte principale del suo vangelo (1Pt 5,13), scritto per i cristiani della capitale imperiale. Dopo il martirio di Pietro e di Paolo, va a predicare ad Aquileia, in Dalmazia e quindi ad Alessandria d’Egitto, dove muore martire e dove ancora oggi è venerato come il fondatore della Chiesa copta. Nel Medioevo le sue reliquie furono rubate dai Veneziani ed ora riposano nella stupenda basilica omonima della città lagunare, di cui è diventato il patrono.

Il merito di Marco è quello di aver “inventato” il genere letterario del “vangelo”. Per quanto ne sappiamo fino ad oggi, fu il primo a mettere per iscritto la testimonianza del ministero pubblico di Gesù, a cominciare dalla predicazione del Battista, fino alla risurrezione e ascensione, a distanza di circa trent’anni (o forse meno) dai fatti accaduti in Palestina. Come si evince dalla frase iniziale del suo scritto: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1), il fine è l’evangelizzazione, cioè suscitare la fede nei suoi lettori. La “buona notizia” annunciata è la persona di Gesù, in quanto Cristo (letteralmente “l’unto”, il consacrato da Dio), cioè il Messia atteso dagli Ebrei. Lui stesso in persona è il “Vangelo”, cioè la buona notizia che salva tutta l’umanità. Con il suo racconto Marco vuole introdurci al mistero del Figlio di Dio fatto uomo nella persona di Gesù di Nazaret, la cui manifestazione raggiunge il suo apice nell’evento della risurrezione. Come in un mosaico, ogni episodio aggiunge un nuovo tassello e ci aiuta a capire sempre meglio “chi è Gesù?”. Marco, prima di essere un fine teologo, è un credente profondamente innamorato di Gesù e un discepolo mandato ad annunciare il Vangelo. Ci avvicina a Gesù e ce lo fa sentire come colui di cui non si può più fare a meno e che ci ha salvati morendo sulla croce,  come proclamerà il centurione sotto la croce: “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39), quale luminoso esempio di fede per sempre e per tutti.

Possiamo dividere lo scritto evangelico in tre parti fondamentali: il ministero in Galilea, fino alla confessione di Cesarea di Filippo (1,14 – 8,30); il cammino verso Gerusalemme (8,31-10,52) e il racconto della passione, morte in croce e risurrezione (capp. 11–15); con una introduzione: il ministero del Battista, e un epilogo: le apparizione di Gesù risorto. Ovviamente chi fa ripartizioni più articolate intende mettere in evidenza altri aspetti che tralascio per la necessaria brevità. Lo stile letterario di Marco è una prosa semplice, fatta di frasi brevi, legate da congiunzioni, come di chi è poco padrone della lingua che usa, ma ricca di dettagli particolari, a volte anche curiosi, e alla fine risulta incisiva e sempre attuale, come si può costatare anche nel brano di oggi.

Secondo Marco, il ministero di Gesù inizia dopo l’arresto di Giovanni Battista. Da altre fonti sappiamo che le due missioni per un certo periodo si sovrapposero. Come abbiamo già detto, la finalità di Marco non è storica, ma teologica, cioè vuole rivelarci l’agire di Dio e muovere i nostri cuori alla fede. Il Battista, in quanto precursore, “viene consegnato”, precedendo anche in questo Gesù nel suo essere consegnato da Dio nelle mani degli uomini (cfr. 9,31; 10,33; 14,41). Il ministero di Gesù inizia con un segno premonitore della sua passione. Sorprende invece la sua ‘indifferenza’ (si fa per dire …) nei confronti del Battista, non va in suo soccorso, né prende nessuna altra iniziativa in suo favore. Evidentemente scopo del disegno divino non è quello di preservare i suoi attori dalle conseguenti ingiustizie e sofferenze terrene.

Il primo annuncio di Gesù è privo di ogni contestualizzazione spazio-temporale, di interlocutori e delle loro reazioni. E’ un annuncio che si ri-attualizza, tutte le volte che qualcuno lo proclama di nuovo, e una sintesi di tutto quello che seguirà. Quella di Gesù è un ‘gridare’ a voce alta, che continua a risuonare nella storia umana, anche per chi non vuole sentire! Il “Vangelo di Dio” è la ‘buona notizia’ che viene da Dio e che ha Dio per protagonista. Per questo riguarda tutti, nessuno escluso. Con due frasi concise ci viene comunicato il compimento delle attese dell’antico testamento e la novità che sta per accadere: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”. E’ un kairos, cioè un tempo di svolta rispetto al passato e insieme l’accadere di avvenimenti nei quali si realizzerà il ‘regno di Dio’, l’ora in cui si manifesta il potere regale di Dio per il suo popolo, come canta Maria nel Magnificat: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;  ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.  Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia …” (Lc 1,51-54), a scapito di tutte le regalità umane e terrene che cercano in tutti i modi di nascondere, oscurare e negare la potenza divina. Come preghiamo nel Padre nostro: “venga il tuo regno!”, d’ora in poi tutto procede verso l’instaurazione universale di questa signoria divina.

Alla proclamazione di ciò che Dio sta per compiere, segue il comando di ciò che ci è richiesto: “convertitevi e credete nel vangelo”, detto in modo altrettanto chiaro, sintetico. La conversione e la fede sono due movimenti interiori che si risolvono nel renderci capaci di una sconfinata fiducia in Dio, in quanto Dio. Del resto Gesù viene interamente da Dio e il suo agire è totalmente disposto a lui.

Alla solenne proclamazione del Vangelo di Dio, segue l’invito alla sequela. Dopo il suo fondamentale rapporto con il Padre, per Gesù viene il suo rapporto con i discepoli, un rapporto che supera quello di sangue, perché sono “coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). Nel vangelo Gesù non è mai solo, ma sempre accompagnato dai discepoli, fino a diventare i testimoni ‘accreditati’ della sua risurrezione. Una relazione personale e reciproca, che nasce dalla libera iniziativa di Gesù, fino ad ordinare: “Su, dietro di me!”. Non c’è un programma, un progetto, ma l’abbandono di tutto per stare solo con lui e di conseguenza anche con coloro che lui ha scelto allo stesso modo.

Il “diventare pescatori di uomini” lascia intravedere una missione universale senza confini, fino alla fine della storia.

Prima di fare una scelta siamo abituati a ben altro, che obbedire ad un ordine, soprattutto a causa del nostro individualismo.  Quello che ci è proposto è un atteggiamento di totale e fiducioso abbandono in Dio, paragonabile a quello di un bambino che si affida alle cure dei genitori, senza nessuna rete di protezione. Oggi anche noi siamo qui per convertirci e credere al Vangelo allo stesso modo. Buona Domenica!

don Marco Belladelli. 

 

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