L'annuncio del regno di Dio, misteri della luce - chiesa parrocchiale di Medjugorie |
III Domenica del tempo Ordinario “B
Convertitevi e credete al vangelo.
Dal Vangelo secondo Marco (1, 14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi
farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Parola del Signore.
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Oggi ritroviamo il vangelo di Marco, testo che
ci accompagnerà nelle celebrazioni liturgiche per tutto quest’anno. È il
momento per alcune note di introduzione. Marco é un discepolo della prima ora
che ha conosciuto personalmente Gesú, con molta probabilità identificabile con
il ‘giovane ricco’ (cfr. 10,17ss). Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che la
prima comunitá cristiana di Gerusalemme si riuniva in casa sua (12,12). Fu
compagno di Paolo nel suo primo viaggio (13,5). E’ di nuovo vicino all’apostolo
nel periodo della prigionia (2Tim 4,11). La tradizione poi lo vuole discepolo
di Pietro a Roma, la cui predicazione probabilmente è la fonte principale del
suo vangelo (1Pt 5,13), scritto per i cristiani della capitale imperiale. Dopo
il martirio di Pietro e di Paolo, va a predicare ad Aquileia, in Dalmazia e
quindi ad Alessandria d’Egitto, dove muore martire e dove ancora oggi è
venerato come il fondatore della Chiesa copta. Nel Medioevo le sue reliquie
furono rubate dai Veneziani ed ora riposano nella stupenda basilica omonima
della città lagunare, di cui è diventato il patrono.
Il merito di Marco è quello di aver “inventato” il genere letterario del “vangelo”. Per quanto ne sappiamo fino ad
oggi, fu il primo a mettere per iscritto la testimonianza del ministero
pubblico di Gesù, a cominciare dalla predicazione del Battista, fino alla
risurrezione e ascensione, a distanza di circa trent’anni (o forse meno) dai fatti
accaduti in Palestina. Come si evince dalla frase iniziale del suo scritto: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di
Dio” (Mc 1,1), il fine è l’evangelizzazione, cioè suscitare la fede nei
suoi lettori. La “buona notizia” annunciata
è la persona di Gesù, in quanto Cristo (letteralmente “l’unto”, il consacrato
da Dio), cioè il Messia atteso dagli Ebrei. Lui stesso in persona è il “Vangelo”, cioè la buona notizia che
salva tutta l’umanità. Con il suo racconto Marco vuole introdurci al mistero
del Figlio di Dio fatto uomo nella persona di Gesù di Nazaret, la cui manifestazione
raggiunge il suo apice nell’evento della risurrezione. Come in un mosaico, ogni
episodio aggiunge un nuovo tassello e ci aiuta a capire sempre meglio “chi è Gesù?”. Marco, prima di essere un
fine teologo, è un credente profondamente innamorato di Gesù e un discepolo
mandato ad annunciare il Vangelo. Ci avvicina a Gesù e ce lo fa sentire come colui
di cui non si può più fare a meno e che ci ha salvati morendo sulla croce, come proclamerà il centurione sotto la croce:
“Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!”
(Mc 15,39), quale luminoso esempio di fede per sempre e per tutti.
Possiamo dividere lo scritto evangelico in tre
parti fondamentali: il ministero in Galilea, fino alla confessione di Cesarea
di Filippo (1,14 – 8,30); il cammino verso Gerusalemme (8,31-10,52) e il
racconto della passione, morte in croce e risurrezione (capp. 11–15); con una
introduzione: il ministero del Battista, e un epilogo: le apparizione di Gesù risorto.
Ovviamente chi fa ripartizioni più articolate intende mettere in evidenza altri
aspetti che tralascio per la necessaria brevità. Lo stile letterario di Marco è
una prosa semplice, fatta di frasi brevi, legate da congiunzioni, come di chi è
poco padrone della lingua che usa, ma ricca di dettagli particolari, a volte
anche curiosi, e alla fine risulta incisiva e sempre attuale, come si può costatare
anche nel brano di oggi.
Secondo Marco, il ministero di Gesù inizia dopo
l’arresto di Giovanni Battista. Da altre fonti sappiamo che le due missioni per
un certo periodo si sovrapposero. Come abbiamo già detto, la finalità di Marco
non è storica, ma teologica, cioè vuole rivelarci l’agire di Dio e muovere i
nostri cuori alla fede. Il Battista, in quanto precursore, “viene consegnato”, precedendo anche in questo
Gesù nel suo essere consegnato da Dio nelle mani degli uomini (cfr. 9,31;
10,33; 14,41). Il ministero di Gesù inizia con un segno premonitore della sua
passione. Sorprende invece la sua ‘indifferenza’ (si fa per dire …) nei
confronti del Battista, non va in suo soccorso, né prende nessuna altra
iniziativa in suo favore. Evidentemente scopo del disegno divino non è quello
di preservare i suoi attori dalle conseguenti ingiustizie e sofferenze terrene.
Il primo annuncio di Gesù è privo di ogni contestualizzazione
spazio-temporale, di interlocutori e delle loro reazioni. E’ un annuncio che si
ri-attualizza, tutte le volte che qualcuno lo proclama di nuovo, e una sintesi
di tutto quello che seguirà. Quella di Gesù è un ‘gridare’ a voce alta, che continua a risuonare nella storia umana,
anche per chi non vuole sentire! Il “Vangelo
di Dio” è la ‘buona notizia’ che
viene da Dio e che ha Dio per protagonista. Per questo riguarda tutti, nessuno
escluso. Con due frasi concise ci viene comunicato il compimento delle attese
dell’antico testamento e la novità che sta per accadere: “Il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”. E’ un kairos, cioè un tempo di svolta rispetto
al passato e insieme l’accadere di avvenimenti nei quali si realizzerà il ‘regno di Dio’, l’ora in cui si manifesta
il potere regale di Dio per il suo popolo, come canta Maria nel Magnificat: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i
superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua
misericordia …”
(Lc 1,51-54), a scapito di tutte le regalità umane e terrene che cercano in
tutti i modi di nascondere, oscurare e negare la potenza divina. Come preghiamo
nel Padre nostro: “venga il tuo regno!”, d’ora in poi tutto
procede verso l’instaurazione universale di questa signoria divina.
Alla proclamazione di ciò che Dio sta per
compiere, segue il comando di ciò che ci è richiesto: “convertitevi e credete nel vangelo”, detto in modo altrettanto
chiaro, sintetico. La conversione e la fede sono due movimenti interiori che si
risolvono nel renderci capaci di una sconfinata fiducia in Dio, in quanto Dio. Del
resto Gesù viene interamente da Dio e il suo agire è totalmente disposto a lui.
Alla solenne proclamazione del Vangelo di Dio, segue l’invito alla
sequela. Dopo il suo fondamentale rapporto con il Padre, per Gesù viene il suo
rapporto con i discepoli, un rapporto che supera quello di sangue, perché sono “coloro
che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). Nel vangelo
Gesù non è mai solo, ma sempre accompagnato dai discepoli, fino a diventare i testimoni
‘accreditati’ della sua risurrezione. Una relazione personale e reciproca, che
nasce dalla libera iniziativa di Gesù, fino ad ordinare: “Su, dietro di me!”. Non c’è un programma, un progetto, ma l’abbandono
di tutto per stare solo con lui e di conseguenza anche con coloro che lui ha
scelto allo stesso modo.
Il “diventare
pescatori di uomini” lascia intravedere una missione universale senza
confini, fino alla fine della storia.
Prima di fare una scelta siamo abituati a ben
altro, che obbedire ad un ordine, soprattutto a causa del nostro
individualismo. Quello che ci è proposto
è un atteggiamento di totale e fiducioso abbandono in Dio, paragonabile a
quello di un bambino che si affida alle cure dei genitori, senza nessuna rete
di protezione. Oggi anche noi siamo qui per convertirci e credere al Vangelo allo
stesso modo. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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