Pietro Perugino, Battesimo di Gesù, 1482, Cappella Sistina - Città del Vaticano. |
Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.
In quel tempo, Giovanni
proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di
chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua,
ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel
Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e
lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal
cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in
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Con la festa del Battesimo di Gesù si conclude
il ciclo delle celebrazioni natalizie. Come abbiamo già detto nel commento
precedente, insieme con l’adorazione dei Magi e il miracolo di Cana questo evento
fa parte della celebrazione della solennità dell’Epifania, nella quale la
nascita del Salvatore viene manifestata al mondo. Nell’orizzonte della Pasqua
il mistero dell’incarnazione trova il suo pieno significato e compimento nella
prospettiva della redenzione universale. L’immersione di Gesù nelle acque del
Giordano è infatti anticipazione e annuncio della sua morte e risurrezione e della
Pasqua prossima ventura.
Gesù riceve il battesimo degli schiavi per
riscattarli dalla schiavitù del peccato e della morte. Pur non avendo peccato,
si fa solidale con tutti gli uomini peccatori, riceve la pienezza dello Spirito
Santo per poter compiere la sua missione e beneficia del compiacimento del
Padre per la sua piena disponibilità al suo
volere divino.
Secondo il racconto dell’evangelista Marco, il
battesimo al Giordano è per Gesù la sua prima apparizione pubblica, il momento in
cui gli viene manifestata e confermata la sua identità, così come lo aveva
presentato lo stesso evangelista all’inizio del suo vangelo: “Inizio
del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1), per compiere la missione per
la quale è stato inviato.
Come leggiamo nel testo che oggi la liturgia ci
propone, Giovanni Battista aveva parlato del futuro Messia come di colui che sarebbe
venuto dopo di lui, uno più grande di lui e che avrebbe agito (battezzato) nella
potenza dello Spirito Santo.
Gesù arriva al Giordano insieme a tante altre
persone che andavano a farsi battezzare dal Battista e vive un’esperienza che
non ha eguali in nessun altro avvenimento della sua vita pubblica. Il
linguaggio e le immagini sono quelle di una teofania, cioè di una
manifestazione sensibile di Dio, come risulta dal “rompersi” (spaccarsi) dei cieli, dalla rappresentazione dello
Spirito in forma corporea, come di una colomba, e dalla voce che risuona del
cielo. Il loro significato rivela il mistero della persona di Gesù come “Figlio mio, l’amato” e della missione
che è chiamato a compiere da questo momento in poi.
Al Giordano Gesù viene preparato a compiere
l’opera della nostra salvezza e viene anticipata la vittoria di Dio contro il
male. Oltre l’investitura messianica di Gesù, siamo di fronte anche ad una
prima rivelazione dello stesso mistero della Trinità di Dio, primo e
fondamentale mistero della nostra fede.
I pochi accenni di Marco sono sufficienti a
farci comprendere le dimensioni e le implicanze di questo evento. I tre
elementi teofanici, già citati e descritti, segnano l’inizio dei tempi
messianici, che avranno come protagonista lo Spirito Santo, che agisce attraverso
la persona del Messia. La festa del battesimo di Gesù ci offre l’opportunità di
riflettere sul valore del nostro battesimo e della cresima, sacramenti per
mezzo dei quali diventiamo pienamente partecipi di questa opera di salvezza,
con i conseguenti impegni che ne derivano, e soprattutto del nostro rapporto
con lo Spirito Santo, artefice primo e fondamentale della nostra vita di figli
di Dio e di testimoni del Cristo risorto. Ci offre anche l’occasione di
contemplare il Padre, il Figlio e lo Spirito e l’opera di salvezza compiuta da
Dio a nostro favore.
Sono ancora pochi i cristiani che hanno scoperto
e sperimentato quanto sia salutare e rigenerante per la nostra vita e per il
suo equilibrio psico-fisico e spirituale aprire il cuore allo Spirito Santo,
soprattutto attraverso la lode, la benedizione di Dio e l’esaltazione delle
opere da Lui compiute in nostro favore. Già sento risuonare le voci che cantano
inni al Signore …
Coraggio, amici, non stanchiamoci di conoscere e
cantare le cose belle e buone che Dio quotidianamente ci dona e mette a nostra
disposizione. Una rinnovata teofania della sua provvidenza e della sua
misericordia. Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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