Federico Barocci, Vocazione di Pietro e Andrea, 1586, Museo reale del Belgio. |
III
Domenica del tempo Ordinario “B”
Convertitevi e credete al vangelo.
Dal Vangelo secondo Marco (1, 14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò
nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e
il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone,
mentre
gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro:
«Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito
lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Parola
del Signore.
------------------------------------Oggi ritroviamo il vangelo di Marco, testo che ci accompagnerà nelle celebrazioni liturgiche per tutto quest’anno. È il momento per alcune note di introduzione.
Marco é un discepolo della prima ora che ha conosciuto personalmente Gesú, con molta probabilità identificabile con il ‘giovane ricco’ del vangelo (cfr. 10,17ss). Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che la prima comunitá di Gerusalemme si riuniva in casa sua (12,12). Fu compagno di Paolo nel suo primo viaggio (15,39). E’ di nuovo vicino all’apostolo nel periodo della prigionia (2Tim 4,11). La tradizione poi lo vuole discepolo di Pietro a Roma, la cui predicazione probabilmente è la fonte principale del suo vangelo (1Pt 5,13), scritto per i cristiani della capitale imperiale.
Dopo il martirio dei due principi degli Apostoli, va a predicare ad Aquileia, in Dalmazia e quindi ad Alessandria d’Egitto, dove muore martire e dove ancora oggi è venerato come il fondatore della Chiesa copta. Nel Medioevo le sue reliquie furono rubate dai Veneziani ed ora riposano nella stupenda basilica omonima della città lagunare, di cui è diventato il patrono.
Il merito di Marco è quello di aver “inventato” il genere letterario del “vangelo”. Per quanto ne sappiamo fino ad oggi, a circa trent’anni di distanza, forse anche meno, dagli avvenimenti accaduti in Palestina fu il primo a mettere per iscritto il racconto della vita di Gesù, a cominciare dalla predicazione del Battista, fino al momento della risurrezione e ascensione.
Come si evince dalla frase iniziale del suo scritto: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1), il fine era l’evangelizzazione, cioè suscitare la fede nei suoi lettori. La grande novità annunciata è la persona di Gesù, in quanto Cristo (letteralmente “l’unto”, il consacrato da Dio), cioè il Messia atteso dagli Ebrei. Lui stesso in persona è il “Vangelo”, cioè la buona notizia che salva tutta l’umanità. Con il suo racconto Marco vuole introdurci al mistero del Figlio di Dio fatto uomo nella persona di Gesù di Nazaret, la cui piena manifestazione la si ha nell’evento della risurrezione. Come in un mosaico, ogni episodio aggiunge qualche elemento nuovo per aiutarci a capire sempre meglio chi è Gesù? e il mistero della sua persona. Marco, prima di essere un fine teologo, è un credente profondamente innamorato di Gesù e un apostolo mandato ad annunciare il Vangelo. Ci avvicina a Gesù per farcelo sentire come la persona di cui non si può più fare a meno, perché ci ha salvati morendo sulla croce. Alla fine l’esempio di fede più luminoso è quello del centurione che sotto la croce proclama: “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39).
Possiamo dividere lo scritto evangelico in tre parti fondamentali: il ministero in Galilea, fino alla confessione di Cesarea di Filippo (1,14 – 8,30); il cammino verso Gerusalemme (8,31-10,52) e il racconto della passione, morte in croce e risurrezione (capp. 11–15); con una introduzione: il ministero del Battista, e un epilogo: le apparizione di Gesù risorto. C'è chi fa ripartizioni più articolate, per mettere in evidenza altri aspetti. Lo stile letterario di Marco è una prosa semplice, fatta di frasi brevi, legate da congiunzioni, come di chi è poco padrone della lingua che usa, ma ricca di particolari, a volte anche curiosi, e alla fine risulta più immediata e sempre attuale, come si può vedere anche dal brano di oggi.
Secondo Marco, il ministero di Gesù inizia dopo l’arresto di Giovanni Battista. Da altre fonti sappiamo che le due missioni per un certo periodo si sovrapposero. Come abbiamo già detto, la finalità di Marco non è storica, ma teologica, cioè vuole condurci alla fede. Pur collocando il Battista nel contesto del Nuovo Testamento, egli rimane sempre il precursore, cioè di colui che prepara la via al Cristo, l’inviato da Dio. Quindi quel “Dopo che …” più che un valore temporale, vuole sottolineare la sostanziale diversità del ministero di Gesù da quello del Battista. Gesù infatti annuncia “il Vangelo”. La buona notizia è una ‘prossimità di Dio’ all’umanità che nessun profeta avrebbe mai potuto proclamare, se non Colui che è investito della potenza stessa dello Spirito Santo, come ci anticipato il Battista. Poche parole, ma tanto precise e pregnanti da non lasciar dubbi su ciò che si vuole comunicare: Dio è qui, in mezzo a noi, e la sua opera di salvezza a favore di tutti è già iniziata.
Quello che ci è richiesto è detto in modo altrettanto chiaro, sintetico ed esplicito in ciò che segue: “convertitevi e credete nel vangelo”. Se il Vangelo è la persona stessa di Gesù, credere e convertirsi significa fare quello che hanno fatto Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni: lasciare tutto e seguire Gesù.
Nel nostro attuale contesto esistenziale e culturale, prima di fare una scelta si riflette approfonditamente sulla cosa, ci si confronta con chi può consigliarci, si valutano bene i pro e i contro e, di fronte alla possibilità di errore o di inganno, si cerca di garantirsi da eventuali danni. E chi più ne ha, più ne metta.
Ma che significa invece questo: “E subito, lasciarono le reti e lo seguirono”, se non la proposta di un atteggiamento di un abbandono totale fiducioso in Dio, paragonabile a quello di un bambino che si affida alle cure del padre e della madre, senza nessuna rete di protezione. Per credere al Vangelo abbiamo bisogno di recuperare dentro di noi quel atteggiamento di semplicità, che ci permette di guardare a Dio, come a Colui che solo è capace di farsi garante della nostra vita, di donarci quei beni, tanto necessari alla nostra esistenza, che nessun altro può offrirci. Convertirsi significa prendere sul serio Dio, come Padre provvidente e misericordioso. Allora saremo anche noi pronti a lasciare tutto per seguire Gesù.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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