Philippe De Champagnie, Ecco l'Agnello di Dio!, 1645. |
II
Domenica del tempo Ordinario “B”
Videro
dove dimorava e rimasero con lui.
Dal Vangelo secondo Giovanni (1,35-42)
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa
cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove
dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli
dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Parola
del Signore.
---------------------------------------Terminate le celebrazioni natalizie con la festa del Battesimo di Gesù, entriamo nella prima parte del tempo Ordinario fino all’inizio della Quaresima il 14 Febbraio prossimo, Mercoledì delle Ceneri. Il brano del Vangelo di questa Domenica ci prepara al ministero pubblico di Gesù, confrontandoci ancora una volta con la testimonianza autorevole del Battista che, avendo visto lo Spirito Santo scendere su Gesù nel momento del battesimo (cfr Gv 1,32), lo indica ai suoi discepoli come “l’agnello di Dio”, cioè il Messia atteso.
In questo episodio Gesù sembra ancora un ‘privato cittadino’, che si aggira dalle parti del Battista confuso tra i suoi tanti seguaci e riceve a casa sua coloro che saranno i suoi primi apostoli come degli amici. Molto probabilmente invece Gesù era già conosciuto dalla folla, perché come si evince dal racconto di Matteo (cfr. 11,2ss.), la prima parte del suo ministero pubblico si sovrappone all’ultimo periodo della predicazione del Battista, che si chiuderà con l’arresto e il successivo martirio da parte di Erode Antipa.
L’espressione usata dal Battista verso Gesù, “Ecco l’agnello di Dio”, richiama l’immagine messianica dell’agnello condotto al macello nel quarto canto del Servo di Jahwè al capitolo 53 di Isaia (cfr. 53,7). I due discepoli, Andrea e lo stesso evangelista Giovanni, che su indicazione del Battista seguono Gesù e “videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui”, dopo questa esperienza confermano la testimonianza del Battista, tanto che Andrea, quando racconta al fratello Simone di quel giorno, dice in modo esplicito: “Abbiamo trovato il Messia”.
Insieme con loro, lo abbiamo trovato anche noi e
siamo qui per imparare a stare con lui. Gesù è l’inviato del Padre stesso. Attraverso
Gesù Dio parla a noi uomini come con degli amici, dice il Concilio (cfr. Dei Verbum 2). Per intrattenersi con
noi, Dio ha scelto la forma affettuosa dell’amicizia. Durante il suo ministero
Gesù ne ha fatto il modello di ogni suo rapporto con uomini che ha incontrato, anche
quando si paragona al maestro, al medico, al pastore e via dicendo. La missione
di Gesù è prima di tutto uno stare amichevole di Dio con noi, che poi si
trasforma in un’azione missionaria e apostolica di annuncio ed inaugurazione
del regno di Dio in parole ed opere. La fede cristiana è quindi un farsi amici
di Dio. L’essenza dell’amicizia consiste nella gioia dello stare insieme
all’altro per se stesso, oltre ogni interesse e finalità particolare di
qualsiasi natura e genere. “Beati i
vostri occhi che vedono il Cristo e i vostri orecchi che ascoltano la sua
parola” canta oggi la Liturgia delle ore .
Ricordiamo a tal proposito anche le parole di Gesù durante l’ultima cena. “Voi siete miei amici,
se fate ciò che io vi comando” (Gv 15,14). La
gioia più vera della vita è, infatti, incontrare, seguire, conoscere, e amare
Gesù con tutto se stessi. L'amicizia col Maestro assicura all'anima pace
profonda e serenità anche nei momenti bui e nelle prove più ardue.
Quando la
fede si imbatte in notti oscure, nelle quali non si "sente" e non si
"vede" più la presenza di Dio, l'amicizia di Gesù garantisce che in
realtà nulla può mai separarci dal suo amore (cfr Rm 8, 39). Soprattutto nell’Eucaristia
ci è data l’opportunità di accogliere e rafforzare questo rapporto amichevole perché,
dopo averlo riconosciuto, ascoltato e goduto della sua presenza, sappiamo
parlare di lui e testimoniarlo a chi ancora non lo conosce, come ha fatto il
Battista con i suoi discepoli. Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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