Quinten Massijs, Adorazione dei Magi, 1526, Metropolitan Museum - New York. |
Solennità
dell’Epifania del Signore
Siamo venuti dall'oriente per adorare il re
Dal Vangelo secondo
Matteo (2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A
Betlemme di Giudea, perché così è scritto
per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero
l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà
il pastore del mio popolo, Israele”».Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Parola del Signore.
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Il Natale trova il suo compimento nell’Epifania, annuncio della redenzione universale, che si realizzerà a Pasqua. Nella venuta a Betlemme dei santi Magi Gesù viene riconosciuto come il Salvatore del mondo e ed accolto come tale da tutti i popoli del mondo. Nella celebrazione dell’Epifania la Chiesa evoca tre fatti della vita di Gesù. Il più noto è naturalmente l’adorazione dei Magi a Betlemme, a cui vanno associati il Battesimo di Gesù al Giordano e il miracolo dell’acqua cambiata in vino alle nozze di Cana.
Per chi ha familiarità con la Liturgia delle ore trova questi riferimenti nelle antifone del Benedictus e del Magnificat del giorno dell’Epifania:
Ant.
al Benedictus: “Oggi la Chiesa lavata
dalla colpa nel fiume Giordano,
si unisce a Cristo suo Sposo, accorrono i magi con i doni
alle nozze regali
e l’acqua cambiata in
vino rallegra la mensa, alleluia.”.
Ant.
al Magnificat: “Tre prodigi celebriamo in
questo giorno santo:
oggi la stella ha guidato i Magi al presepio,
oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze,
oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la
nostra salvezza, alleluia.”
Oltre il ricordo dei tre gli eventi citati, nell’immagine
delle nozze regali di Cristo, Sposo e Signore della Chiesa, viene sintetizzato in modo mirabile il
loro rapporto, valore e significato. I Magi adoranti che offrono in dono oro, incenso
e mirra rappresentano tutti popoli della terra che lo riconosceranno come il Re
dei re. Nel Battesimo al Giordano, figura della passione morte e risurrezione,
Gesù, investito solennemente di Spirito Santo per la missione messianica e indicato
dal Padre come il Figlio da ascoltare, purifica l’umanità dalle sue colpe per
renderla degna di sé. Il miracolo di
Cana, presentato da Giovanni come il primo dei segni compiuti da Gesù, è
l’anticipazione del banchetto nuziale alla fine dei tempi, descritto
nell’Apocalisse (cfr 21,2ss), a cui sono invitati tutti i popolo del mondo. “Beati gli invitati alla cena del Signore!”, proclama la liturgia eucaristica.
L’Epifania è quindi annuncio e anticipazione
della Pasqua. Il sacrificio della croce, atto di amore con cui Gesù ci ha
liberato dal peccato, dal male, dalla morte e ci ha unito a sé in comunione di
vita, non poteva trovare immagine più significativa di quella dell’unione sponsale-coniugale.
Termino con un testo poetico, di cui non conosco l’autore, sul senso e sul valore di questa sorprendente e meravigliosa esperienza che è l’incontro salvifico tra Dio e l’uomo, come spunto per una riflessione personale sulla festa dell’Epifania.
“Non erano fannulloni, allora;
avevano patria, casa e professione.
Non erano poveri allora;
avevano incenso, mirra e oro.
Non erano ciechi allora;
si lasciavano attrarre dalla stella.
Non erano cercatori di tesori allora
coloro che venivano dal lontano oriente.
Non erano politici allora
coloro che cercavano il nuovo re.
Non erano reporter allora
coloro che con la stella giunsero alla meta.
Non erano testimoni neutrali
coloro che si lasciarono riempire di gioia.
Non erano diplomatici
coloro che offrirono i loro doni.
Erano uomini, diventati uomini
davanti a un Dio diventato uomo.”
Buona Epifania!
don Marco Belladelli.
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