venerdì 10 novembre 2017

Il Vangelo della salute del 12/11/2017

Corteo delle vergini, S. Apollinare nuovo (RA), VI sec
XXXII Domenica del Tempo Ordinario, “A”
Ecco lo sposo! Andategli incontro!
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (25,1-13).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore.

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Siamo prossimi alla fine dell’anno liturgico. La Chiesa ci invita a riflettere sulle realtà ultime della nostra vita, e cioè sulla fine della nostra esistenza terrena e sulle novità che ci attendono dopo la morte, temi raggruppati nel capitolo detto dei “novissimi”, articolato in quattro temi, morte, giudizio, inferno e paradiso. Siamo anche quasi al termine del vangelo di Matteo. Prima degli eventi della passione, l’evangelista dedica due capitoli, il 24 e il 25, al quinto ed ultimo discorso, quello sugli ultimi tempi, o escatologico (dal greco escaton, ultimo). Le tre parabole che la liturgia ci propone in queste ultime domeniche sono inserite in questo contesto, una di seguito all’altra, come se si trattasse di una unità letteraria e tematica.
La parabola delle dieci vergini, che la liturgia ci propone oggi, inizia con l’ormai noto termine di paragone: “Il regno dei cieli è simile a …”. Anche l’attesa del ritorno del Signore è un aspetto importante del regno dei cieli. Il racconto si concentra sul corteo dello sposo che, scortato dalle damigelle, accompagna la sposa nella propria casa. Le dieci vergini si dividono in stolte e sagge da come si sono organizzate. Le prime non hanno messo in conto la possibilità di un ritardo, mentre le altre sì, portando con sé una scorta di olio per le loro lampade. Secondo la logica paradossale delle parabole, succede che lo sposo non soltanto ritarda, ma arriva a mezzanotte, un orario insolito, tanto che le ragazze si sono addormentate. Nel pieno dell’oscurità, quando sono necessarie le luci artificiali, chi aveva olio per le proprie lampade può scortare lo sposo ed entra al banchetto nuziale, mentre le altre ne sono escluse, come se fossero addirittura delle sconosciute: “non vi conosco”.
Un santo monaco russo, Serafino di Sarov, vissuto tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, ci aiuta a capire in che cosa consista la saggezza delle cinque vergini, che hanno portato con sé la  provvidenziale scorta di olio, che ha permesso loro d’incontrare lo sposo e di entrare al banchetto nuziale. Secondo lui la saggezza non consiste nell’eccellenza della virtù, perché tutte e dieci erano “vergini”, massimo segno della loro dedizione a Dio,  ma nella grazia dello Spirito Santo, significata nei vasetti con la scorta di olio, senza della quale non c’è salvezza per nessuno. Dice infatti san Serafino: “La grazia dello Spirito Santo trasforma le nostre opere da caduche in eterne, da mortali a spiritualmente vive, da tenebra in luce, mutando l’esistenza nostra, simile a una stalla, dove le passioni sono incatenate come fiere, in un tempio divino, in un tempio di eterna letizia in nostro Signore Gesù Cristo, Creatore e Sposo eterno delle anime nostre.”  Un’interpretazione molto originale e suggestiva. Infatti che cosa pensiamo di fare senza lo Spirito Santo? Dove pensiamo di arrivare? Eppure oggi nella Chiesa sono molti a pensare di risolvere i problemi non con le virtù, ritenute ormai cose d’altri tempi, ma puntando unicamente sull’efficienza organizzativa, strategica e di governo, come se l’unica priorità fosse la funzionalità strutturale, in una competizione senza soluzione di continuità con il mondo. Rincorrendo il mondo per essere i primi della classe, sempre e comunque, si  finisce per farsi chiudere la porta in faccia, come degli illustri sconosciuti. Soltanto se apriremo il cuore allo Spirito Santo, vivo e operante in noi, incontreremo il Signore Gesù. E’ lo Spirito Santo infatti, che ci sostiene ogni giorno nei nostri impegni e responsabilità quotidiani, in vigilante attesa dell’incontro con lo Sposo alla fine della nostra vita, per una comunione piena e perfetta delle nostre anime con lui nelle realtà eterne a cui siamo destinati.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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