sabato 19 agosto 2017

Il Vangelo della salute del 20/08/2017

Ludovico Carracci, Gesù e la donna cananea, 1593; Galleria Brera - Milano. 
XX Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Donna, grande è la tua fede!
 DAL VANGELO SECONDO MATTEO (15, 21-28)
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore. 

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Dopo il rimprovero a Pietro per la sua fede dubbiosa: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”, oggi Gesù loda la donna cananea, perché “grande è la tua fede!”. Intanto, tra i due episodi Gesù si è scontrato duramente con i farisei scandalizzati dalle sue parole e dal suo comportamento. Quello che Gesù non trova nel cuore di coloro che per elezione divina sarebbero i primi destinatari della sua missione, lo trova invece in una donna straniera e per di più pagana.
Sconcerta l’iniziale insensibilità nei confronti di questa donna. Siamo abituati ad un Gesù pieno di compassione, pronto a rispondere alle preghiere e ai bisogni delle folle di Galilea che accorrono a lui. Perché ora invece tanta indifferenza? Neppure la sollecitazione dei discepoli lo fa recedere da questo atteggiamento. Anche quando la donna lo raggiunge e si prostra davanti a lui, rimane fermo sulla sua posizione. Ella non ha alcun diritto a reclamare un suo intervento a favore della figlia, perché la sua missione è per “le pecore perdute della casa d’Israele” e quindi “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”.
Alla replica della donna: “pure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”, Gesù che, come nel caso della moltiplicazione dei pani e dei pesci sapeva bene ciò che stava facendo con la sua resistenza, immediatamente esaudisce la richiesta della donna, non mancando prima di sottolineare la “grandezza” della sua fede. Una fede “grande”, perché la donna non si è rivolta ad un taumaturgo qualsiasi. Ella ha visto in Gesù il “Signore, figlio di Davide”, cioè il Messia inviato da Dio Padre per liberarci dal potere di satana, l’unico Salvatore degli uomini. Una fede che ricalca quella di Maria, che all’Arcangelo Gabriele risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.” (Lc 1,38). Nell’appellativo “Donna” con cui Gesù si rivolge alla cananea, riecheggia del resto quel “Donna, che vuoi da me?” (Gv 2,4) delle nozze di Cana. Questa è la vera fede del credente. In Gesù, Dio è presente in mezzo a noi. Per mezzo del Signore ci rivolgiamo a Dio Padre con piena confidenza e abbandono, come suoi veri figli. Guidati da Maria apriamo i nostri cuori allo Spirito Santo, perché soltanto uniti a suo Figlio possiamo cambiare noi stessi e il mondo.
In questo episodio viene anche evocato il tema dell’universalità della salvezza realizzata da Gesù. Egli è venuto per tutti gli uomini, senza distinzioni. Inizia pure la polemica con la sinagoga, cioè con il popolo ebraico, che pur essendo destinatario privilegiato della missione, l’ha rifiutata, mentre i pagani l’hanno accolta.
La Donna cananea è figura della Chiesa, soprattutto di quella che viene dai pagani di cui ci parla oggi San Paolo nella seconda lettura: “A voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?” (Rm 11,13-15). Una domanda, quella dell’Apostolo, che si apre sull’orizzonte della salvezza universale.  
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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