venerdì 4 agosto 2017

Il Vangelo della salute del 06/08/2017

Giovanni Bellini, Trasfigurazione, 1478, Galleria Farnese (Museo di Capodimonte)
Festa della Trasfigurazione
Il suo volto brillò come il sole.
 Dal vangelo secondo Matteo (17,1-9). – Anno “A”. 
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».  Parola del Signore.

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Quando il 6 Agosto cade in domenica la celebrazione della Trasfigurazione prevale sulla liturgia domenicale. La festa della Trasfigurazione ha origine nella Chiesa orientale come un prolungamento della Pasqua. La sua collocazione nel cuore dell’estate deriva da una interpretazione della cronologia evangelica secondo cui l’evento sarebbe accaduto nel secondo anno del ministero pubblico di Gesù, tra la festa di Pentecoste e quella delle Capanne. Nel 1476 papa Clemente III la estese anche in Occidente. Abbiamo già commentato questo testo nella II Domenica di Quaresima, come tappa obbligata del cammino penitenziale della Chiesa verso la Pasqua. Ora invece ci confrontiamo con questo evento nella sua peculiarità, cioè come annuncio e anticipazione della gloria della risurrezione, e come chiamata a vivere in continua tensione verso questa stessa gloria.
Prendendo spunto da questo originalissimo episodio evangelico, i fratelli orientali hanno sentito il bisogno di  prolungarne la celebrazione del mistero del risorto anche fuori del tempo pasquale, per riaffermarne la centralità nell’esperienza cristiana. La liturgia orientale alla comunione canta: “Abbiamo visto la luce!” a cui si risponde con le parole degli Apostoli a Tommaso la sera di Pasqua, dopo l’apparizione del Signore risorto nel cenacolo: “Abbiamo visto il Signore!” (Gv 20,25). La fede cristiana si fonda sull’evento della risurrezione: “se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede.” (1Cor 15,17). Un evento sempre vivo e continuamente attualizzato dalla Chiesa nella celebrazione sacramentale, in particolare nell’Eucaristia. Lo sviluppo e la crescita della vita cristiana dipendono dalla capacità di accogliere questo mistero di speranza e di comunione di vita nella nostra quotidianità. Diversamente il nostro cristianesimo si ridurrà ad una mera tradizione culturale, o ad un noiosissimo moralismo. Gesù si presenta a noi nella sua sfolgorante luminosità, una nuova condizione che si impone e ci attrae fino a coinvolgerci nel processo di trasfigurazione di tutta la realtà attraverso i segni di Verità e di Bontà in essa presente. Alla testimonianza del Padre sul monte Tabor: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”, fanno eco le parole di Gesù, che ci ha detto: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14), perché ogni cristiano è portatore e propagatore nel mondo di quella luce che è Gesù. Lo sono soprattutto i religiosi. La trasfigurazione è diventata infatti icona della vita religiosa. Nell’esortazione apostolica Vita Consecrata di san Giovanni Paolo II leggiamo: “Molte sono, nel Vangelo, le parole e i gesti di Cristo che illuminano il senso di questa speciale vocazione. Per coglierne, tuttavia, in una visione d'insieme i tratti essenziali, di singolare aiuto si rivela fissare lo sguardo sul volto raggiante di Cristo nel mistero della Trasfigurazione. A questa «icona» si riferisce tutta un'antica tradizione spirituale, quando collega la vita contemplativa all'orazione di Gesù «sul monte». Ad essa possono inoltre ricondursi, in qualche modo, le stesse dimensioni «attive» della vita consacrata, giacché la Trasfigurazione non è solo rivelazione della gloria di Cristo, ma anche preparazione ad affrontarne la croce. Essa implica un «ascendere al monte» e un «discendere dal monte»: i discepoli che hanno goduto dell'intimità del Maestro, avvolti per un momento dallo splendore della vita trinitaria e della comunione dei santi, quasi rapiti nell'orizzonte dell'eterno, sono subito riportati alla realtà quotidiana, dove non vedono che «Gesù solo» nell'umiltà della natura umana, e sono invitati a tornare a valle, per vivere con lui la fatica del disegno di Dio e imboccare con coraggio la via della croce.”.
Dio ha iniziato la creazione del mondo dalla luce (cfr. Gen 1,3). Giovanni nel suo prologo, parlando del mistero dell’incarnazione dice: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.” (1,9). La Luce è all’origine della nostra vita e della nostra redenzione e ne è anche il fine. Il cammino di santità del cristiano è un cammino di graduale e progressiva illuminazione. Trasfigurati dalla luce del Risorto, saremo ogni giorno sempre più splendenti e luminosi come Gesù sul Tabor. Buona trasfigurazione!
 don Marco Belladelli.

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