giovedì 2 febbraio 2017

Il Vangelo della salute del 02/02/2017

A. Mantegna, Presentazione al tempio, 1455, Berlino.
Festa della Presentazione al Tempio
del Signore Gesù
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.

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Oggi chi partecipa alla S. Messa tornerà a casa con la candela benedetta. All’inizio della celebrazione verrà consegnata a tutti i presenti, riuniti in fondo alla chiesa, un piccolo cero acceso. Dopo la benedizione, in processione si procederà verso l’altare, cantando a Cristo luce delle genti e gloria d’Israele.
Giuseppe e Maria vanno al tempio con il Bambino Gesù, loro primogenito, per riscattarlo, come prescrive la Legge del Signore. Con questo gesto Gesù che si sottomette alla Legge, una obbedienza che troverà il suo compimento nel Getsemani, quando pronuncerà il “fiat”: “non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26,39).
Al centro della nostra celebrazione c’è il mistero dell’incontro. L’incontro di Dio con il suo Popolo nel tempio è rappresentato con l’immagine dell’incontro dello sposo con la sposa nell’intimità della stanza nuziale: “Adorna, o Sion, la stanza per le nozze, accogli Cristo tuo Signore” (primi vespri, 2° antifona). Tutti noi ci riconosciamo nel vecchio Simeone che mosso dallo Spirito Santo va al tempio, dove si realizzerà quanto gli era stato promesso, cioè vedere la consolazione d’Israele. La luce di Cristo accesa nei nostri cuori dalla fede e dalla grazia di Dio ci guiderà a questo incontro, dopo del quale anche noi canteremo il nostro “Nunc dimittis …”: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola …”. Come dice San Paolo: “ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3,8).    
Il vecchi Simeone e la profetessa Anna, insieme a Maria, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, gli Apostoli e molti altri discepoli delle prime Comunità di Palestina  fanno parte di quel resto d’Israele che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Illuminati dalla luce divina gli sono andati incontro e lo hanno riconosciuto fino ad affidare a lui tutta la loro vita.
E’ lo Spirito Santo con la sua luce per l’anima, non per i sensi, che ci dà la certezza di aver incontrato Dio, oltre ogni ragionevole dubbio. Il mistero dell’incontro è un dono della grazia che cambia tutta la nostra vita
In questo particolare contesto la Chiesa oggi celebra la Giornata della vita consacrata, cioè di coloro che si consacrano a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza. Una vocazione caratterizzata dai segni concreti dell’avvenuto incontro, tanto da rappresentare l'anticipazione di quella condizione definitiva nella quale ci troveremo quando vedremo Dio faccia, faccia. Oggi preghiamo allora per tutti i religiosi e le religiose, per la fedeltà alla loro vocazione e per le vocazioni alla vita religiosa.
Con gioia andiamo incontro a Cristo Signore!
don Marco Belladelli.

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