Pietro da Cortona, Trionfo della divina Provvidenza (particolare), 1633-39, Roma, Palazzo Barberini. |
Non affannatevi per il domani.
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore.
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Siamo alla quinta puntata
del discorso
della montagna. Oggi l’oggetto della riflessione è il rapporto con la ricchezza e i
beni materiali. L’avidità è uno dei vizi capitali più diffusi e rappresenta un ostacolo
tra i più rilevanti e più difficili da superare sul nostro cammino verso il
regno di Dio. Basta ricordare l’epilogo dell’incontro con il giovane ricco, quando
Gesù gli ha chiesto di vendere tutto e di seguirlo, la sua reazione fu la
seguente: “Udita questa parola, il
giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.” (Mt 19,22).
Gesù parla
dell’attaccamento alla ricchezza come di una vera e propria forma di idolatria,
in aperta opposizione all’unico e vero Dio: “Nessuno può servire due
padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e
disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.
Nella Bibbia l’idolatria è considerata uno dei peccati
più gravi che si possano compiere. Condannata dal primo comandamento: “Io
sono il Signore, tuo Dio” (Es 20,2), attira
l’ira di Dio sul popolo, come è accaduto più volte nell’antico Testamento
(cfr. Ef. 5,5-6). Quando Israele cede alla tentazione di seguire i culti pagani, venendo meno
alla fedeltà dell’Alleanza sinaitica, Dio lo castiga ritraendosi dal popolo per
lasciarlo in balia dei suoi nemici. E’ il punto centrale della cosiddetta
teologia deuteronomista, principio in base al quale è stata redatta gran parte
della storia d’Israele, a cominciare dall’esodo per finire con l’esilio
babilonese, meritato castigo divino conseguenza di una infedeltà del popolo non
più tollerabile, castigo che addirittura ha indotto Israele a dubitare della
validità della stessa alleanza.
L’unico modo per sottrarsi
al rischio dell’idolatria è di vivere nell’abbandono più totale alla
provvidenza di Dio, come fanno gli uccelli del cielo e i fiori del campo,
perché agli occhi del Signore l’uomo è molto più importante dei passeri o dei
gigli. Nelle suadenti immagini con cui Gesù descrive l’abbandono alla divina provvidenza,
e cioè il non affannarsi per il mangiare e il bere, per il vestire e il domani
in genere, ritroviamo l’atmosfera del paradiso terrestre in cui hanno vissuto i
nostri progenitori, Adamo ed Eva. Utopia o realtà? Provare per credere …
Alla fine arriva
l’indicazione di Gesù su che cosa invece dobbiamo concentrare il nostro impegno
di vita: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte
queste cose vi saranno date in aggiunta”. ‘Il regno di Dio e la sua
giustizia’ consistono in tutto ciò che Gesù ci ha insegnato in
queste settimane con il discorso della montagna, dalle ‘Beatitudini’ in poi, nella prospettiva
del compimento della Legge di Dio, la nuova Torah del Messia, fino al suo
vertice rappresentato dall’amore ai nemici.
Il recupero della
centralità di Dio e della sua volontà nella nostra vita porterà nella nostra esistenza
un equilibrio generale nel segno della giustizia e dell’armonia con se stessi,
con i fratelli e con tutto il creato. Non ci resta che incamminarci sulla via
dell’amore di Dio e del prossimo, come Gesù ci ha insegnato, per sperimentare
tanta provvidenza.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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