VI
Domenica di Pasqua “C”
Lo
Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
In quel tempo, Gesù disse :
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate». Parola del Signore.
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Siamo ancora durante l’ultima cena. Nei discorsi di Gesù possiamo meglio comprendere in che consiste la novità cristiana, una relazione tutta speciale con Dio, descritta con l’immagine della ‘inabitazione’: “noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.
Di fronte alle perplessità degli Apostoli, Gesù promette lo Spirito Santo che “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”. Quindi Gesù offre ai discepoli la sua pace per aiutarli a superare il turbamento del distacco e a vivere tutti gli avvenimenti che stanno per accadere nella prospettiva della fede: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace … Se mi amaste vi rallegrereste … Io vado dal Padre … perché voi crediate”
Il discorso era iniziato al v. 22 con una domanda di Giuda Taddeo: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Alcuni infatti pensavano che il Messia si sarebbe manifestato pubblicamente e, come si evince anche dagli Atti degli Apostoli (cfr. 1,6), che avrebbe ricostruito il regno d’Israele.
La via scelta da Dio è diametralmente opposta. L’amore al Signore e l’osservanza dei comandamenti e della sua parola sono le condizioni per mezzo delle quali si realizza questa particolare comunione, per la quale sia il Padre, sia Gesù ‘verranno a prendere dimora presso i discepoli’. Per il mondo, cioè per tutti coloro che non avranno aperto il loro cuore e la loro vita a Dio come veri discepoli non c’è nessuna rivelazione.
Per capire di cosa stiamo parlando, prendete ad esempio la vita e l’esperienza dei Santi. Per rimanere ai nostri giorni, pensate a San Giovanni Paolo II, alla futura Santa Madre Teresa di Calcutta, oppure a Padre Pio. Anche nei momenti della prova e della tentazione, del buio interiore e delle sofferenze fisiche, morali e spirituali nei loro cuori non è mai venuta meno la certezza della presenza e dell’operare misterioso di Dio in loro e per mezzo di loro. Questo abbandono è l’opera dello Spirito Santo. La missione dello Spirito Santo consiste infatti nel confermare e continuare l’opera di Dio inaugurata dal Figlio, in obbedienza al Padre. L’azione dello Spirito è descritta come un ‘insegnare’ ed un ‘fare memoria’ di tutto ciò che Gesù ha detto e fatto con la sua Parola e con i segni che l’anno accompagnata, durante la sua missione sulla terra. Nessuno di noi potrebbe dire: “Gesù è il Signore”, sentirsi da lui attratti e vivere come lui ci ha insegnato, fino a confondersi in una indissolubile comunione di vita, se non per opera dello Spirito Santo. E’ lo Spirito che rende possibile la continua presenza di Dio nella storia umana, altrettanto forte e significativa quanto lo è stata l’incarnazione del Verbo di Dio in Gesù di Nazareth.
Ecco perché alla promessa dello Spirito, Gesù fa seguire il dono della ‘pace’. La pace che Gesù ci dona non è altro che la somma e la sintesi di tutti i beni messianici. E’ il frutto della salvezza, cioè l’esperienza della presenza del regno di Dio nel mondo e della conseguente beatitudine per il cuore dell’uomo.
Il ritorno di Gesù al Padre non è allora un abbandono, ma un passaggio necessario per il progresso e il compimento dell’opera di salvezza compiuta da Gesù stesso “perché voi crediate”. Il dono dello Spirito Santo significa una maggiore prossimità di Dio per ogni uomo e la sua azione nella storia umana. Per questo dobbiamo “rallegrarci”
Venerdì cominceremo la preghiera della novena per disporci spiritualmente ad accogliere il dono dello Spirito Santo nella nostra vita. La sua presenza in noi significherà lo stesso amore di Gesù per il Padre, la capacità di vivere i comandamenti e la parola ascoltata, e l’esperienza della ‘pace’ del Signore che riempie totalmente i nostri cuori. Uniamoci nella preghiera incessante e invochiamo la pienezza dello Spirito Santo per tutta la Chiesa e per ogni uomo.
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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