mercoledì 11 novembre 2015

Costume e società/6


VATILEAKS/2 E LE 5 PIAGHE DELLA CHIESA

Domenica scorsa (08/11/2015) all'Angelus Papa Francesco ha parlato apertamente del trafugamento di documenti riservati della Santa Sede che riguardano la situazione economica del Vaticano. Un triste evento che molti hanno letto come un tentativo di indebolire la sua azione riformatrice, a cui il Santo Padre ha risposto senza tentennamenti e con una forte determinazione:
"Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza."
Un'identica azione riformatrice era già stata invocata da una grande personalità della Chiesa del XIX secolo, il beato Antonio Rosmini, in un suo libro rimasto famoso nel tempo, Delle cinque piaghe della Santa Chiesa. Scritto nel 1832, fu pubblicato nel 1848 e immediatamente messo all'indice, come un'opera contro la Chiesa.
Mi limito ad elencare i titoli dei cinque capitoli in cui si articola il libro del Rosmini:
  1. La prima piaga è la «divisione del popolo dal clero nel pubblico culto»;
  2. La seconda piaga è l'«insufficiente educazione del clero»;
  3. La terza piaga è «la disunione de' Vescovi»;
  4. La quarta piaga è «la nomina de' Vescovi abbandonata al potere laicale»;
  5. La quinta piaga è «la servitù de' beni ecclesiastici», cioè la schiavitù economica creata dall'assoggettamento dei patrimoni della chiesa a finalità diverse dalle uniche due legittime: il sostentamento del clero e l'aiuto ai poveri.
Neanche il Concilio Vaticano II, a cui tutti oggi fanno riferimento a sostegno delle proprie posizioni, sia i riformatori, sia i conservatori, è riuscito ad orientare la gerarchia cattolica ad un'autentica e comune volontà di riforma, quanto mai necessaria nella Chiesa. 
Al di là poi di tutto quello che oggi si dice della Chiesa sui media  in bene o in male a proposito dello scandalo in corso, che ovviamente chiama in causa comportamenti e responsabilità di chi è preposto alla gestione degli ambiti economici, quello che mi preme mettere in evidenza con la chiamata in causa del beato Rosmini è che si tratta di un problema molto più profondo e radicato di quanto si possa immaginare. Una rilettura di questo classico che ormai non fa più paura a nessuno risulterà certamente molto più illuminante di quanto possano essere le pubblicazione attuali, quali Avarizia del Fittipaldi o Via Crucis del Nuzzi, che certamente non hanno a cuore il bene della Chiesa tanto quanto l'avesse a cuore il beato Rosmini.  

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