Nazareth oggi, basilica dell'annunciazione. |
XIV Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
In quel tempo, Gesù venne nella sua
patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Parola del Signore.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Parola del Signore.
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Dopo la fede della
Emorroissa e di Gìairo, oggi ci confrontiamo con l’opposizione a Gesù da parte
dei suoi compaesani. Gesù torna nella sua città di origine e di sabato va in
sinagoga. Anche se in questo passaggio Marco non lo dice esplicitamente,
sappiamo essere Nazaret la località in cui ha vissuto prima di iniziare il suo
ministero pubblico (cfr Mc 1,9).
La sua fama di “Maestro”
è giunta anche lì. In molti vanno ad ascoltare il suo insegnamento e sono colti
da stupore. Uno stupore che invece di essere via alla fede, porta allo
scandalo, cioè rafforza le ragioni che la ostacolano.
Conoscendo bene la
storia di Gesù, le tappe della sua crescita umana e il suo percorso formativo, i
suoi concittadini non riescono a capacitarsi come possa aver maturato tanta
sapienza e compiere tali prodigi. La familiarità e l’assidua frequentazione
spesso ci rendono incapaci di cogliere la novità e la diversità dell’altro. Anzi
negli ambienti chiusi il rischio più frequente è quello di assumere se stessi
come unico criterio di rapporto e di misura delle capacità e delle possibilità
di crescita e di sviluppo degli altri. Una miopia che alla fine risulta
deviante.
La chiusura a Gesù non è
però semplicemente di tipo psico-sociologico. Gesù stesso si meraviglia della
loro incredulità e qualifica il comportamento dei nazaretani come “disprezzo
per un profeta”. Gesù
non è preoccupato principalmente della sua persona o del suo ministero, ma
prima di tutto di Colui che lo ha mandato (cfr Lc 10,16). Si tratta di un vero
e proprio rifiuto di Dio. Una reazione, quella di Gesù, che ci deve far pensare
se e in quali situazioni questo disprezzo ci può riguardare.
Nel suo racconto Marco
mette in evidenza che nonostante lo smacco Gesù “andava attorno per i villaggi,
insegnando”. Pur riportando poco o nulla del contenuto dei vari
discorsi di Gesù, anzi senza dubbio per l’abbondanza di particolari che
riferisce si dimostra più interessato alla sua opera taumaturgica, possiamo con
certezza affermare che a suo parere l’insegnamento è e rimane la principale
attività di Gesù.
La folla non è attratta dal
suo parlare suadente proprio di un affabulatore, o per l’argomentare suggestivo
e rigoroso, tipico del filosofo, ma per l’incisività della Parola che apre i
cuori. Soltanto dopo averlo ascoltato ci si rende conto che a Gesù si può
chiedere qualsiasi cosa, anche quelle impossibili. La Parola di Gesù è una
Parola di Dio, Parola di vita. E’ piena della potenza creatrice di Dio e della
forza purificatrice e risanatrice dello Spirito Santo. Non ascoltare Gesù e non
accogliere dentro di sé la sua Parola, come Parola di Dio, è segno di una
durezza di cuore preoccupante.
Ogni uomo è dotato di
coscienza, ambito intimo nel quale avviene l’incontro e il dialogo con Dio.
L’annuncio del Vangelo, quando è veramente tale, ha la capacità di farci
riconoscere la voce di Dio, distinguendola da tutte le altri voci che
ascoltiamo, fino al punto da sentirci attratti da questa voce, come quella del
nostro Creatore e Salvatore. E dentro di noi c’è come un desiderio profondo,
una nostalgia di questa voce. Come dice S. Agostino, “Il nostro cuore è
inquieto, finché non riposa in te.”.
Guai a noi se per
qualsiasi ragione al mondo perdessimo questa capacità di distinguere,
riconoscere e di lasciarci attrarre dalla Parola di Dio, come è capitato alle
folle di Galilea di duemila anni fa.
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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