sabato 21 marzo 2015

Il Vangelo della salute del 22/03/2015

Andrea Mantegna,  Il Redentore, 1493.
V Domenica di Quaresima “B”
Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.
 Dal Vangelo secondo Giovanni  (12,20-33)
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore,
produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Parola del Signore.
------------------------------------
In tutto il brano del Vangelo che oggi la liturgia ci propone si fa continuamente riferimento alla morte di Gesù e soprattutto al suo valore salvifico.
Gesù è ormai giunto a Gerusalemme. Sente stringersi attorno a sé il cerchio dei suoi avversari che lo vogliono morto ed è molto turbato: “Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Questo momento descritto da Giovanni, mentre Gesù è in pubblico e sta parlando alla folla, in un certo senso corrisponde all’agonia nel Getsemani, ricordata dagli altri tre evangelisti. Il turbamento è il sentimento che invade l’animo umano quando si è costretti al confronto con la morte e si è toccati dalle tenebre. E’ la percezione, tutta  insieme e tutta in una volta, della precarietà costitutiva del nostro essere umano, accompagnata da un senso di inquietudine esistenziale. La consapevolezza di non essere padroni della propria vita, né per l’origine, né per la fine. Il termine greco usato per esprimere il turbamento evoca il moto perpetuo e ondulatorio proprio del mare. Equivale quindi al sentirsi in balia di qualcuno che potrebbe prendersi cura di te, ma anche prendersi gioco ...
Il brano di oggi inizia con l’apostolo Filippo che, insieme ad Andrea, si fa interprete presso Gesù della richiesta di un gruppo di Ebrei di origine greca: “Vogliamo vedere Gesù”. Gesù risponde dicendo che “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”, intendendo con “glorificazione il suo prossimo sacrificio sulla croce. Una risposta apparentemente illogica, rispetto alla domanda. Gesù sposta l’attenzione sugli eventi prossimi della sua passione, morte e risurrezione. Per vedere Gesù si deve affrontare e sopportare lo scandalo della sua croce.
Segue la piccola parabola del seme che muore e porta molto frutto, contrariamente a quello che invece non muore e rimane solo. Una situazione molto simile a quella descritta nella parabola del seminatore (cfr Mc 4,3-20 e parr). Anche in quel caso soltanto il seme caduto sul buon terreno porta molto frutto.  L’immagine del seme che muore e porta molto frutto evoca la morte Gesù, per mezzo della quale egli attirerà tutti a sé e nello stesso tempo estrometterà per sempre satana da questo mondo.
Siamo ormai quasi alla fine del nostro cammino penitenziale della quaresima. Il suo scopo era e rimane di renderci più disponibili ad accogliere Gesù Cristo e stringerci a lui. Se saremo capaci di fare nostra la “gloria del Figlio dell'uomo”, cioè la sua croce, porteremo frutti di vita, di comunione, di vera fraternità. Quando avremo superato tutte le resistenze che ci impediscono di lasciarci attrarre dalla croce di Cristo e avremo accolto la logica di “chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”, saremo pronti a produrre molto frutto e a fare la nostra parte per estromettere in modo definitivo il male dal mondo.
Buona Domenica!
 don Marco Belladelli.

Nessun commento:

Posta un commento