Avevo promesso che sarei tornato sul tema dell'esilio di Dio lanciato da LA REPUBBLICA qualche giorno fa e denunciato con forza da Mario Adinolfi martedì scorso sul quotidiano da lui diretto, LA CROCE. Ecco le mia ultime riflessioni:
A
proposito della sharia laicista di Repubblica
Quando ho letto su “LA CROCE” l’editoriale di Mario Adinolfi
che denuciava l’uscita allo scoperto del progetto di sharia laicista contro
Dio, la religione e tutto quello che li rappresenta di Flores D’Arcais e
compagni, mi è venuta in mente una storia simile accaduta circa trent’anni fa
nel profondo nord, in quella che i vetero leghisti chiamavano allora la Padania.
E’ la storia di un amico, un giovane prete poco più che trentenne, che viene mandato dal suo Vescovo a rianimare una comunità parrocchiale col fiato corto, al limite della sopravvivenza. Il bello è che ci riesce. Nel giro di pochi anni tutto si rimette in moto come per incanto: liturgia, catechesi, oratorio, caritas. Nel suo impegno non manca di prestare attenzione anche alle necessità sociali e culturali di quella comunità. Erano quelli i tempi in cui soprattutto l’eroina affascinava con le sue false illusioni tanti giovani per poi distruggerne la vita e con essa le loro famiglie.
Quella nuova primavera dello spirito suscitò però la
gelosia e l’invidia di chi da quel risveglio spirituale e umano della comunità
non aveva tratto beneficio, ma anzi si sentiva minacciato. I primi che cominciarono
a remare contro il mio giovane amico furono i politici di quel paese, che con
molta meno prosopopea e solennità degli amici di Repubblica, dichiararono
guerra alla Chiesa.
Il burlone del paese, colui che sempre sa vedere il
lato comico della realtà e pure lui si aggirava tra gli apparati politici locali,
per sdrammatizzare la cosa disse loro: “Vi rendete conto che la chiesa ha dei
muri spessi quasi un metro? Forse non riuscireste ad abbatterla nemmeno con un
carro armato! E poi sta in piedi da duemila anni, come pensate di riuscire
nella vostra impresa in poco tempo?”.
Sta di fatto che quei politici, insieme a tutti coloro
che in paese condividevano i loro interessi di parte, con la complicità non so
quanto connivente della Curia locale, riuscirono a cacciar via quel giovane
prete, il cui unico torto era stato di aver portato aria fresca e pulita nella
vita di quella comunità con la grazia di Dio e il suo entusiasmo.
A questo punto della storia mi risuona nella mente la
parola del Vangelo nella quale Gesù dice al ricco che pensava di poter bastare
a se stesso: “Stolto, questa notte stessa
ti sarà richiesta la tua vita.” (Lc 12,20).
Oggi il mio amico continua a seminare entusiasmo per la
fede e per la vita là dovunque Dio lo abbia voluto , mentre tanti suoi
oppositori nella loro stoltezza non ci sono più …
Caro Adinolfi, prima di tutto voglio dirti che sono con
te nella tua resistenza e non da oggi, perché di questa battaglia ne ho fatto
una ragione di vita ancor prima di conoscerti e ancor prima della sharia
laicista lanciata da Flores D’Arcais, al quale insieme a tutti i suoi compagni
voglio ricordare che nella loro stoltezza si sono dimenticati di non essere
padroni della loro vita. E come possono pretendere di imporre la loro volontà sovrana sul mondo?
don Marco
Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento